Claudio Generali e la piazza

di LINO TERLIZZI - All'inizio degli anni Novanta la piazza finanziaria svizzera navigava ancora ad una buona velocità, sull'onda dell'espansione dei decenni precedenti. I più accorti tra i protagonisti della piazza cominciavano però già a intravedere all'orizzonte alcuni scogli di non poco conto, anche se la vera consistenza di quegli ostacoli sarebbe apparsa per intero solo più avanti. Ho conosciuto Claudio Generali in quegli anni, aveva già concluso la sua esperienza politica in Consiglio di Stato e per me, giornalista economico attivo in Svizzera e in Italia, era soprattutto il presidente di un istituto ticinese storico come la Banca del Gottardo e un esponente di rilievo della finanza elvetica. Non ci volle molto per scoprire che lui era tra i più accorti, un esperto dotato di visione, che vedeva meglio di tanti altri anche gli ostacoli che si stavano profilando. Mi colpirono però anche altri due elementi che convivevano con la sua cautela sulla piazza: un ottimismo di fondo non teorico ma ragionato, pragmatico; un tratto umano di spessore, irrobustito da interessi culturali e da letture ampie e non solo economiche. Capitò più di una volta che, andando nel suo ufficio per intervistarlo, l'intervista finisse poi abbastanza rapidamente e si rimanesse a parlare di tutto: Svizzera, Italia, mondo. Curioso intellettualmente, a quel punto le domande spesso le faceva lui. Ero andato per intervistarlo e lo avevo fatto, ma finivo a mia volta in parte intervistato, in discussioni per me comunque molto interessanti. C'è da chiedersi, senza retorica, come sarebbero andate le cose per la finanza ticinese, e per il Ticino più nel complesso, se non ci fosse stato anche l'apporto di Claudio Generali. Problemi ce ne sono stati e ce ne sono, lo sappiamo. Ma se oggi c'è, e credo ci sia, una trincea, una linea di resistenza, ebbene questo è anche grazie al contributo rilevante di Claudio Generali e di altri che come lui hanno affrontato con pacatezza e intelligenza molte sfide. Facendo il mio lavoro ho avuto modo di seguire le vicende principali che hanno attraversato la piazza finanziaria svizzera negli ultimi venticinque anni. Fondi ebraici, fusioni tra grandi banche, scudi fiscali (con quelli italiani, ripetuti, che hanno inciso in Ticino), crisi finanziaria con i suoi riflessi soprattutto su UBS, offensiva internazionale contro il segreto bancario, approdo alle voluntary disclosure e allo scambio automatico per gli stranieri non residenti. In ciascuno di questi capitoli Claudio Generali è riuscito a dare un suo contributo per la piazza svizzera e per quella ticinese in particolare. Si poteva essere d'accordo o meno con le sue posizioni, ma non si può certamente negare lo spessore e l'incidenza di quelle posizioni. O come, in alcuni casi, forse avrebbe anche potuto. Emblematica la vicenda del segreto bancario e della tutela della sfera privata, terreno su cui un certo arretramento era probabilmente inevitabile di fronte all'attacco internazionale, ma su cui a Berna ci sono state anche ritirate eccessive. Ma la piazza elvetica, pur avendo sofferto per questo e per altri motivi, c'è ancora e riesce, seppure in termini diversi rispetto al passato, a resistere in un modo che per alcuni aspetti oggi sorprende, pensando al volume di quanto è successo negli anni scorsi. Questo adattamento e questa resistenza dipendono da molti fattori, ma sono legati anche alle capacità personali di protagonisti del settore che, come Claudio Generali, hanno attraversato anche acque molto agitate. Con competenza, visione e senza perdere il buon tratto umano. Il futuro spesso si comincia a costruire resistendo bene, e con intelligenza, nel presente.
Oltre che presidente della Banca del Gottardo e poi dell'Associazione bancaria ticinese, Claudio Generali è stato in prima fila anche come presidente della CORSI e, tra l'altro, anche come uno degli attori nelle vicende Swissair-Crossair e della parziale rinascita targata Swiss. La sua presenza a livello nazionale si è articolata in vari settori. Senza nulla togliere a questi diversi settori, così come alla sua storia istituzionale e alla sua caratura politica, credo che occorra in questo momento, dopo la sua scomparsa, tenere ben accesi i riflettori proprio sulla piazza finanziaria. Non sempre, si sa, la Svizzera su quei capitoli citati, che hanno in larga misura caratterizzato gli ultimi due decenni, è riuscita a difendersi come avrebbe voluto.