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Villa Favorita: luogo delle delizie di nobili ed esteti

Con lo storico dell’arte Giulio Foletti ripercorriamo l’affascinante passato di un angolo di Castagnola conosciuto per aver ospitato la pinacoteca dei baroni Thyssen ma la cui storia rivela vicende e personaggi tutti da (ri)scoprire
Villa Favorita e l’accesso dal Ceresio: il collegamento via lago è stato il più diretto e comodo fino al tardo Ottocento. © CdT/Chiara Zocchetti
Nicola Bottani
Nicola Bottani
19.02.2022 06:00

A Lugano, come in tutta la regione, è un giorno in cui tira un forte vento da nord che increspa le acque del Ceresio. Le onde si inseguono l’una con l’altra, incoronate da un bianca spuma. Ci avviamo a piedi verso il Ponte del diavolo insieme allo storico dell’arte Giulio Foletti per andare alla scoperta, attraverso le sue parole, di un angolo dalla storia importante e affascinante. È quello di Villa Favorita.

Giulio Foletti, insieme alla collega Katja Bigger, lo scorso mese di dicembre ha pubblicato sul semestrale culturale Il Cantonetto, diretto da Carlo Agliati, un articolo intitolato Appunti per una storia di Villa Favorita e del suo parco a Castagnola. E da qui ecco lo spunto per farci raccontare la storia di quell’angolo, ai più noto per aver ospitato la prestigiosa pinacoteca del barone Heinrich Thyssen-Bornemisza e di suo figlio Hans Heinrich, scrigno di una collezione di quadri antichi poi trasferita a Madrid negli anni Novanta del secolo passato. «I Thyssen, però, non costituiscono la parte più degna di nota della storia del comparto di Villa Favorita», afferma innanzitutto Giulio Foletti. Intanto, il Ponte del diavolo è ormai alle spalle, la strada piega a sinistra e giungiamo al cancello da cui si entrava nel parco di Villa Favorita per raggiungere la pinacoteca dei Thyssen-Bornemisza.

Il cancello da cui entrava il pubblico per andare a visitare la pinacoteca dei Thyssen. © CdT/Chiara Zocchetti
Il cancello da cui entrava il pubblico per andare a visitare la pinacoteca dei Thyssen. © CdT/Chiara Zocchetti

La villa dei Beroldingen
Siamo al riparo dal vento da nord, ai piedi del versante meridionale del Monte Brè. E così sarà anche quando arriveremo fino a lambire il lago, dopo aver percorso il primo tratto di via Cortivo ed essere scesi lungo quello finale della Scalinata Oleandri, portandoci così all’altro estremo del comparto di Villa Favorita, ora proprietà della famiglia Invernizzi.

«L’edificio originario di Villa Favorita (nella foto sotto è quello centrale, con cinque finestre grandi verticali al primo piano e altrettante quadrate al secondo, ndr) è seicentesco ed era stato fatto costruire dai Beroldingen, nota famiglia di landfogti, i governatori delle terre ticinesi per conto dei confederati svizzeri», prosegue Giulio Foletti che precisa: «Era una tipica “villa delle delizie”, con un piccolo parco all’italiana, dedicata al riposo e al godimento dei piaceri in un angolo protetto dal punto di vista meteorologico, tanto che sulle falde meridionali del Brè prosperavano le coltivazioni agricole. Altro che le costruzioni moderne che vediamo qui affastellate al giorno d’oggi!».

Il Ponte del diavolo. © CdT/Gabriele Putzu
Il Ponte del diavolo. © CdT/Gabriele Putzu

Da un proprietario all’altro
Villa Favorita, prima di entrare in possesso dei baroni Thyssen ed essere infine acquistata dalla famiglia Invernizzi, ha cambiato più volte proprietario. «I Beroldingen – sono sempre parole del nostro storico dell’arte – erano andati incontro a grandi problemi di carattere finanziario e nel 1732 l’avevano venduta al conte Rodolfo Giovanni Riva, appartenente a un casato che aveva avuto un ruolo di primo piano nella vita sociale, economica e politica di Lugano. I Riva nel corso del tempo avevano sottoposto Villa Favorita a lavori di ristrutturazione e nel 1755 avevano poi acquistato, con il relativo terreno, Casa Corbellina, poi integrata all’altra proprietà e quindi venduta a un altro personaggio, magari meno noto ma dalla vita più che degna di nota, se non addirittura avventurosa, pur se morì prematuramente nel 1898 nel Paese dove aveva fatto fortuna».

L’ingegner Giacomo Lepori
Quel Paese era l’Egitto e il personaggio era l’ingegnere Giacomo Lepori, nato nel 1843. «Cresciuto a Dino, allora frazione di Sonvico, in una famiglia di origini modeste, Giacomo Lepori si era laureato al Politecnico federale di Zurigo e aveva poi lavorato alla costruzione del Canale di Suez e di ville del Pascià egiziano, arricchendosi notevolmente. Giacomo Lepori aveva comperato Casa Corbellina nel 1882, dopo che era già entrato in possesso di due edifici vicini alla Corbellina stessa, ossia Villa Maderna nel 1874 e Villa Selvano cinque anni dopo. Giacomo Lepori era quindi diventato l’unico proprietario dei terreni e degli edifici a ovest di Villa Favorita. Motivo per cui aveva poi promosso la costruzione di un’opera che noi tutti conosciamo bene, al giorno d’oggi».

Lo sperone roccioso della Boggiogna, a fine Ottocento oggetto di uno sbancamentoper costruire la nuova strada carrozzabile. © CdT
Lo sperone roccioso della Boggiogna, a fine Ottocento oggetto di uno sbancamentoper costruire la nuova strada carrozzabile. © CdT

La nuova strada carrozzabile
Correva il 1883, a Lugano, sulla sponda sinistra del fiume Cassarate, era stato organizzato il Tiro federale e «Giacomo Lepori promosse la costruzione di un collegamento stradale fra Cassarate e Castagnola, pare promettendo di finanziarlo lui stesso, se non che alla fine a mettere mano al portafoglio erano stati i comuni di Lugano e Castagnola e il Cantone», annota Giulio Foletti.

«Fatto sta – prosegue lo storico dell’arte – che è nata la carrozzabile che passa dal Ponte del diavolo e subito dopo quest’ultimo prosegue attraverso lo sperone roccioso della Boggiogna, che era stato sbancato per tracciarvi la strada. Prima della carrozzabile, se si voleva raggiungere Castagnola e le sue terre da quel lembo orientale di Cassarate, bisognava salire lungo un sentiero – tuttora esistente – che culmina sopra lo sperone di roccia della Boggiogna. Ecco dunque che era via lago il collegamento più agevole per raggiungere le ville dei Beroldingen, dei Riva e dei Lepori, dove c’erano darsene e approdi per le imbarcazioni».

Friedrich Leopold von Hohenzollern, principe di Prussia, in una foto degli inizi del 1914.
Friedrich Leopold von Hohenzollern, principe di Prussia, in una foto degli inizi del 1914.

Il principe prussiano
Camminando lungo via Cortivo, con Giulio Foletti facciamo un altro passo in avanti nel tempo e arriviamo a colui che ha dato vita, unificandolo, al comparto di Villa Favorita come sostanzialmente lo conosciamo ora, di fatto il personaggio clou della sua lunga, affascinante storia.

«I Thyssen-Bornemisza, in particolare, in seguito vi hanno aggiunto l’edifico della pinacoteca, ma a dare lustro a Villa Favorita è stato Friedrich Leopold von Hohenzollern, principe di Prussia e strettamente imparentato con l’ultimo Kaiser tedesco, ossia Guglielmo II, anche lui del casato dei von Hohenzollern. Il nostro principe era infatti l’ultimo dei quattro figli della principessa Louise Sophie von Schleswig-Holstein-Sonderburg-Augustenburg, sorella dell’ultima imperatrice tedesca, Augusta Vittoria, e del principe Friedrich Leopold. Apparteneva insomma alla grande aristocrazia tedesca del tempo».

Intanto siamo arrivati in riva al lago, in fondo alla Scalinata Oleandri. Siamo ancora al riparo dal teso vento da nord, sul Ceresio le onde sono sempre increspate. Ci sediamo su una panchina ad ammirare il panorama, dopo di che Giulio Foletti riprende il suo racconto. «Friedrich Leopold von Hohenzollern figlio acquistò Villa Favorita e i relativi sedimi nel giugno del 1919 da due sorelle Riva, per poi diventare nel 1926 proprietario di tutta la sponda fino al cancello in cui accedeva per visitare la pinacoteca Thyssen. Il principe di Prussia era un esteta, amante dell’arte. Era giunto a Lugano proprio nel 1919, dopo essere fuggito con la famiglia da Glienicke, nei pressi di Berlino, in seguito alla sconfitta nella Prima guerra mondiale e alla fine della monarchia prussiana».

Lo storico dell’arte Giulio Foletti, nostro cicerone, in riva al lago dopo essere sceso lungo Scalinata Oleandri. © CdT
Lo storico dell’arte Giulio Foletti, nostro cicerone, in riva al lago dopo essere sceso lungo Scalinata Oleandri. © CdT

Un uomo di gusto
«Il principe Friedrich Leopold von Hohenzollern si dedicò alla ristrutturazione e all’ampliamento di Villa Favorita con il buon gusto che lo caratterizzava, un gusto per certi versi kitsch – quantomeno secondo i canoni del giorno d’oggi, in particolare per quel che riguarda gli interni di stile neorinascimentale, realizzati dall’artista fiorentino Carlo Bonafedi – ma sicuramente apprezzabile. Il principe, che era un collezionista di opere d’arte e dal 1915 aveva studiato all’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera, dopo aver pure preso lezioni di disegno e pittura, si è curato anche del parco di Villa Favorita. E l’ha fatto diventare un gioiello che è andato a completare degnamente la sua residenza, poi ceduta ad Heinrich Thyssen-Bornemisza, di origine tedesca e naturalizzato ungherese, con un atto notarile che porta la data del 28 gennaio 1932».

L’Hohenzollern e l'amore goduto per poco

Il principe di Prussia – il cui nome completo era Franz Joseph Oskar Patrick Friedrich Leopold von Hohenzollern e che vediamo sopra in una foto scattata agli inizi del 1914, quando aveva diciotto anni – non aveva però avuto modo di godersi a lungo Villa Favorita.

Allontanamento forzato
«Friedrich Leopold – racconta infatti Giulio Foletti, mentre ritorniamo sui nostri passi risalendo la Scalinata Oleandri – nel 1922 aveva dovuto lasciare il Ticino e la Svizzera su intimazione delle autorità della Confederazione, presumibilmente per questioni di carattere finanziario. Non dimentichiamoci infatti che dopo la Prima guerra mondiale la Repubblica di Weimar, succeduta all’Impero germanico, aveva requisito e incamerato i beni e le proprietà della nobiltà tedesca. Di conseguenza, nobili come i von Hohenzollern magari chiedevano e ottenevano soldi a prestito mettendo come garanzia beni che di fatto non erano più nelle loro disponibilità. Nel caso del principe di Prussia, il nostro di Villa Favorita, non è però detto che sia stato così, che siano stati dei debiti a irritare le autorità federali, per così dire».

Questa data, incisa su una pietra alla base di un muro di sostegno, ricorda un antico rifacimentodella Scalinata Oleandri. © CdT
Questa data, incisa su una pietra alla base di un muro di sostegno, ricorda un antico rifacimentodella Scalinata Oleandri. © CdT

L’addio all’amata residenza
Il principe Friedrich Leopold von Hohenzollern si era quindi trasferito a Firenze, per poi rientrare in Svizzera. «In effetti successivamente era tornato nel nostro Paese, ma per lasciarlo definitivamente già nel 1926, con la conseguente decisione di mettere in vendita l’amata Villa Favorita, appunto comprata nel 1932 dal barone Heinrich Thyssen-Bornemisza, grande industriale, finanziere e diventato nobile per acquisizione». Nel senso – per intenderci – che non discendeva da una famiglia nobile e il titolo di barone gli era stato concesso nel 1907 da Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria e re d’Ungheria e di Boemia.

Prigioniero a Dachau
Torniamo però a Friedrich Leopold von Hohenzollern. «Il principe di Prussia nel maggio del 1944, in piena Seconda guerra mondiale, era stato arrestato nella località austriaca di Bad Gastein perché accusato di ascoltare trasmissioni radiofoniche nemiche, ed era stato imprigionato nel campo di concentramento di Dachau. Un’altra esperienza durissima per lui, che verosimilmente già aveva sofferto per il suo animo di esteta in una realtà militaresca come quella della nobiltà tedesca o prussiana che dir si voglia. Friedrich Leopold a Dachau potrebbe esserci finito anche perché era omosessuale».

La tomba di Friedrich Leopold von Hohenzollern a Castagnola: è seppellito al centro fra quella del barone Friedrich “Fritz” Cerrini de Monte Varchi, suo segretario privato e compagno, e la madre di quest’ultimo, baronessa Mariette. © CdT
La tomba di Friedrich Leopold von Hohenzollern a Castagnola: è seppellito al centro fra quella del barone Friedrich “Fritz” Cerrini de Monte Varchi, suo segretario privato e compagno, e la madre di quest’ultimo, baronessa Mariette. © CdT

La tomba di Castagnola
Dalla scalinata sbuchiamo su via Cortivo e Giulio Foletti continua con il suo racconto. «Se invece di tornare verso il Ponte del diavolo proseguissimo lungo la Scalinata Oleandri e quella successiva dei Sassi, arriveremmo alla chiesa e al cimitero di Castagnola. Lì è sepolto il nostro principe, vicino al barone Friedrich “Fritz” Cerrini de Monte Varchi, suo segretario privato e compagno, e alla madre di quest’ultimo, la baronessa Mariette. Friedrich Leopold è morto nel 1959 in Austria e chiese di essere seppellito a Castagnola, nominando suo erede il compagno, come lui nato nel 1895 e con lui detenuto a Dachau, poi morto nel 1985. Insomma, il cerchio si è come aperto e chiuso qui a Castagnola, per Friedrich Leopold von Hohenzollern».

L’ultima dimora del principe Friedrich Leopold von Hohenzollern. © CdT
L’ultima dimora del principe Friedrich Leopold von Hohenzollern. © CdT

Spunti per ulteriori ricerche
Siamo al punto d’inizio della nostra passeggiata e al momento dei saluti, ma Giulio Foletti ci offre ancora alcune considerazioni. «Con l’articolo nel Cantonetto su Villa Favorita, insieme a Katja Bigger (dell’Ufficio dei beni culturali del Canton Ticino, per il quale ha lavorato anche il nostro cicerone, ndr) abbiamo voluto fare il punto sulla storia di questo comparto e sui personaggi che gli hanno dato forma. Su di loro – dai Beroldingen ai von Hohenzollern, passando dai Riva e dai Lepori – ci sarebbe sicuramente altro da scoprire negli archivi, oltre a quello che abbiamo trovato noi. Quindi, non mancano spunti per ulteriori ricerche, se altri storici volessero metterci mano».

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