Trasporti

Vallemaggia e Leventina unite con una funivia da «Guinness»

Presentato il progetto di collegamento tra i due comprensori: da Fusio ad Ambrì (stazione FFS) in meno di 20 minuti - Gabriele Dazio: «Dobbiamo crederci, è l’ultima possibilità per uscire da isolamento e spopolamento»
Il progetto prevede la realizzazione di un’infrastruttura supportata da sette piloni.
Mauro Giacometti
29.02.2024 21:15

Saranno cinque o sei chilometri in linea d’aria, ma in mezzo ci sono pizzi, montagne, laghi alpini, dighe, boschi. Tra Alta Vallemaggia (Lavizzara) e Leventina sulla carta il passo sarebbe breve, più complicato e lungo da concretizzare. «Ora o mai più». È stato perentorio Giacomo Garzoli, presidente dell’Ente regionale di sviluppo del Locarnese e Vallemaggia, nel sintetizzare la serata - molto attesa e molto frequentata - di presentazione del progetto di collegamento tra Leventina e e Lavizzara tramite funivia. D’altra parte, come ha evidenziato Michele Rotanzi, presidente dell’Associazione dei Comuni di Vallemaggia (ASCOVAM) di un passaggio diretto tra le due valli tramite mulattiera, strada o galleria se ne parla da secoli. Rotanzi, nell’avviare la serata in un’affollatissima palestra delle Scuole medie di Cevio, ha ripercorso brevemente gli ultimi tentativi di un valico nord-sud (a partire dal secondo dopoguerra e in corrispondenza con i lavori ai bacini elettrici Ofima ) richiesto soprattutto dalla Vallemaggia per avere uno sbocco diretto verso il San Gottardo, una delle vie di comunicazione più importanti d’Europa. Per una ragione o un’altra, ma soprattutto per l’aspetto finanziario, non se n’è fatto nulla, ha ricordato Rotanzi, ma meno di una decina d’anni fa, sollecitando un incontro tra i Comuni della Vallemaggia, i deputati della regione e il capo Dipartimento del territorio Claudio Zali, il progetto di collegare le due valli è ripartito. E con la recente presentazione del messaggio per un credito di 800 mila franchi per elaborare un progetto preliminare di collegamento tramite funivia, oltre al suo inserimento nel Piano direttore cantonale, si è arrivati al dunque: ora o mai più, appunto.

Perché una teleferica?

È toccato a Thomas Bühler, capo area opere strategiche della Divisione delle costruzioni, entrare nel dettaglio della selezione prima e della scelta – maturata all’interno della comunità di lavoro composta da autorità locali e tecnici del Dipartimento del territorio - di puntare sulla funivia tra Ambrì e Fusio. «Il gruppo di lavoro – denominato Delegazione delle autorità e Direzione di progetto - ha esaminato una decina di varianti, tra stradali e funiviarie. Alla fine sono rimaste due opzioni praticabili: la variante stradale con tracciato di 12,km di lunghezza tra Fusio (costeggiando il bacino del Sambuco) e Nante, con la realizzazione di una galleria di circa 4 km sotto il Sassello e appunto il collegamento diretto Fusio-Ambrì con una funivia. Il relativo studio di fattibilità non ha lasciato scampo all’opzione da scegliere. La variante stradale, con galleria unidirezionale, costerebbe intorno ai 140 milioni, senza però considerare costi «immateriali» come l’aumento del traffico sulla rete stradale, gli impatti sulla viabilità, quello paesaggistico (soprattutto sul lato leventinese) e la perdita di terreno agricolo e forestale. La variante con collegamento funiviario d’altra parte prevede costi di costruzione decisamente inferiori (circa 33 milioni che possono lievitare fino a 40), ma anche esborsi di esercizio e manutenzione paragonabili a quelli stradali (circa 2 milioni l’anno)», ha spiegato Bühler. Ma costi a parte, ciò che è risultato decisivo, ha spiegato il funzionario del DT, è che la funivia Ambrì-Fusio non è considerato un impianto turistico, bensì un collegamento di trasporto pubblico tout court, funzionante 340 giorni l’anno.

Viaggi di linea

«La funivia Fusio – Ambrì consentirà di sopperire alla mancanza di un collegamento di messa in rete di trasporto pubblico a favore di due regioni montane e periferiche – ha detto Bühler -. Dunque sarà finanziabile, sia a livello federale che cantonale, come una vera e propria tratta di trasporto pubblico. E questo riguarderà anche la gestione ordinaria dell’impianto». Una funivia, insomma, assimilabile ad una tratta di collegamento con i bus, piuttosto che ferroviaria, che rientrerà nella rete svizzera di trasporti pubblici. «Questo elemento, determinante, ci garantirà la sostenibilità finanziaria dell’investimento - ha evidenziato Paolo Caroni, presidente della Commissione intercomunale dei trasporti del Locarnese e Vallemaggia -, permettendoci di ottimizzare e incrementare la rete di bus della Vallemaggia».

Due Comuni alleati

Sia il sindaco di Lavizzara, Gabriele Dazio, sia quello di Quinto, Aris Tenconi, hanno sottolineato quanto le rispettive comunità di alta valle siano simili e quanto la funivia potrebbe ulteriormente avvicinarle. «Un collegamento diretto con la Leventina ci permetterebbe di uscire dall’isolamento che sta attanagliando la Lavizzara, con uno spopolamento che ha già superato i livelli di guardia. È arrivato il momento di decidere cosa si vuol fare delle nostre valli: rilanciarle con un progetto coraggioso e innovativo o lasciarle al loro destino, cioè morire», ha detto Dazio, esortando tutti gli attori in campo a fare uno sforzo d’immaginazione su quest’opera. «Tutti gli studi messi in campo evidenziano la complementarietà delle nostre due valli. L’unico elemento di concorrenza potrebbe essere il turismo, ma questa funivia ci permetterà di considerare Leventina e Vallemaggia come unico comprensorio, quindi incrementando e affinando l’offerta, aumentando ed allungando le possibilità di soggiorno, creando sinergie tra i due territori. Senza dimenticare l’indotto che un investimento del genere potrà portare, in particolare a livello di strutture d’accoglienza, commerci e servizi», ha concluso il sindaco di Quinto.

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