Calcio regionale

Dal mercato all’ottima Diletta Leotta

Rubrica a cura di Gianluca Pusterla
(foto Facebook)
Gianluca Pusterla
Gianluca Pusterla
25.02.2019 06:00

LUGANO - Riavvolgiamo il nastro. Ci eravamo lasciati, sette giorni fa, con un discorso ancora aperto sul calciomercato delle squadre ticinesi. E, siccome di aneddoti, chicche e storie ce ne sono a bizzeffe, continuiamo in questo numero. Parliamo di trattative.

Tornando indietro di qualche anno - altri tempi, che bei tempi – ricordo il passaggio di un giocatore da una lega inferiore a una superiore per una cifra esorbitante. Quale? Zero franchi. E dov’è la novità? Fu pagato in prestazioni. Esattamente una sacca di palloni ben fornita e una griglia. Praticamente il succo di quello che serve a una formazione del calcio regionale. Delle sfere, ovviamente, per potersi allenare e giocare le partite, ma soprattutto una griglia per quei momenti conviviali del dopo sforzo. Chissà quante costine, bratwurst e luganighe, che soltanto a nominarle mi viene l’acquolina in bocca. Insomma, per la società fu una plusvalenza che nemmeno Pogba acquistato a zero e venduto per più di cento milioni. Qualche settimana fa, non mi ricordo più dove, il presidente del Melide disse che la squadra la fa al Carnevale di Tesserete. Insolito. Ma nemmeno più di tanto, per un movimento, il nostro, unico. Scherzava, ovviamente, ma qualcosa di vero c’è. Tra un «pomino», un gin tonic e una wodka-Red Bull è possibile fare trattative. L’alcol, e non è certo una novità, elimina i freni inibitori e il tranello è dietro l’angolo. «Vuoi venire a giocare da noi?» Forse in un altro frangente avresti rifiutato, ma in quel caso, con la possibilità di avere l’«open bar» per tutta la sera, è tutta un’altra cosa O ancora le feste campestri. Un mio amico «firmò» per una società di Seconda Lega a una festa della stessa società. Fu corteggiato a lungo. Prima le costine. Poi la luganighetta. Il tutto bagnato dalla birra. Quando il sole ha lasciato spazio alla notte e le tendine del «bar de nuit» sono state aperte è iniziato il valzer degli amari. A tarda notte, su un fazzoletto, ha lasciato il suo autografo. Trattativa chiusa, in un lampo, alla faccia di Mino Raiola, Galliani e Wanda Nara.

A proposito della signora Icardi. In questi giorni impazza la polemica sulle donne nel mondo del calcio, scatenata da una frase infelice del campione del mondo Fulvio Collovati («quando una donna mi parla di calcio mi viene da vomitare»), io mi permetto, nel mio piccolo, di distanziarmi. È stata criticata anche Diletta Leotta – ottima commentatrice per DAZN - , in una difesa da arrampicata sugli specchi a cura di Giancarlo Dotto. Loro non la vorrebbero più sentire parlare di calcio. Allora lancio un appello: cara Diletta, non ti apprezzano. Se ti va di venire a commentare il calcio regionale ticinese noi ti aspettiamo a braccia aperte. Immaginate come si popolerebbero gli spalti. Potremmo pensare di superare il numero di spettatori che assistettero alla finale tra Brasile e Uruguay al Maracanã (allora si chiamava Stadio Mario Filho). Vinsero gli uruguagi della «garra charrua» tanto cara a Lele Adani. Ecco, se caso, insieme alla Leotta ci prendiamo anche Adani. «L’ha ripresa Cipollettiiiiiiiiii» (attaccante del Taverne, ndr.).