Unia: no ai negozi aperti 24 ore su 24

BERNA - Commesse e commessi bocciano decisamente il prolungamento degli orari d'apertura dei negozi situati nelle stazioni di servizio. Già adesso devono fare i conti con un orario spezzettato e lavorano di sabato e su chiamata. E tutto questo per un salario molto basso. Lo afferma il sindacato Unia, che ha illustrato oggi a Berna i risultati di un sondaggio dal quale emerge che l'85% dei 300 commessi interrogati non è pronto a lavorare di sera, di notte o di domenica.No quindi, dichiara il sindacato, alla legge sugli orari d'apertura dei negozi, in votazione il 22 settembre e contro la quale è stato inoltrato un referendum."Di notte e la domenica si deve godere del tempo libero e potersi riposare", afferma Unia. Essere sempre disponibile per il lavoro "non fa bene alla famiglia, aumenta lo stress e compromette la salute".
L'80% degli interrogati dichiara di dover lavorare il sabato e l'11% la domenica. Inoltre, il 38% segnala di essersi visto prolungare l'orario, così che la giornata lavorativa è di quasi dieci ore nei giorni feriali, di otto il sabato e sette la domenica.Il 36% dei commessi presi in considerazione dal sondaggio indica proprio nella lunghezza dell'orario la causa che turba le condizioni di lavoro, mentre soltanto il 25% chiama in causa la questione salariale, la qual cosa, secondo il sindacato, è sorprendente in un settore come quello del commercio al dettaglio in cui vigono bassi salari e che riguarda 300 mila persone.
Le grandi catene del commercio al dettaglio e l'Unione petrolifera senza dare nell'occhio vogliono - dice ancora il sindacato - la giornata lavorativa di 24 ore: prima nei negozi delle stazioni di servizio e dopo in tutto il commercio al dettaglio."Da una società dove si lavora 24 ore su 24 tutti ci perdono", conclude il sindacato, che il giorno prima della votazione federale ha indetto una manifestazione nazionale a Berna, contro il dumping salariale, contro la xenofobia e a favore di salari minimi.