Caro Fischer, quanto costa questo incubo?

IL COMMENTO DI FERNANDO LAVEZZO
Fernando Lavezzo
21.02.2018 06:00

di FERNANDO LAVEZZO - «Sognare non costa nulla», diceva un tonico Fischer a inizio torneo. Quattro partite dopo, le nostre Olimpiadi si sono trasformate in un incubo. Fuori agli ottavi, come una Corea qualsiasi, l'unica squadra che i rossocrociati sono riusciti a battere, illudendosi che quell'8-0 avesse lanciato i nostri Giochi. Invece è bastata la scorbutica Germania, con tutti i suoi limiti, a sbarrarci la strada. Quattro anni fa a Sochi, sempre agli ottavi, era stata la Lettonia a sorprendere i rossocrociati di Simpson. Tre mesi dopo, al termine dei fallimentari Mondiali di Minsk, lo scontroso coach canadese – reso immortale dall'argento di Stoccolma – avrebbe lasciato il suo posto. Fischer, invece, è fresco di rinnovo fino ai Mondiali casalinghi del 2020. Un accordo raggiunto poco prima di Natale, alla vigilia di una Spengler che aveva già fatto scattare qualche allarme, ad immagine di un power-play anemico.

Alla luce di queste Olimpiadi (pardon, al buio), nelle quali ci siamo fatti maltrattare da Canada e Cechia («senza i giocatori della NHL avremo più chance di medaglia», diceva lo staff elvetico...) la precoce firma di quel rinnovo non può non imbarazzare i dirigenti federali. Che fretta c'era, maledetta penna nera? Questa sberla potrà davvero essere assorbita senza spaccature? Anche gli incubi, come i sogni, non li paga nessuno? Il peggio, in questa storia, è che la Svizzera di Fischer ha tradito se stessa, con colpe ben distribuite tra il selezionatore e i giocatori. Dopo il Mondiale parigino, dove la solita onorevole eliminazione ai quarti non aveva intaccato la bontà di quanto mostrato, ci eravamo illusi di poter contare su una nuova Nazionale, moderna, coraggiosa, propositiva. Ieri, però, Diaz e compagni non sono mai stati in grado di mettere sotto pressione i panzer tedeschi. Sono mancati i cecchini, la classe, le idee, la freschezza, la convinzione. Non sapremo mai se con gli esclusi Richard, Fazzini, Cunti, Genazzi, Martschini e via dicendo sarebbe cambiato qualcosa. Quel che sappiamo è che chi doveva fare la differenza non l'ha fatta e che altri non si sono dimostrati all'altezza.

Ora un aereo riporterà tutti a Kloten, dove gli idoli di casa, Praplan e Hollenstein, potranno tuffarsi nella lotta-salvezza. Altri, compresi otto bernesi, entreranno in clima playoff, dove nessuno si tirerà indietro. A maggio, poi, tutti a Copenaghen per un Mondiale da affrontare con grandi ambizioni. Sognare non costa nulla.

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