Ventisei cantoni

Calvino al lumicino

La Chiesa riformata di Ginevra è in grave crisi: nella città i fedeli sono al lumicino e i soldi provenienti da donazioni e contributi volontari non bastano neppure a pagare i salari dei pastori e degli impiegati
Moreno Bernasconi
18.10.2022 06:00

La Chiesa riformata di Ginevra è in grave crisi. Nella città che sotto l’impulso prorompente di Giovanni Calvino e Guillaume Farel diventò il centro di irradiamento di un protestantesimo radicale - non a caso denominata trionfalmente “Roma protestante” - i fedeli sono al lumicino e i soldi provenienti da donazioni e contributi volontari non bastano neppure a pagare i salari dei pastori e degli impiegati. Senza parlare del finanziamento delle iniziative pastorali, della manutenzione delle infrastrutture e degli onerosi restauri degli edifici e luoghi di culto che possiede, molti dei quali sono in stallo. Il Concistoro della Chiesa riformata del Canton Ginevra ha lanciato un SOS a fedeli e benefattori. Nel 2021 ha speso infatti più di 9 milioni in salari, ovvero i tre quarti del proprio bilancio pari a 12 milioni di franchi. Le entrate non superano gli 8,7 milioni. Per i responsabili, i problemi finanziari sono dovuti essenzialmente al fatto che “i nostri parrochiani invecchiano e sono sempre meno numerosi. Ci appelliamo quindi, anzitutto, a una presa di coscienza da parte dei protestanti ginevrini”. Al di là dell’appello ai fedeli, per far fronte al deficit la Chiesa riformata di Ginevra - dove da più di cento anni vige la separazione fra Chiesa e Stato e quindi uno statuto di contributi volontari - punta ad accrescere il rendimento delle sue proprietà. Rinunciando tuttavia sia alla vendita di beni (non autorizzata, in linea di principio, dai regolamenti interni) sia a licenziamenti - promette il Concistoro. Un proposito che rischia però di diventare una quadratura del cerchio, poiché il crollo del numero dei fedeli è davvero drammatico.

Nel 2020 gli eredi di Calvino nel Canton Ginevra erano ormai ridotti a 31.000 anime (su un totale di 390.000 residenti di 15 anni o più). Ciò rappresenta il 7,9%: un punto in più degli islamici (6,8%). Nel 1990 i protestanti erano ancora 86.000; nel 2010 erano già crollati a 42.000. A dire il vero, l’evoluzione che ha portato la “Roma protestante” a perdere smalto e incidenza è iniziata già nel Diciannovesimo secolo. Nel 1909 - al momento della costruzione dell’imponente “Muro dei riformatori” per celebrare i 400 anni della nascita di Giovanni Calvino - i suoi eredi ginevrini erano già diventati minoritari rispetto ai cattolici. A partire dagli Anni Sessanta del secolo scorso, la forte immigrazione da Paesi di tradizione cattolica (italiana, spagnola e portoghese) ha accelerato il declino del protestantesimo calvinista ginevrino. Non tanto nel confronto con i cattolici, che sono diventati più numerosi dei protestanti anche a livello svizzero, ma rispetto alla secolarizzazione e alla crescita dei non credenti (fenomeno che riguarda anche la Chiesa cattolica). Se nel 1950 a Ginevra praticamente nessuno si dichiarava senza religione e i protestanti erano ancora il 55%, nel 2020 i protestanti sono soltanto il 7,9% mentre i non credenti addirittura il 45%. L’ampiezza del crollo del numero di fedeli della Chiesa riformata ginevrina colpisce particolarmente poiché non è in linea con quello dei fedeli in altri Cantoni svizzeri che hanno abbracciato la Riforma. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nella patria di Zwingli, Zurigo, i riformati nel 2020 sono ancora il 25% (e i non credenti il 34%). E nel Canton Berna del riformatore Berchtold Haller, gli evangelici riformati mantengono addirittura una forte predominanza: sono il 47%, a fronte di un 25% che si dichiarano senza appartenenza religiosa. Solo Neuchâtel sembra riecheggiare in parte la situazione ginevrina: i riformati sono solo il 18% e i non credenti addirittura il 50%. Un’analogia che forse ha anche radici storico-ideologiche, visto che Calvino e Farel furono gli alfieri di un protestantesimo fondamentalista proprio a Ginevra e a Neuchâtel. I due soli Cantoni che in Svizzera hanno voluto la separazione fra Stato e Chiesa.