Zone 30: veniamone a una
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Per le prossime elezioni comunali, facciamo così: due soli partiti in corsa, PA e PMS, Partito delle Auto contro Partito della Mobilità Sostenibile, e vediamo come va a finire. Scherzi a parte, il solco che divide la politica luganese sul tema del traffico e dei trasporti appare sempre più evidente, stagnante (che stüfida…) e a volte paralizzante, quando lascia poco spazio alla ricerca di soluzioni ragionevoli. La crepa si è manifestata nei dibattiti su varie questioni cittadine: dal numero di posteggi alla stazione FFS al Piano direttore comunale, dalla chiusura del lungolago per le riprese di un film alla rinuncia ad alcuni parcheggi per fare spazio a percorsi ciclabili. Ha fatto da sfondo anche a un derby leghista, rigorosamente a distanza, fra il municipale Lorenzo Quadri e il consigliere di Stato Claudio Zali sulla possibilità d’introdurre un pedaggio per entrare in macchina a Lugano, con il primo a sfoderare il più classico dei «non se ne parla nemmeno» e il secondo a lamentare il fatto che la nostra società è «fortemente autocentrica». L’ultimo terreno di scontro è l’introduzione a Lugano di una quarantina di chilometri di nuove Zone 30 e 20: un progetto da 2,7 milioni di franchi che, guardando le posizioni sullo scacchiere politico, rischia seriamente la bocciatura in Consiglio comunale. A guidare il PA, come sempre, è la destra, che vede ogni misura limitante per le auto come la sinistra vede una partnership pubblico-privata: di default, con sospetto. Sinistra che è invece alla testa del PMS.
A fare da ago della bilancia sono soprattutto il Centro (nomen omen) e il PLR, che sulle Zone 30 potrebbe astenersi facendo un favore ai contrari, non facendo un favore alla sua municipale titolare del dossier (che in certe discussioni passate, fra l’altro, era stata dalla parte del PA) e in generale mostrando scarso coraggio come partito. Quindi, come la mettiamo? L’opzione del non fare nulla, del no senza controproposte, è la peggiore. Provate a camminare per strada tenendo per mano due bambini, o guardandoli sfrecciare con il loro monopattino, e capirete il perché. In generale, le Zone 30 sono un fattore che aumenta la qualità di vita in un tessuto urbano che la Città, dopo decenni di sviluppo edilizio intenso, sta cercando con fatica di «ricucire». Sono limitanti per gli automobilisti? Sì, ma quei secondi persi andando a trenta all’ora (e chi scrive non vorrebbe perderne neanche mezzo, di quei secondi) non cambiano la vita di nessuno. Circolando più velocemente, non si può dire la stessa cosa con certezza. È chiaro che ogni quartiere ha una situazione specifica che va studiata nel dettaglio, ed è stato fatto: ripetere l’analisi, come chiede la Commissione dell’edilizia, non sembra avere molto senso. Probabilmente ci ritroveremmo con lo stesso risultato. Piuttosto, se dai quartieri e dalle loro commissioni arrivassero indicazioni diverse da quanto proposto dal Municipio, queste dovrebbero essere, o meglio avrebbero dovuto essere oggetto di proposte di modifica del progetto, datato luglio 2023, non di un suo rinvio sine die. In definitiva, ha ragione la capodicastero Valenzano Rossi: ogni consigliere comunale deve decidere, o sì o no, motivare in modo trasparente la propria scelta e assumersene la responsabilità.