Voli cancellati e code da incubo negli aeroporti britannici
Prosegue la vicenda dei voli cancellati da diversi vettori britannici sullo sfondo dei contraccolpi diretti o indiretti dell'emergenza pandemia, in coincidenza con una delle settimane cruciali per milioni di turisti britannici, segnata quest'anno dall'allungamento del tradizionale ponte di fine primavera grazie ai giorni di festa nazionale extra del giubileo di platino della regina Elisabetta.
Il dato di oggi indica almeno altre 150 cancellazioni, in particolare da parte di Tui, EasyJet e British Airways, con code e attese da incubo in aeroporti come gli scali londinesi di Stansted, Gatwick, Heathrow o come quelli di Manchester e Glasgow.
Le compagnie si giustificano evocando i problemi causati dagli effetti - talora ritardati - delle ondate di assenze fra lo staff legate fra l'altro ai residui contagi da Covid. Mentre turisti e viaggiatori vari denunciano pure gli intralci dei controlli post Brexit e le carenze di vari servizi aeroportuali.
Il governo Tory di Boris Johnson, dal canto suo, dopo aver contestato alle compagnie di non aver ripristinato per tempo gli organici - tagliati durante la fase più acuta della pandemia nel pieno del congelamento del settore - ha imputato oggi a vettori e tour operator di aver cercato di cavalcare la ripresa con un eccessivo ricorso all'overbooking.
Il ministro dei trasporti, Grant Shapps, accusato di «inazione» dall'opposizione laburista, ha replicato che l'esecutivo intende fare la sua parte per alleggerire i disagi, ma che spetta in primis alle aziende porre riparo alla situazione. «A dispetto dei nostri avvertimenti dei mesi scorsi, gli operatori - ha tuonato Shapps - hanno venduto voli e viaggi largamente al di sopra delle loro capacità. Questo non si deve ripetere e va fatto ogni sforzo per riprogrammare le cose in vista dell'estate, che sarà la nostra prima estate post Covid».