Zurigo, la metropoli si prepara per il boom

Le prospettive per la città di Zurigo sono chiare. E non nuove. Da anni ormai si prevede, entro il 2040, una crescita di ulteriori centomila abitanti, oltre che di quarantamila nuovi impieghi. Il panorama è tutto un cantiere. Si demolisce e si costruisce, senza apparente soluzione di continuità. Il Municipio ha presentato da poco un piano per la mobilità, definito «un progetto generazionale» e trasversale. Una visione molto concreta di ciò che andrà fatto di fronte a ciò che si sta delineando.
Gestire lo sviluppo
A Zurigo, negli uffici della Città, ci accoglie Michael Baumer, municipale PLR, titolare del Dipartimento delle imprese industriali (il DIB), responsabile insomma di gran parte delle infrastrutture. Era stato lui, a nome dell’Esecutivo, a svelare le tappe verso il futuro della mobilità cittadina. «Die Netzentwicklungs Strategie 2040», la strategia di sviluppo della rete. Ma come ci si può preparare a una simile esplosione? «È una sfida, certo», ammette. «In particolare, un tema importante è proprio quello delle infrastrutture. Ci sono, per esempio, molti edifici scolastici da costruire. Oggi abbiamo troppe soluzioni temporanee. Un altro tema, di cui sono responsabile, è la mobilità pubblica: come faranno tante persone a spostarsi in città, in futuro?». Baumer allarga anche il discorso. E avverte che non è solo la città in sé a crescere, bensì l’intero cantone. La definisce «un’area economica» - non a caso, si parla di Greater Zurich Area -, e fa quindi riferimento alle persone che lavorano in città, ma che vivono fuori da essa. In questo senso, la mobilità è centrale. «Oggi vogliamo gettare le basi per poter continuare a favorire la mobilità anche in futuro. In questo senso, guardiamo già al 2040 e oltre. Abbiamo sviluppato questa strategia in modo da riuscire a gestire la crescita della città».
Una questione di velocità
Una crescita che sta portando il centro città ad allargarsi - a diffondersi, come si usa dire - e i palazzi ad alzarsi. Perché come ricorda lo stesso municipale, «l’area urbana è limitata». I limiti sono dovuti allo spazio orizzontale, «alla disponibilità di terreni edificabili». Detto questo, spiega Baumer, «la città ha ancora ampi margini per essere edificata e densificata. In alcuni quartieri c’è ancora un grande potenziale di crescita. E in tutti i casi, ogni anno, si trasferiscono a Zurigo su per giù cinquemila persone. C’è ancora molto movimento da e per la città, tanto che non è possibile limitarlo in alcun modo dal punto di vista amministrativo». E non ce ne sarebbe neppure motivo. «Il problema, semmai, riguarda la velocità di questa crescita». Forse, proprio per questo, la Città prova a dotarsi di piani e di termini da rispettare. Di strategie, insomma. «Il concetto di crescita è positivo, ma c’è una velocità da gestire».
L’identità in ballo
Anche perché c’è, comunque, un’identità da preservare. «Credo che possiamo riuscirci», sorride Baumer. «Forse non come il resto della Svizzera, ma i rischi di perderla sono relativi. Però è proprio per questo che ritengo importante, soprattutto per quanto concerne il centro città, garantire un rinnovamento sostenibile e proteggere il paesaggio urbano. E lo stesso vale nei quartieri periferici, dove è in atto la crescita più importante e dove i centri abitati vengono comunque conservati». Quindi? «Zurigo è ancora qui. Zurigo è una città molto grande, per gli standard svizzeri, ma se la consideriamo in un confronto internazionale, non lo è poi così tanto». E questo, secondo Baumer, è il vantaggio di Zurigo. «È ancora abbastanza piccola per essere attraente, per essere vivibile, e questo anche se è cresciuta tanto e continua a farlo». Non è ancora finita, dice così il nostro interlocutore. Non sembra preoccupato. In fondo, gli facciamo notare, questa crescita è legata a quella economica e industriale. «Sì, è così. Oggi è attraente gestire un’azienda a Zurigo, creare qui sedi e posti di lavoro».
Policentrica
Se stiamo parlando con Michael Baumer è anche, se non soprattutto, in merito alla questione della mobilità pubblica. In vista ci sono investimenti da cento milioni di franchi all’anno su più anni, i quali dovrebbero offrire, alla città, un’infrastruttura da metropoli. Un sistema ad «anelli» che dovrebbe permettere - così almeno sulla carta - di spostarsi da un estremo all’altro della città senza passare, per forza, dalla stazione centrale. In particolare, ne gioverebbero i quartieri di Oerlikon e Altstetten, ma non solo. Viene fatto l’esempio di Berlino. Secondo dati recenti, Zurigo Ovest - Altstetten quindi e dintorni - è cresciuta, tra il 2012 e il 2022 da quasi 88 mila abitanti a oltre 100 mila. Nel 2040 dovrebbe salire a quota 112 mila, e oltre. Zurigo Nord - con Oerlikon -, dal canto suo, da 99 mila abitanti che erano nel 2012 è salita a 111 mila. Da qui al 2040, però, il vero boom: 138 mila. In altri termini, il 40,5% della crescita totale della città di Zurigo avrà luogo al Nord, quasi il 20% a Ovest. Sono questi i quartieri del futuro, insomma. Baumer infatti ci parla di Zurigo come di una «città policentrica». Non viene rinnegato il centro come autentico cuore della città, ma lo sviluppo tocca soprattutto i centri alternativi. Zurigo Nord, come ricorda il direttore del DIB, ormai ha raggiunto Winterthur, in quanto ad abitanti. È una città nella città, o qualcosa di simile. «Collegare questi quartieri nel miglior modo possibile con una rete di trasporti urbani è una priorità».
La distribuzione
Quando osserviamo Zurigo superficialmente, notiamo tutto il suo potenziale urbano. La vediamo come la città del futuro, ricca di opportunità e bellissima. La gente in piazza, che cammina, si incontra, usa i mezzi pubblici, le biciclette. Ma tutto ciò ha un costo. L’inclusione, l’identità in discussione. «Ma anche le tempistiche, i costi veri e propri. L’espansione delle infrastrutture, che avverrà in tre tappe, richiede infatti tempo e costa molto denaro pubblico. Parliamo di miliardi da investire in edifici scolastici, in trasporti, di costi ingenti quindi». Baumer ribadisce: «È davvero una questione di velocità. E vale anche in termini di ambientamento, per chi si trasferisce a Zurigo. Non possiamo permetterci, e non vogliamo, più società che si sviluppino in parallelo nella nostra città. Dobbiamo quindi fare in modo che le persone si distribuiscano in tutta la città, in modo che si possano integrare nel miglior modo possibile». Dati pubblicati in settimana dall’Ufficio cantonale di statistica - e ci riferiamo al Canton Zurigo -, riportano che i nuovi arrivi dall’estero rappresentano il 90% della crescita. È una tendenza che non si può invertire. Della serie: così è, se vi pare. Zurigo vuole affrontare la questione e renderla, semplicemente, sostenibile.

Modello Oerlikon
Quella di Oerlikon è considerata la settima stazione più importante della Svizzera. È servita da una cinquantina di treni ogni ora. E poi funge da nodo rispetto a più linee di tram e di bus. Alziamo gli occhi al cielo, o su di lì, e osserviamo le tante gru che operano nel quartiere. Tutto è in movimento. Questo è ormai considerato il secondo centro di Zurigo. Una città sdoppiata, come minimo. A giudicare dal via vai in stazione, tutti qui sembrano usare i mezzi pubblici. «Quasi il 90% della popolazione di Oerlikon dice di usarli», ci faceva notare Irene Tschopp, del servizio comunicazione del Dipartimento delle imprese industriali (DIB). In effetti, secondo il rapporto di quartiere redatto dalla Citta di Zurigo, l’86% degli abitanti di Oerlikon li utilizza almeno una volta alla settimana.
Due anime
Per rendere al meglio l’idea di che cosa sia Oerlikon oggi, basterebbe un altro dato. Se il quartiere, in continua crescita, ospita 24.119 abitanti - in 12.722 abitazioni -, i posti di lavoro sono ancora di più: 24.320. And counting, direbbero gli inglesi. Lo sviluppo si deve in gran parte proprio alla ferrovia. I treni hanno consentito l’industrializzazione dell’area. E Oerlikon è diventato fondamentale non solo come centro a Nord di Zurigo, ma come piattaforma di smistamento verso altri comuni, come Regensdorf, Rümlang, Opfikon e Wallisellen. Per arrivare sin qui, ha dovuto sacrificare qualcosa del suo passato, non senza struggimenti. Lo si vede d’altronde nel panorama architettonico: una doppia anima del quartiere, la vecchia Oerlikon che ha lasciato spazio qua e là alla nuova Oerlikon. Le piazze da una parte e dall’altra della stazione sono state riqualificate. In uno dei sottopassaggi è stato creato un enorme deposito per le biciclette, a conferma che il futuro della mobilità è combinato. Le stesse strade ospitano piste per le bici, binari, larghi marciapiedi. Tutto sembra essere stato pensato a misura d’uomo, in modo da rendere il più attrattivo possibile il quartiere. Molti dei nostri interlocutori, a Zurigo, hanno utilizzato proprio questa parola: attrattività. Le città moderne sono costrette a esserlo, a essere attrattive, per attirare posti di lavoro e persone, persone - famiglie, anzi - e posti di lavoro.
Il rapporto qualità-prezzo
Tra chi a Oerlikon si è installato, c’è anche Ricardo, ovvero «il più grande mercato online svizzero per acquirenti e venditori privati e commerciali». Il suo CEO è ticinese. «Ma vivo a Zurigo ormai da una trentina d’anni», spiega Francesco Vass. La sede del gruppo è in Thurgauerstrasse, a poche decine di metri dalla stazione, ma anche dall’Hallenstadion. La “galleria” è la stessa occupata dal Credit Suisse. Moderni palazzi di diciotto e più piani, con grandi vetrate. «La scelta di Oerlikon risale a un paio di anni fa. Cercavamo uffici per qualcosa come trecento collaboratori. E in quel momento le offerte non erano tantissime. Quella di Oerlikon ci ha subito convinto, anche nel rapporto tra qualità e prezzo». Già, due fattori decisivi. Il primo, la qualità. Vass distingue due elementi: «In primis, Oerlikon è molto ben servita dai mezzi pubblici. La sua stazione è distante solo cinque minuti di treno da quella principale. E poi qui troviamo tutti i servizi necessari a rendere il quartiere attrattivo, anche come posto di lavoro. Quindi penso a ristoranti e negozi. Effettivamente questo sta diventando un secondo centro di Zurigo, o comunque parte di un centro più esteso». E poi il prezzo. «Sì, a metà strada - direi - tra gli uffici del centro e quelli delle periferie più discoste».
Non un fenomeno nuovo
Dalla sua finestra, Vass guarda quelle stresse gru che avevamo notato poco prima. «Quanti cantieri aperti!». Poi torna indietro nei ricordi. «Non è un fenomeno nuovo. Lavoravo già a Oerlikon una quindicina di anni fa e già allora si parlava di “nuova Oerlikon”, di un quartiere in espansione. Diciamo che se questa dinamica non è nuova, di sicuro non si è ancora fermata». Anzi. Francesco Vass ha visto Oerlikon crescere, e Zurigo cambiare. «È diventata internazionale». Dalla Zurigo degli studenti ticinesi, insomma, a quella dei professionisti, anche stranieri. «Basti pensare al settore tecnologico, a Google per esempio, alle migliaia di ingegneri reclutati nell’ultima decina di anni. Tutto ciò ha portato a una internazionalizzazione di Zurigo che è ben visibile. Detto questo, Zurigo ha comunque mantenuto le sue dimensioni, resta insomma una città piccola». Vass spiega il concetto: «In mezz’ora, con un mezzo di trasporto pubblico arrivi da un punto all’altro della città. E poi non trovi attività aperte per forza 24 ore su 24 come nelle principali megalopoli del mondo. Ha mantenuto il suo carattere sornione».