L'allarme

«Voli privati troppo inquinanti. E la metà sono vuoti»

L'appello dell'Ente europeo Trasporti e Ambiente: «Non siamo contrari all'aviazione d'affari, ma è ora di puntare su elettrico e nuovi carburanti alternativi»
Secondo Matteo Mirolo, di «Transport and Environment», una tassa sui jet privati potrebbe contribuire allo sviluppo di tecnologie più ecologiche.
Jona Mantovan
13.12.2022 13:30

«Ma lo sapete che quasi la metà dei voli dei jet privati è senza passeggeri?». La domanda – retorica – la pone Matteo Mirolo, dell'Ente europeo Transport and Environment con sede a Bruxelles, organizzazione non governativa che qualche tempo fa aveva pubblicato uno studio intitolato «I super ricchi potrebbero dare un impulso all'aviazione a emissioni zero». «Per la precisione, siamo a una quota del 41%».

Ma per quale motivo un jet privato dovrebbe volare ‘vuoto’? I Paperoni si spostano così, il loro aereo dovrebbe sempre essere al loro fianco, come un'automobile per chi non è miliardario (il patrimonio medio di chi vola su un aereo tutto per sé è di 1,3 miliardi di euro). E invece no. «È la natura del business dei voli privati: molti apparecchi, in realtà, sono soltanto noleggiati. Il promotore affitta il mezzo. Sul mercato, quindi, ci sono questi voli charter privati che devono riposizionarsi di continuo da un aeroporto all'altro. E nella metà dei casi, in questo 41%, lo fanno per prendere un cliente. Ecco perché questi voli vanno a vuoto. Certo, ci sono piloti e hostess a bordo. Ma senza passeggeri».

Un colpo basso per l'ambiente, perché il modo più inquinante per spostarsi è proprio quello. Volare su un aereo tutto per sé. Niente basso costo, niente classe economica. Mirolo calca la mano: «È un impatto climatico smisurato, un'assurdità enorme, a livello di inquinamento. Per non parlare del fatto che siamo in piena crisi energetica», esclama l'esperto, in collegamento dagli uffici di Bruxelles. Ma non è tutto. Perché, se ci fossero dei Giochi olimpici di chi inquina di più, la Svizzera vincerebbe la medaglia d'oro. Non bene, insomma. Grazie ai suoi oltre cento miliardari e cinque delle dieci tratte più popolari e più inquinanti che toccano gli aeroporti di Ginevra o Zurigo.

«È ora di lanciare un segnale, non abbiamo nulla contro l'aviazione d'affari, però così non va. Bisognerebbe introdurre, a breve termine, una tassa e, entro il 2030, vietare l'impiego di combustibili fossili per alimentare questo tipo di apparecchi». Una ricetta semplice, una soluzione ideale. I soldi raccolti con una nuova imposta potrebbero essere investiti nello sviluppo di tecnologie verdi. Da qui il titolo dello studio. «Abbiamo calcolato che la cifra generata, a livello europeo, potrebbe sfiorare i tre miliardi di euro. Miliardi che finanzierebbero la ricerca sui carburanti alternativi. Il fatto che questo tipo di velivoli siano piccoli, li trasforma in ottimi prototipi per l'introduzione di innovazioni tecnologiche, come i carburanti cosiddetti sintetici, oppure a idrogeno o ancora gli aerei elettrici, in vista introdurre questi concetti anche sui voli di linea, i giganti dei cieli».

Dieci volte più emissioni

L'impietosa tabella riportata alle pagine 35 e 36 del bollettino mette a confronto i consumi dei modelli più diffusi tra aerei privati e apparecchi impiegati nei voli di linea. «Il calcolo delle emissioni di CO2 è fatto per passeggero – spiega Mirolo –. Per i jet privati si calcola una media di 4,7 persone. Ecco che abbiamo un impatto climatico per passeggero molto più importante di quello di un aereo di linea, con una densità di passeggeri molto più importante. L'impatto di un trasporto del genere è almeno dieci volte più elevato rispetto a un volo di linea, calcolando le emissioni in grammi per passeggero per 500 chilometri». Tanto per fare un esempio, chi viaggia a bordo di un Boeing 737-800 per 500 chilometri emette 121 grammi di CO2, mentre lo stesso percorso a bordo di un ben più lussuoso Cessna Citation Excel costa all'ambiente 1.702 grammi di CO2. Quattordici volte tanto. Certo, l'esperienza sarà pure diversa, ma forse di questi tempi non guasterebbe fare un pensierino all'ambiente.

«C'è anche un altro motivo – riprende Mirolo –. Questo tipo di trasferte, quelle su jet privato, sono quasi sempre corte, spesso meno di 500 chilometri. In questo tipo di volo, la fase di decollo e di salita all'altezza di crociera è più importante rispetto al totale del volo. Queste sono le fasi nelle quali si emette più CO2, perché i motori viaggiano quasi al cento per cento della loro potenza. Rispetto a un volo di linea più lungo, dove la fase di crociera è più importante nel volo, il volo in jet privato avrà un consumo di carburante più elevato del volo di linea per passeggero».

Al di là del fatto che il volo non è l'unica opzione per viaggiare. «Delle dieci tratte più popolari con meno di 500 chilometri, la maggior parte di queste ha un'alternativa con un treno ad alta velocità. E se si prende il totale dei voli in jet privato in Europa, quasi il 70% di questi voli hanno un'alternativa con un volo di linea. Non è vero che non sia un'altra scelta che viaggiare jet privato. Molto spesso si può fare un altro tipo di viaggio. Magari se si parla di soluzioni, la prima soluzione, quella di non viaggiare con il jet privato, si può evitare».

La tempistica è stretta e questo grande uomo d'affari si sposta da una città all'altra per concludere accordi che creeranno migliaia di posti di lavoro. Ma non è così, per niente. La maggior parte dei voli sono per visitare amici o parenti. Oppure per andare in vacanza
Matteo Mirolo, Transport and Environment

Il mito dell'uomo d'affari

C'è poi un altro punto che agita la preoccupazione dell'esperto di aviazione. «Si chiede alla gente di fare degli sforzi per ridurre il consumo di energia. Come dicevo, il fatto che in questo momento ci possano essere delle persone che inquinano senza misura ci sembra veramente molto problematico. È anche una questione di giustizia sociale e ambientale. C'è poi un mito di cui abbiamo sentito parlare spesso. È il mito del viaggiatore d'affari che deve volare per forza perché non ci sono collegamenti commerciali adatti al suo lavoro. La tempistica è strettissima e questo grande uomo d'affari si sposta da una città all'altra per concludere accordi che creeranno migliaia di posti di lavoro. Ma non è così, per niente – esclama il 27.enne, esperto in aerei ecologici –. Il sondaggio che abbiamo pubblicato nel nostro rapporto dice in maniera chiara e netta che meno del 40% dei viaggi effettuati con aerei privati si fanno per motivi d'affari. La maggior parte di questi serve soltanto per visitare amici, familiari o andare in vacanza».

Da inquinatori a innovatori

Mirolo, però, vuole insistere sulle soluzioni. «Come dicevo, non abbiamo niente contro il jet privato in sé, ma contro il fatto di utilizzare carburante fossile sì». Secondo le parole dell'esperto, per raggiungere un obiettivo di decarbonizzazione adeguato è necessario essere molto decisi nelle regole del gioco. «Paradossalmente, il settore dei voli privati può essere un settore di punta nella rivoluzione verde dell'aviazione. Le persone che usano questi mezzi hanno patrimoni da miliardi. Che si potrebbero essere investire in tutte quelle nuove tecnologie che potrebbero dare una spinta alla transizione energetica ed ecologica del settore». 

L'introduzione di una tassa applicata ai jet privati potrebbe generare un ricavo economico da reinvestire nella ricerca, i cui risultati di miglioramento dell'impatto sul clima potrebbero andare a beneficio anche dell'aviazione di taglio più popolare. «Pensiamo, come Ente, che questa sia l'unica via percorribile, affinché il settore possa continuare ad esistere e, soprattutto, a cambiare la sua rotta in direzione della sostenibilità».

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