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UNIA ribadisce la linea dura

Dopo lo sciopero il sindacato mantiene alta la tensione: «Andiamo avanti con le battaglie»
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
09.03.2024 17:30

Le schede rosse alzate al congresso dei delegati di UNIA non lascia spazio a dubbi. Il sindacato non mollerà la linea dura sul preventivo «lacrime e sangue voluto e imposto dalla maggioranza di destra del Parlamento», contro il quale insieme ad altre sigle, partiti e associazioni, ha scioperato giovedì 29 febbraio. Del resto «la conflittualità per noi è un merito e un obiettivo», ha specificato il segretario generale Giangiorgio Gargantini, che è stato riconfermato sabato nel congresso regionale per i prossimi quattro anni con un grande applauso.

«Le facce tristi dei "padroni" – ha continuato dal podio dell’auditorio di Bellinzona – ci danno la forza di continuare il nostro e il vostro lavoro». Ecco allora che il congresso ha votato una risoluzione per rinnovare il sostegno alle mobilitazioni a venire e per mantenere alta la pressione in vista delle prossime battaglie, «coscienti che il preventivo 2025 sarà ancora peggiore di quello presentato quest’anno». Da qui il monito. «La nostra presenza dovrà essere in futuro ancora più forte e compatta di quanto dimostrato finora».

Per mobilitare e «difendere e rafforzare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori» sono però anche necessari nuovi militanti. Che il sindacato si impegnerà a trovare come indicato dal Documento programmatico 2024-2027 che si è dotato. Anche perché, secondo UNIA, «oggi più che mai i lavoratori sono confrontati con una crisi economica senza precedenti e a un padronato sempre più arrogante e sfacciato». In Ticino, si è sottolineato, «ci sono infatti aziende che impongono lavoro gratuito, che discriminano parte del proprio personale, perché straniero, perché donna, perché anziano, che impongono ritmi di lavoro sempre più sfrenati anche a discapito della salute e della sicurezza, che brandiscono la minaccia del licenziamento, quando i lavoratori protestano a difesa delle loro condizioni di lavoro».

«Dobbiamo diventare ancora più forti»

Per andare avanti, per continuare a battagliare, serve perciò solo una cosa, ha rimarcato dal canto suo la presidente nazionale Vania Alleva, «servono più associati, non ci sono altre soluzioni. Dobbiamo diventare di più. Anche perchè nessuno ci fa regali. Il nostro compito è quello di costruire giorno dopo girono piccole reti di solidarietà. Reti che sono la nostra forza». Lottare insieme, vincere insieme, è non a caso il titolo del Documento programmatico con quale UNIA si impegnerà anche nella formazione dei suoi militanti, nel miglioramento della sicurezza sul posto di lavoro, nelle campagne di voto, nelle lotte contro ogni oppressione e nella gestione strategica delle risorse interne.

Tutto questo quando «gli avversari non mancano», ha continuato Alleva, riferendosi alla «vittoria-rivincita» sulla 13esima AVS approvata in votazione la scorsa domenica. Che ancora interroga sulle modalità con cui dovrà essere finanziata. «Ma noi lo diciamo da sempre. Basterebbe una deduzione salariale dello 0,4%», ha rimarcato la presidente nazionale. Che per il 2024 vede almeno un obiettivo. Gli aumenti salariali.

«Serve una sezione ad hoc per la Procura»

Non solo programmi e obiettivi a medio e lungo termine, però. Oggi, sabato 9 marzo, il congresso dei delegati di UNIA ha anche adottato una risoluzione molto concreta: la possibilità di approfondire, assieme ad altre forze sensibili alla tematica, l’opportunità «di lanciare un’iniziativa per dare maggiori risorse al Ministero pubblico per la creazione di una sezione specializzata nella trattazione dei reati che si consumano in ambito lavorativo». Questo nella convinzione che in Ticino la Procura vada a due velocità. «Rapida a condannare i sindacalisti, lenta quando si tratta di condannare i datori di lavoro». Il riferimento è all’inchiesta sulla denuncia dei lavoratori attivi nei lavori di armamento della galleria di base del Monte Ceneri risalente al 2019. «Le loro testimonianze confermano i doppi turni effettuati a Camorino sino a 15 o 16 ore al giorno, la mancanza delle elementari norme di sicurezza, il taglieggio sui salari, la presenza di caporali...». Un’inchiesta ancora in corso e che pe questo per UNIA rappresenta una vergogna. «L’impressione ü che non tutta la Procura consideri con il giusto peso i crimini legati al mondo del lavoro», la presa di posizione del sindacato.

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