Europa

Catalogna e Scozia: democrazia e secessione

L’editoriale del direttore Fabio Pontiggia sui due processi indipendentisti
La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon.
Fabio Pontiggia
Fabio Pontiggia
17.12.2019 06:00

Le elezioni svoltesi nel Regno Unito riaprono la questione scozzese. Il successo del Partito nazionale scozzese (SNP) guidato dalla prima ministra Nicola Sturgeon ha portato quest’ultima a chiedere un secondo referendum sull’indipendenza del Paese dopo quello del 18 settembre 2014. Nelle elezioni di giovedì scorso l’SNP ha ottenuto il 45% dei voti in Scozia e ben 48 seggi su 59 a Westminster (grazie al sistema maggioritario a turno unico). Nel 2017 si era fermato al 36,9% e a 35 seggi. In precedenza aveva fatto anche meglio, come nelle elezioni del 7 maggio 2015, arrivando al 50% dei suffragi e a ben 56 mandati. Nel 2014 la maggioranza degli scozzesi aveva detto no all’indipendenza (55,3% di voti contrari, 44,7% favorevoli). Ma allora il Regno Unito era nell’UE, oggi si appresta invece ad uscirne. E gli scozzesi vogliono restarvi, come aveva dimostrato il referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016: in Scozia il 62% dei votanti scelse il «remain» e solo il 38% il «leave». Un nuovo referendum indipendentista potrebbe dunque dare un grande dispiacere a Londra. La questione scozzese richiama da vicino la questione catalana. Anche la Catalogna, come sappiamo, è scossa da spinte secessioniste. Ma tra le due realtà ci sono differenze abissali che hanno a che vedere con la diversa cultura delle regole.

Cosa differenzia il recente processo secessionista in Scozia e quello in Catalogna? Gli indipendentisti scozzesi hanno sempre rigorosamente rispettato la Costituzione e le leggi; gli indipendentisti catalani, nell’ultimo decennio, hanno sempre rigorosamente violato la Costituzione e le leggi.

La Scozia è stata per secoli un Paese sovrano. Perse la sovranità nel 1707 quando l’«Act of Union» unificò il Parlamento scozzese e quello inglese sotto la Corona. L’SNP fu fondato nel 1934. Il 1. marzo 1979 si svolse il referendum sullo «Scotland Act 1978», che conferiva alcune competenze alla Scozia. Il sì vinse, ma mancò il quorum. L’11 settembre 1997 un nuovo referendum approvò il principio di istituire il Parlamento scozzese con devoluzione di competenze da Londra, in particolare in materia di imposte. La partecipazione fu superiore al 60%. L’anno successivo il Parlamento di Londra approvò lo «Scotland Act 1998». Nelle elezioni scozzesi del 2011 l’SNP ottenne la maggioranza assoluta dei seggi (69 su 129) ma non dei voti (45,4%). Il partito si era impegnato a organizzare un referendum sull’indipendenza. Ci fu l’accordo di Edimburgo del 15 ottobre 2012 per un referendum consultivo, non vincolante. Per arrivare al voto è stato necessario adattare l’ordinamento legale del Regno Unito, che non concedeva il diritto di decidere ai singoli Paesi. Tutto è stato fatto a regola d’arte, con il sì del Parlamento di Westminster al «Draft Scoltland Act 1998 - Modification of Schedule 5» quale ultimo passo.

La Catalogna non è mai stata un Paese sovrano. Proclamò la Repubblica nel 1931 dopo la caduta della dittatura di Primo de Rivera e la vittoria del partito «Esquerra republicana de Catalunya» (ERC) nelle elezioni municipali successive. Tale passo aprì un negoziato con Madrid che portò alla rinuncia alla secessione, al primo Statuto di autonomia e al ripristino della Generalità (le storiche istituzioni dell’autogoverno catalano). La dittatura franchista abolì tutto, vietando persino la lingua catalana. Caduto il franchismo, la Spagna si diede la Costituzione del 1978 (votata dal popolo) con il modello territoriale fondato sulle Comunità autonome. In tale quadro sì inserì lo Statuto di autonomia della Catalogna votato nel referendum del 25 ottobre 1979. Nel 2006 il Parlamento di Barcellona votò un nuovo Statuto, con alcune norme incostituzionali, cassate dal Tribunale costituzionale nel 2010. Da lì è partita la corsa unilaterale alla secessione con la sistematica violazione della Costituzione spagnola, delle leggi spagnole, dello Statuto e persino del regolamento del Parlamento di Barcellona, fino al referendum vincolante e illegale del 1. ottobre 2017, alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del 27 ottobre e a tutto quanto ne è seguito (articolo 155, elezioni autonomiche, condanne, violenze).

Quella della Scozia è stata un’autentica lezione di democrazia. Il processo catalano, invece, la negazione della cultura delle regole in una Comunità in cui la maggioranza dei cittadini non vuole il distacco da Madrid. Edimburgo ora rilancia nella legalità. Barcellona persiste nell’illegalità. Storie e culture diverse.