Tra il dire e il fare

Ciclopiste ciclopiche?

Vogliamo coprirla la trincea di Massagno, dando corpo al bel progetto della SUPSI e a tutto quanto sta intorno?
Alessio Petralli
Alessio Petralli
10.02.2025 06:00

Il semisvincolo di Bellinzona ha impiegato decenni per venire alla luce e i nostri media gli hanno dedicato uno spazio sconfinato. Non osiamo pensare a che cosa sarebbe successo con uno svincolo completo. Ogni tanto la nostra Repubblica iperbolica si dimentica di essere tale. Ma non sempre: a tal proposito ci è piaciuto il consigliere di Stato Claudio Zali, che con la sua consueta aria disincantata in un’intervista televisiva alla RSI ha così ridimensionato l’evento (citiamo a memoria): «Non si tratta di un’opera ciclopica: una rotonda sopraelevata e due rampe».

Ma se le opere «non ciclopiche impiegano decenni» che accade con le «opere ciclopiche»? Ci vogliono per forza secoli com’è stato il caso per l’Università della Svizzera italiana?

Un vecchio lupo di mare del giornalismo ticinese quale Ovidio Biffi pare pensarla così in un suo breve scritto al “Corriere del Ticino” dello scorso primo febbraio. Vale la pena riprendere l’incipit: «Vediamo un po’: Massagno attende il campus; il campus attende la copertura della trincea; la copertura della trincea attende la SUPSI».

Un bel circolo vizioso nel quale a complicare il tutto si inserisce «una ciclopedonale di 360 metri che costerà almeno 12 milioni», una cifra a detta degli esperti esorbitante (più di 33mila franchi al metro lineare). Ma come dice la saggezza popolare l’ufficio complicazioni affari semplici è sempre attivo, anche se a dire il vero il tema della “trincea di Massagno” semplicissimo non è.

Ma trattasi proprio di un’opera ciclopica che richiederà secoli? Biffi nella sua caustica conclusione pare pensarla così, mentre torna sul balcone «a guardare e a sentire i treni» (che sferragliano nella trincea sotto casa) ripensando a chi sessant’anni fa lo tranquillizzava: «Non abbia paura, c’è già il progetto per la copertura».

Una non velata accusa «ai progetti che architetti e ingegneri si rimpallano per decenni all’insegna non del progettare, ma del ticinesissimo ‘fa e discfà’».

Il 5 febbraio è apparsa, sempre sul “Corriere del Ticino”, un’opinione di Cristina Zanini Barzaghi con un titolo (redazionale?) che è tutto un programma: «Ciclopista, basterebbe un lift». Barzaghi, ingegnera ed ex municipale PS di Lugano che ora siede in Gran Consiglio, cita il collega Stefano Wagner (ma non Biffi) e menziona la «prospettata ciclopista Paradiso-Melide (…) il cui costo è di ‘solo’ 13mila franchi», esortando a «più coordinazione e creatività» e «auspicando in tempi brevi un concorso di progettazione» per mettere ordine in questa complessa opera che pare proprio ciclopica. Ulteriore citazione per Claudio Zali che ha indicato il 2031 per l’inizio dei lavori di sistemazione della piazza di Besso (una delle altre tessere importanti del «ciclopico puzzle»).

Chiediamo scusa per le tante citazioni di questo articolo, che rendono però l’idea di quanto sia complessa la nostra società e dei millanta vincoli a cui sono soggetti soprattutto i lavori pubblici. Ma come fare per non impantanarsi ogni volta nei corsi, e soprattutto nei ricorsi, di tutte queste storie? Non abbiamo le competenze per proporre soluzioni, ma durante una recente visita molto ben organizzata al cantiere del costruendo polo sportivo e degli eventi di Lugano veniamo a sapere con piacere che, come previsto, lo stadio sarà consegnato puntualmente alla collettività entro la fine di quest’anno.

Anche in questo caso l’iter di tutta l’opera non è stato né semplice né lineare, però finalmente ci siamo e a un contesto oggi impresentabile e fatiscente comincerà a far seguito il primo tassello di un nuovo quartiere, splendido biglietto da visita per una città al passo con i tempi.

Ma, possibilmente non in “tempi biblici”, vogliamo coprirla questa eterna trincea, dando corpo al bel progetto della SUPSI e a tutto quanto sta intorno?

«L’importante è finire» cantava Mina nel 1988, ma qui si tratta soprattutto di cominciare.