Vaticano

Viola Amherd a Roma per il giuramento delle guardie svizzere

Per l'occasione, la «ministra» della Difesa incontrerà il Pontefice e il capo della Guardia Svizzera, Christoph Graf
© KEYSTONE / URS FLUEELER
Ats
05.05.2023 11:31

Al giuramento del 6 maggio delle nuove reclute della Guardia svizzera pontificia - 23 provenienti da tutta la Svizzera - sarà presente anche la vicepresidente della Confederazione, Viola Amherd. Per l'occasione, la «ministra» della Difesa incontrerà il Pontefice nonché il capo della Guardia Svizzera, Christoph Graf.

L'incontro con papa Francesco e col comandante verterà sulle relazioni bilaterali tra la Svizzera e la Santa Sede, sulla guerra in Ucraina e su questioni concernenti i cattolici svizzeri e la Guardia Svizzera Pontificia, si legge in una nota odierna del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).

Amherd sarà accompagnata nella città eterna dal presidente del Consiglio nazionale, Martin Candinas (Centro/GR), e dalla presidente del Consiglio degli Stati, Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG), oltre che dal capo dell'esercito, Thomas Süssli. La delegazione visiterà anche l'Istituto Svizzero di Roma, che collabora con vari uffici dell'amministrazione federale per la promozione della cultura e della scienza svizzera.

Alla tradizionale cerimonia di giuramento assisteranno anche rappresentanti della politica, dell'esercito e delle comunità religiose provenienti dalla Svizzera. Il Cantone ospite del giuramento di quest'anno è Argovia.

La Guardia Svizzera Pontificia è stata fondata nel 1506 da Papa Giulio II; è al servizio del Papa e presta servizi d'onore e di sicurezza. Il 6 maggio, giorno del giuramento, ricorda i 147 soldati caduti durante il Sacco di Roma del 1527.

Benché la Svizzera e il Vaticano intrattengano relazioni diplomatiche dal 1920, è solo il 19 aprile scorso che la Confederazione ha inaugurato la propria ambasciata presso la Santa Sede. Con l'apertura di un'ambasciata in Vaticano, la Svizzera ha voluto sfatare un tabù, soprattutto per quanto riguarda gli equilibri confessionali del Paese.

Nell'annunciare la decisione nel 2021, il Consiglio federale aveva precisato che le relazioni tra la Confederazione e le chiese cristiane, cattolica e riformata, non cambieranno e che è garantito il pieno rispetto delle competenze federali e cantonali.

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