Voto spartiacque in Venezuela
Domenica prossima il Venezuela andrà a elezioni in un clima incandescente. Il presidente Nicolás Maduro – in carica dal 2013 dopo essere subentrato al suo mentore Hugo Chávez – sta attraversando il suo momento più basso di popolarità e alcuni sondaggi indipendenti lo darebbero sconfitto con una percentuale che non supererebbe il 35% dei voti. La partita resta comunque aperta e questi giorni finali di campagna elettorale sono determinanti per il futuro del Venezuela. L’opposizione presenta il vecchio diplomatico Edmundo González Urrutia come candidato unitario, ma il suo è un nome, per così dire, di ripiego, perché il vero leader è Maria Corina Machado, alla quale, tuttavia, la Corte suprema ha impedito di correre alle elezioni escludendola per 15 anni per irregolarità amministrative e per aver sostenuto le sanzioni statunitensi contro il Venezuela.
La leader del movimento Vente Venezuela è un’autentica pasionaria: lei e Delsa Solórzano vengono chiamate «Las lideresas» e sono anima e cuore del variopinto fronte dell’opposizione venezuelana. I suoi rapporti con gli Stati Uniti non sono certamente un segreto, soprattutto con i repubblicani. «Siamo arrivati a un momento storico – ci racconta Maria Corina Machado – perché aspettiamo da 25 anni di tornare ad essere liberi. Sono emozionata di essere parte di questa rivoluzione democratica. Chávez prima e Maduro poi hanno tenuto la popolazione venezuelana all’oscuro di cosa stava accadendo, ma ora è diventato impossibile continuare a mentire al nostro popolo. Questa campagna elettorale è stata durissima per noi, abbiamo ricevuto ogni tipo di minacce sia fisiche che verbali. Oltre 20 membri della nostra coalizione sono stati arrestati ed oltre 70 sono finiti sotto processo. I maduristi conoscono soltanto la violenza e io e Delsa Solórzano l’abbiamo vissuta in prima persona quando siamo state minacciate di morte. Siamo quasi alla fine e la tensione si sta alzando. Due mie auto sono state danneggiate e a una di esse sono stati tagliati i freni, un tentativo di attentato in piena regola».
Una campagna elettorale dai toni esasperati dei quali l’opposizione accusa il governo di Maduro. «Sono stati inviati ispettori del fisco per far chiudere tutti i locali che hanno dato spazio alla nostra proposta elettorale e ieri è stato arrestato con false accuse anche il capo della mia sicurezza, tutto per intimidirmi. Tutto per nascondere il loro fallimento che ha portato il Venezuela alla fame e alla disperazione».
Delsa Solórzano, l’altro volto del fronte che appoggia González Urrutia è ancora più dura: «Maduro ha svenduto il Venezuela ai suoi amici di Cuba, Russia, Cina e Iran, ma la nostra vocazione è invece è rivolta agli Stati Uniti, che hanno sempre guardato con attenzione al Venezuela. I maduristi stanno saccheggiando le nostre ricchezze che vanno dall’oro al petrolio, fino al preziosissimo coltan. Miniere illegali permettono all’Iran di estrarre materie prime fondamentali senza che il popolo venezuelano se ne possa avvantaggiare. Il regime di Maduro è giunto al capolinea e se ci permetteranno di votare lo dimostreremo. Ho detto così perché, visti i sondaggi in preda alla disperazione, Maduro potrebbe dichiarare lo stato d’emergenza e annullare le elezioni». Accuse durissime che vengono però respinte da Andrés Avelino Álvarez, vice-presidente del Parlamento, membro importante del partito di Maduro e presidente della Commissione permanente di amicizia fra Cina e Venezuela. Il quale ci dice: «Il clima elettorale in Venezuala è pacifico e tranquillo per tutti gli elettori. Il presidente Maduro è un leader solido che, nonostante le sanzioni che gli Stati Uniti ci impongono, ha fatto crescere il nostro Paese. Lui è l’unico candidato con un vero progetto e un piano per il nostro futuro. La nostra posizione internazionale è chiara, siamo un membro attivo della trasformazione del mondo da unipolare a multipolare. I venezuelani respingono con forza ogni tentativo di neocolonialismo che arriva dagli Stati Uniti e della classe politica venezuelana pagata dagli imperialisti per danneggiare il Paese. Questi politici prezzolati hanno sparso menzogne per avvelenare il clima, ma tutti corrono ad armi pari e non è vero che la stampa viene imbavagliata. Tutto teatro per i media internazionali che vogliono imbrigliare il Venezuela. Noi siamo convinti che il popolo darà nuovamente fiducia a Maduro, l’uomo che porterà più prosperità a tutto il Sudamerica».
Certo, la notizia che il Governo ha rifiutato gli osservatori dell’Unione europea, dopo averli richiesti, ha scatenato ulteriori polemiche. Anche il voto dei cittadini all’estero è stato terreno di scontro. Stando ai dati dell’opposizione sarebbero fra i 4 e i 5 milioni i venezuelani con diritto di voto all’estero, ma soltanto 69 mila sarebbero riusciti ad iscriversi alle liste, mentre neanche ai venezuelani che vivono in Colombia sarà garantito l’accesso al Paese, causa militarizzazione dei confini. Maduro ha parlato di un «bagno di sangue» e di una guerra civile scatenata dai fascisti se non sarà lui il vincitore, dicendosi però certo che questo non accadrà.