L'opinione

C’è amarezza, ma chi è causa del suo mal...

Il tema di questi giorni è la chiusura del lido di Carona per la stagione 2025, operata dal Municipio di Lugano – Occorre un po’ di sana chiarezza, viste certe prese di posizione fuorvianti
Roberto Badaracco
22.10.2024 06:00

Il tema di questi giorni è la chiusura del lido di Carona per la stagione 2025, operata dal Municipio di Lugano. Occorre un po’ di sana chiarezza, viste certe prese di posizione fuorvianti.

Un anno fa, il 13 novembre, il Consiglio comunale di Lugano approvava due messaggi relativi al comparto: uno riguardava il credito di progettazione per la riqualificazione del centro balneare e la costituzione di un diritto di superficie a favore del TCS per la realizzazione di un villaggio glamping nella parte nord del lido, l’altro la variante di Piano regolatore per il passaggio a «zona turistico-ricreativa». Forte di questa decisione, il Municipio aveva previsto di chiudere la struttura nel 2025 per circa due anni alfine di consegnare il centro completamente rinnovato e potenziato nel 2027-28, un piccolo gioiello inserito armoniosamente nel comparto con tante sinergie nella regione (Parco San Grato, Madonna d’Ongero, Torello, Alpe Vicania e Morcote).

L’offerta è molto interessante: tre vasche nuove, una dedicata ai tuffi e agli scivoli, una per nuotatori con corsie di nuoto da 25 metri e una per lo svago e il relax con sedute e giochi d’acqua, con il rinnovo delle vasche esistenti per i più piccoli, un nuovo esercizio pubblico con terrazza ed un’ampia sala per riunioni (spazio aggregativo del quartiere), spazi per servizi (spogliatoi, docce e altro) e una nuova area giochi per bambini fruibile tutto l’anno. Oltre a ciò il Touring Club Svizzero (TCS) costruisce un piccolo villaggio glamping con la realizzazione di 32 alloggi inseriti nel paesaggio naturale ed arboreo, con la possibilità di ospitare 130 persone al massimo. In estrema sintesi: un progetto unico e particolare di partenariato pubblico-privato con investimenti di circa 10 milioni della Città e di oltre 6 milioni del TCS. Complessivi 16 milioni di ricadute sul territorio mediante un piano di rilancio e di promozione turistica e del tempo libero della zona di Carona e del Luganese.

Malgrado tutto ciò, e il sostegno della popolazione caronese e della relativa Commissione di quartiere, c’è chi – come al solito – rema contro facendo i propri interessi a scapito di quelli di tutta la comunità. I tre ricorsi presentati contro la variante di PR perseguono in realtà il naufragio del progetto e il blocco totale di ogni attività del centro balneare. Pertanto serve a poco ora scagliarsi contro l’Esecutivo per la chiusura della piscina, quando ve l’avevamo chiaramente detto: senza un solido progetto di rilancio, il destino del centro di Carona sarebbe stato segnato a causa degli importanti investimenti da effettuarsi e dei costi di gestione corrente esorbitanti.

Qualcuno non ha voluto crederci o ha fatto semplicemente orecchie da mercante, pensando che l’Esecutivo buttasse soldi infiniti a fondo perso nella struttura quali semplici ed inutili cerotti. Ma così non può essere per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti di tutta la cittadinanza e tenuto conto della difficilissima situazione finanziaria della città per i prossimi anni.

La nostra speranza è che il Consiglio di Stato respinga i ricorsi, aprendo la strada all’avviamento della ristrutturazione totale del centro, o che i ricorrenti li ritirino consci delle gravi conseguenze che pesano sulla struttura e del danno provocato a tutta la comunità. Sembra paradossale, ma chi oggi grida allo scandalo per la chiusura del centro è l’artefice delle opposizioni e delle lungaggini che di fatto ne segnano la chiusura. Ed ancor più sintomatico è che lo scorso sabato sia stata inaugurata una struttura simile ad Olivone, dove invece la comunità ha saputo cogliere al volo la ghiotta occasione.

Con estrema amarezza vien da dire: chi è causa del suo mal pianga se stesso…

Roberto Badaracco, vicesindaco di Lugano