Buona tenuta dell'economia, il franco forte si può gestire
La tenuta dell’economia svizzera rimane nel complesso ad un buon livello. La forza del franco è strutturale e si può gestire, tenendo sempre presente che presenta anche vantaggi e non solo svantaggi. Si tratta di due capitoli di rilievo che andrebbero sempre sottolineati, per fare valutazioni che siano equilibrate. È un discorso che riguarda soprattutto il campo interno, perché all’estero spesso in questa fase si parla più facilmente di solidità dell’economia elvetica. Succede in non pochi casi che sul versante economico invece la Svizzera, paradossalmente, si riconosca meno di quanto le venga riconosciuto oltre frontiera.
La Segreteria di Stato dell’economia ricorda in questi mesi quasi ossessivamente che la crescita svizzera è inferiore alla sua media storica, stimata all’1,8% annuo. Ma è una ripetizione fuorviante, perché è evidente come nell’attuale contesto geopolitico ed economico non sia possibile avere una crescita sostenuta. Già è stato ed è un successo aver evitato la recessione, in modo da poter viaggiare ora ad un ritmo di incremento annuo del PIL di circa l’1%, percentuale che peraltro le previsioni indicano in aumento l’anno prossimo. Parlare di crescita elvetica debole è inesatto, sia per via del contesto sia perché occorre ricordare che il PIL pro capite svizzero è già molto elevato e non può salire in termini percentuali più di quel tanto.
Le previsioni della SECO indicano ora per il 2024 e per il 2025 aumenti del PIL corretto dagli eventi sportivi pari rispettivamente allo 0,9% e all’1,5%. Senza correzione da questi eventi, gli aumenti previsti sono invece 1,3% e 1,1%. La SECO, come era già successo durante la pandemia, si mostra più pessimista delle maggiori istituzioni internazionali e anche di alcuni centri di ricerca di nazionali, che danno percentuali leggermente più alte. Ma assumiamo pure che sia come dice la SECO: in questo caso la buona tenuta elvetica non c’è? Sì che c’è, con settori che vanno meglio e altri che vanno peggio, ma con una buona resilienza complessiva.
In questo quadro, andrebbe impostato in termini diversi anche il dibattito sul franco. La sua forza è strutturale, è dovuta cioè a fattori positivi di fondo, tra i quali appunto la solidità dell’economia elvetica, il surplus commerciale, il basso indebitamento pubblico. Pensare che la forza del franco sia dovuta solo alla debolezza dell’euro è un errore. La discesa dell’euro, quando c’è, come nell’ultimo anno, contribuisce. Ma la valuta elvetica è forte di suo. Tanto è vero che anche in questi ultimi anni il franco è salito su tutte le maggiori monete: rispetto a cinque anni fa, ad esempio, ha guadagnato nettamente anche su dollaro USA e sterlina britannica. È chiaro che un franco così forte crea alcuni ostacoli in più all’export. Ma è chiaro anche che fornisce il vantaggio di un import meno caro. Il ritorno dell’inflazione in Svizzera ad un livello molto basso, d’altronde, è stato favorito anche dalla forza del franco.
La moneta forte non può essere molto frenata, tenendo presente anche che il franco continua a piacere agli investitori, esteri e svizzeri. Sono comprensibili le preoccupazioni delle imprese elvetiche esportatrici, ma è anche vero che i beni svizzeri sono diventati sempre più ad alto valore aggiunto, meno sensibili all’effetto valutario. L’export elvetico ha tenuto, nel complesso, e la crescita economica è stata ragionevole, anche con il franco forte. La Banca nazionale svizzera ha in passato attuato tassi negativi e acquisti di valute estere; ha rallentato l’ascesa del franco, ma non ha potuto fermarla. È giusto tornare a tassi sotto zero che penalizzano banche e risparmiatori ed a maxi interventi che gonfiano ancor più il bilancio BNS? È lecito dubitarne. Si può trattenere un po’ il franco. Ma senza tornare ai dispendiosi eccessi della BNS degli anni passati. Anche perché alla forza della moneta ci si può gradualmente adattare, come visto, apprezzandone i vantaggi.