Utero in affitto: sì o no?

Dici utero in affitto e l'opinione pubblica si spacca subito in due. È normale, il tema è di quelli che dividono e infiammano. Pochi, in realtà, sono consapevoli di tutte le sfumature e di tutte le implicazioni che comporta il ricorso alle «mamme surrogate». Per questa ragione, l'11 marzo scorso, il Corriere del Ticino ha raccontanto in esclusiva da queste stesse colonne un caso concreto che riguarda una coppia di omosessuali residente a Paradiso che avvalendosi di questa tecnica riproduttiva ha potuto avere due figli, due gemellini, in California (vedi suggeriti).
Abbiamo incontrato questa famiglia diversa, i padri e i figli che ormai hanno cinque anni, e ci siamo fatti spiegare tappa per tappa la loro esperienza. Per cominciare, insomma, abbiamo preferito far parlare i fatti. Ma abbiamo anche promesso di dar seguito al discorso avviando sul nostro giornale un dibattito serio e uno scambio di opinioni argomentato. Premessa indispensabile a questo confronto è l'esatto stato della questione dal punto di vista delle leggi svizzere.
Di fatto, nel nostro Paese, non esiste il matrimonio fra omosessuali, ma viene riconosciuta l'unione domestica registrata che comporta, per chi la contrae, comunione di vita con diritti e doveri reciproci. La legge prevede che se uno dei partner ha figli, l'altro lo assite «in modo adeguato nell'adempimento del suo obbligo di mantenimento e nell'esercizio dell'autorità parentale». Ma vieta sia l'adozione, sia il ricorso a «tecniche di procreazione medicalmente assistita». In Svizzera, infine, sia agli eterosessuali che agli omosessuali è proibita anche la maternità surrogata (nota ai più come «utero in affitto»). La tecnica è invece consentita in alcuni Stati, notoriamente in Canada e in California.
Su questi delicati argomenti abbiamo messo a confronto con le stesse domande André Marie Jerumanis, che insegna morale alla Facoltà di Teologia di Lugano, schierato sul fronte del no e, sul fronte opposto, Donatella Zappa, portavoce di Imbarco immediato, un'associazione creata da gay e lesbiche nel 2006 a Bellinzona. Proponiamo anche una terza posizione, quella di Alberto Bondolfi, già membro della Commissione nazionale svizzera di etica. Le loro risposte in edicola oggi con il Corriere del Ticino.