Il commento

Bill Gates e le profezie che si autorealizzano

Per qualcuno è il Messia, per altri il Signore delle tenebre - Le sue idee visionarie tendono a diventare realtà: ecco perché
Il 12 marzo 1995 l’allora 39 enne Bill Gates alla fiera annuale CeBIT tech di Hannover.
Carlo Silini
30.05.2020 06:00

Per qualcuno è il Messia, per altri il Signore delle tenebre. Bill Gates divide gli animi perché è un uomo eccezionale. Per quanta ammirazione o invidia si possano provare per il suo ingegno, gli investimenti filantropici e la capacità di accumulare miliardi, il co-fondatore di Microsoft resta un semplice mortale. Non ha il fisico da Unto del Signore, ma un po’ gli somiglia. Non perché diffonda dottrine religiose particolari (per quanto ne sappiamo non lo fa) ma perché predica convintamente il mondo che ci attende e che verrà. Condizionandoci.

A dispetto di quell’aria da nerd timido e bonario, in lui c’è una caratteristica irresistibile che lo colloca dentro una specie di cono di luce nel quale viene percepito come un’entità superiore: è uno che profetizza. Nella sfera di cristallo del proprio cervello anticipa il futuro, lo vede, lo sente. Soprattutto lo plasma. Come si spiega che le sue previsioni siano quasi sempre giuste?

Non ha il fisico da Unto del Signore, ma un po’ gli somiglia. Non perché diffonda dottrine religiose particolari ma perché predica convintamente il mondo che verrà

In tempo di pandemia qualcuno ha ripescato il video di una sua conferenza del 2015 in cui diceva che quando era ragazzo “il disastro di cui ci preoccupavamo era la guerra nucleare. Oggi la più grande catastrofe possibile non è più quella. Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi».

Concetto ribadito con impressionante precisione Il 18 ottobre 2019 a New York, quando una simulazione organizzata dal Johns Hopkins Center for Health Security in collaborazione con il WEF e la Bill and Melinda Gates Foundation metteva in scena una pandemia di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali (in realtà sono i pangolini) alle persone.

Bill Gates è talmente “sul pezzo” che dopo aver previsto la jattura del coronoavirus ha promesso finanziamenti per creare un vaccino. Sempre più messianico, insomma, nel senso salvifico del termine (lo diciamo senza ironia).

Il 44% degli elettori repubblicani americani riterrebbe che Gates stia sfruttando la crisi sanitaria per impiantare un microchip di sua produzione in miliardi di persone

Come ogni inviato dal Cielo che si rispetti, tuttavia, è anche vivacemente contestato. Secondo un sondaggio promosso da Yahoo News/NewsGov, il 44% degli elettori repubblicani americani riterrebbe che Gates stia sfruttando la crisi sanitaria per impiantare un microchip di sua produzione in miliardi di persone (una teoria scalcinata che gli esperti hanno sbugiardato). In generale, chi lo osteggia non fa che resuscitare le vecchie tesi cospirazioniste secondo le quali un ristretto numero di super ricchi utilizzerebbe il proprio patrimonio per controllare il pianeta. Gates potrebbe essere addirittura il “mandante” del coronavirus, nel senso che l’avrebbe fatto costruire in oscuri laboratori per poi proporsi come salvatore (a pagamento). Deliri da fumettone Marvel.

Bill Gates non è il Messia e non è il Diavolo. Per quanto ci riguarda è un geniale mecenate che – invece di far bla bla – mette a disposizione i suoi fondi sterminati per rendere un po’ più vivibile il mondo. A divinizzarlo o a demonizzarlo siamo stati noi. Lo facciamo da sempre. Il 12 marzo 1995, quando aveva 39 anni, si era presentato alla fiera annuale CeBIT tech di Hannover, in Germania, pronunciando un discorso che avrebbe fatto storia già prima che se ne conoscessero i contenuti, visto che all’epoca i media lo dipingevano come il “guru” per antonomasia del credo digitale (come ci spiega Gabriele Balbi nel CorrierePiù di oggi). Parlò di come sarebbe stata la comunicazione nel 2005, dieci anni dopo. Previde “la casa intelligente”, e su questo ci vide giusto, ma anche la fine del portafoglio fisico (avremmo pagato tutto dal PC) e su questo sbagliò. Un profeta piuttosto impreciso, ma di questo non ci si ricorda.

Le previsioni dei guru del digitale tendono a diventare realtà perché, quando parlano, la politica e l’economia si inchinano

Le previsioni dei guru del digitale tendono a diventare realtà perché, quando parlano, la politica e l’economia si inchinano. “Le modalità di vedere il futuro oggi – spiega Balbi - influenzano gli investimenti nei prossimi anni o addirittura decenni. Non dico che in questo modo il futuro si autorealizzi, ma di sicuro c’è una spinta perché il futuro com’è stato immaginato venga anche realizzato. Perché ci ho messo soldi, tempo, energie”. Pensiamoci bene, quando daremo per scontato ciò che ci attende dopo la pandemia solo perché l’avrà detto un guru. In alternativa proviamo a deciderlo noi il futuro che vogliamo.