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Ustica, «il Dc9 fu abbattuto da un missile francese»

L'ex premier italiano Giuliano Amato, in una lunga intervista, esorta Macron (e la NATO) a «gettare luce su un terribile segreto di Stato»
© KEYSTONE (AP Photo/Emiliano Grillotti)
Ats
02.09.2023 10:38

«Dopo quarant'anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la NATO. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia». Lo dice l'ex premier italiano Giuliano Amato, che rivela a Repubblica la sua versione della strage del 1980.

«La versione più credibile - afferma - è quella della responsabilità dell'aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della NATO, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l'attentato come incidente involontario». «Gheddafi - prosegue Amato - fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il Dc9. L'ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese».

«Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c'era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna». «Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova - dichiara ancora - che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla NATO e di spionaggio».

«Non era del tutto irragionevole che i generali, per tenere al sicuro il segreto, si guardassero bene dal condividerlo con i politici», prosegue, e la politica, da parte sua, «non aveva convenienza a sapere fino in fondo. In ogni modo la verità risultava scomoda. Ed era meglio lasciarla sepolta».

Tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla NATO, sostiene Amato, è prevalsa la seconda: «Un apparato costituito da esponenti militari ha negato ripetutamente la verità. Tutte queste persone hanno coperto il delitto per una ragion di Stato. Non giustifico e tuttavia comprendo le spinte che portarono all'occultamento della verità, ma 40 anni dopo è difficile da capire. Mi chiedo perché Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia - conclude Amato - non voglia togliere l'onta che pesa sulla Francia. O dimostrando che questa tesi è infondata oppure porgendo le scuse più profonde all'Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo».