Armstrong, il campione cancellato

di TARCISIO BULLO - Cancellato dalla storia del ciclismo. Ripudiato. Lo statunitense Lance Armstrong, il boss come qualcuno del gruppo lo chiamava, è diventato una vergogna, una macchia nera che l?Unione ciclistica internazionale (Uci) con la sua decisione di ieri ha cercato di lavare. Gli hanno tolto tutto: le sette vittorie ottenute al Tour de France tra il 1999 e il 2005, la gloria, l?onore, la dignità. Con la sua decisione l?Uci ha spazzato via ogni reticenza, ha sgombrato il campo dal dubbio. Chi presiede le sorti del ciclismo mondiale ha avuto quel sussulto che per la verità non tutti davano per scontato: di fronte alle prove, evidentemente schiaccianti, fornite dell?Agenzia antidoping statunitense (Usada) c?era ancora una via di fuga, quella che portava al Tribunale arbitrale dello sport. L?Uci non ha voluto percorrerla e con la sua decisione, che si somma ad altre analoghe che hanno cancellato altri successi del ciclismo moderno e del Tour, di fatto ha seppellito quasi un ventennio di storia dello sport della bicicletta.Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, potremmo argomentare che forse ieri il ciclismo, sport bellissimo e maledetto, è arrivato sul fondo di una lunga discesa dalla quale a questo punto può soltanto risalire. Fare peggio, francamente, sembra impossibile, tenuto conto delle connivenze che emergono come ombre inquietanti dal dossier pesantissimo preparato dall?Usada a carico di Armstrong.Il predecessore dell?attuale presidente dell?Uci Pat McQuaid, l?olandese Hein Verbruggen assurto addirittura alla carica di vice-presidente del Cio, avrebbe messo la mano sul fuoco per garantire che Armstrong era pulito e lo avrebbe fatto probabilmente con la mano sinistra, mentre con la destra nello stesso momento intascava i soldi che l?americano dava personalmente e tramite i suoi sponsor alla stessa Uci, per... combattere il doping a livello giovanile! Se è vero che l?antidoping arriva sempre in ritardo sul doping, è altrettanto vero che l?imbarazzo dell?Uci a questo punto deve essere colossale, un po? come quello di un contadino che mettesse la volpe a guardia del pollaio. Se i dirigenti del ciclismo mondiale avessero un briciolo di dignità, a questo punto si farebbero da parte. Sordi di fronte a qualsiasi campana, ci hanno raccontato per anni autentiche bugie e messi spalle al muro dall?Usada hanno fatto a lungo resistenza. Nonostante tutto, siamo propensi a ritenere che ieri lo sport abbia vissuto una giornata trionfale, che servirà da esempio alle giovani generazioni. Per quanto sofisticato possa essere, alla fine il doping viene scoperto e chi bara subisce la giusta punizione, finendo privato non soltanto dell?onore, ma anche della dignità e del rispetto.