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«Vatican Girl», 39 anni senza Emanuela Orlandi

Uno dei rapimenti più famosi della storia moderna è raccontato in una docuserie di Netflix che ha il merito di dare evidenza all’ipotesi purtroppo più probabile, la più trascurata da inquirenti e media
Stefano Olivari
05.11.2022 19:30

Per i documentari avere un enorme successo di pubblico è difficile, ma Vatican Girl–La scomparsa di Emanuela Orlandi, in programmazione da due settimane su Netflix, c’è riuscito. Non soltanto perché riguarda uno dei più famosi rapimenti della storia mondiale recente, ma perché il complottismo mai è stato fondato come nel caso Orlandi.

Vaticano

In questa docuserie in quattro puntate il grande protagonista è il Vaticano, inteso come organizzazione ecclesiastica ma anche come stato sovrano: Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983 dopo essere andata a lezione di musica, era (ne parliamo al passato, ma potrebbe essere viva ed avere 54 anni) cittadina vaticana, una dei cinque figli di un funzionario della Santa Sede, residente dentro le mura vaticane. Una ragazza quindicenne tifosa della Roma, di cui aveva appena festeggiato lo scudetto, con tanti interessi, su tutti la musica, e tanti amici, fra i quali anche Lorenzo Cherubini: il futuro Jovanotti era figlio di un funzionario della Santa Sede e risiedeva a pochi metri da casa Orlandi. All’epoca il Papa era Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, che due anni prima era stato vittima dell’attentato con esecutore Ali Agca e che era nel pieno della sua lotta contro il comunismo, ma sarebbe meglio dire contro l’oppressione sovietica nei confronti dei paesi dell’Est Europa. Braccio destro del Papa per le questioni finanziarie era Paul Marcinkus, specialista in operazioni segrete: fra queste anche i finanziamenti a Solidarnosc, il sindacato di Lech Walesa che in Polonia rappresentava l’opposizione. Ecco il quadro politico sullo sfondo del caso Orlandi, al di là del fatto che la sua scomparsa fosse o meno legata a queste vicende. Ingredienti che in quasi quattro decenni hanno permesso di cucinare tante ipotesi, molte delle quali citate nel lavoro di Mark Lewis visto su Netflix e molte non citate. Vediamo quelle almeno verosimili.

Attentato al Papa

Giovanni Paolo II pochi giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi fece un appello ai responsabili, dando così credito all’ipotesi del sequestro che del resto è sempre stata quella presa in considerazione dal Vaticano. Poco dopo proprio alla sala stampa vaticana arrivò la telefonata di un anonimo con accento statunitense, che da quel momento per i media divenne ‘L’americano’, che in cambio della liberazione della ragazza chiedeva quella di Agca. Altre telefonate seguirono, poi di questa pista non si sentì più parlare per un anno, quando i Lupi Grigi (l’organizzazione di cui faceva parte Agca) fecero sapere che nelle loro mani c’erano sia Emanuela sia un’altra ragazza rapita poche settimane prima di lei a Roma, Mirella Gregori. Più che una pista un depistaggio operato dai servizi segreti bulgari, che erano fra i sospettati per l’attentato al Papa e volevano scaricare tutto su Agca. Che anche a distanza di tanti anni, mitomane come tanti, troppi, altri in questa vicenda, avrebbe continuato a sostenere che Emanuela viveva prigioniera in una villa in Svizzera e che sarebbe presto tornata a casa. Ecco, della villa in Svizzera non sappiamo ma a casa non c’è tornata.

Banco Ambrosiano

Fin da subito si parlò anche di avvertimento a Wojtyla, proprio per vicende finanziarie con il Vaticano parte attiva attraverso lo IOR di Marcinkus. In particolare quelle che toccavano i rapporti con il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, che un anno prima era stato ‘suicidato’ a Londra sotto il Blackfriars Bridge. Un tesi rinforzata da una telefonata ricevuta da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, da parte di un imprecisato ex agente dei servizi segreti italiani che gli disse che Ercole Orlandi, loro padre, era a conoscenza di alcune delle attività finanziarie sporche del Vaticano, caso Ambrosiano (con relativo crack) compreso. Insomma, questi poteri forti, forse anche la mafia, non potendo o volendo aspettare il Papa sotto casa per riavere i propri soldi gli avevano mandato un messaggio colpendo la famiglia di un suo collaboratore. Ercole Orlandi poco prima di morire disse al figlio Pietro queste parole: «Sono stato tradito da chi ho servito».

Banda della Magliana

Nel 90% delle ipotesi è presente la Banda della Magliana, il gruppo che aveva in mano Roma negli anni Settanta e Ottanta, la banda che ha poi ispirato Romanzo Criminale. A volte semplice manovalanza agli ordini di altri, altre volte padroni del gioco, Enrico ‘Renatino’ De Pedis ed i suoi complici sono sembrati sempre i più informati di tutti sul caso Orlandi, al di là di ciò che abbiano fatto nella realtà. Fu uno scoop della trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ di Rai 3 a dare nel 2006 credibilità a tanti racconti, con un’intervista a Sabrina Minardi. L’ex moglie di Bruno Giordano, il calciatore della Lazio e del Napoli, ma soprattutto all’epoca del sequestro Orlandi donna di De Pedis, rivelò di essere stata una delle persone che per qualche giorno avevano tenuto in ostaggio la Orlandi, prima che fosse portata altrove. Forse per essere trasferita all’estero, forse per essere uccisa. In seguito la Minardi ha reso altre testimonianze, a volte incoerenti, ma al di là di episodi spettacolari come l’apertura di tombe è chiaro che la Banda della Magliana ha avuto un ruolo: per le sue entrature in Vaticano e perché allo IOR avrebbe affidato i propri soldi, oltre a quelli delle varie mafie.

Islam

In Vatican Girl lo scenario del trasferimento all’estero di Emanuela Orlandi c’è, anche se poi non si capisce bene quale estero sia: Svizzera, Inghilterra, Francia, Turchia? In una puntata di Vatican Girl il giornalista Emiliano Fittipaldi mostra documenti interni del Vaticano in cui si mostra la rendicontazione delle spese sostenute per Emanuela Orlandi fino al 1998. Quindi almeno per 15 anni è rimasta viva? Certo lo scenario di Emanuela trasferita permette qualsiasi tipo di illazione, anche che sia dopo varie tappe finita in un paese del Nord Africa, che lì si sia convertita all’Islam e che addirittura sia diventata quasi una terrorista, coordinatrice delle attività della jihad in Europa: è la tesi di Anna Maria Turi, giornalista d’inchiesta molto informata su Vaticano e servizi segreti, che fra le altre cose sostiene anche che questa nuova Emanuela sia anche tornata qualche volta a Roma, sia pure senza farsi vedere dai familiari.

Sesso

Quando scompare una quindicenne purtroppo la prima cosa che viene in mente è il rapimento per motivi legati al sesso, eppure questa pista è stata la meno battuta fra le tante del caso Orlandi. Per questo è importante ascoltare nel documentario la testimonianza di una sua compagna di scuola, che racconta (girata di spalle per prudenza) che Emanuela era stata molestata mentre camminava nei giardini vaticani, da una persona molto vicina al Papa. Un ricatto sessuale? Il rapimento di una testimone che poteva aver visto troppo? A 39 anni di distanza vale ancora tutto, secondo le speranze di tanti. Ma la ragione direbbe di dare ascolto alle gelide parole di Bergoglio, quando Pietro Pietro Orlandi lo ha avvicinato: «Emanuela è volata in cielo».