Dazi e baci

Sta per iniziare la Settimana della Passione che ci porterà anche i rituali tormentoni di stagione. E sull’evoluzione meteorologica, e sull’occupazione di alberghi e campeggi, e sui chilometri di colonna al San Gottardo, e sui capretti mangiati dai ticinesi. «Alle Jahre wieder», come tuonava Flavio Maspoli in Gran Consiglio sui conti cantonali (lo potrebbe esclamare ancora oggi); «sempar i stesas menadas», come diceva in un improbabile romancio il Cito Steiger della Palmita. D’accordo, sono i soliti riferimenti del cult nostrano per matusa, ma vuol dire che il consorzio umano, anche nell’era dell’intelligenza artificiale, è alla fin fine sempre uguale a se stesso, per certi versi inevitabilmente, magari un po’ più instupidito. Su questo stavo meditando quando Asia è apparsa al porto comunale con la sua bici elettrica rosa stracarica di ovetti e coniglietti di cioccolata come se non ci fosse un domani. Non è l’unica ad avere atteggiamenti bizzarri: anche gli amici dall’altra parte del lago hanno ordinato quantità smisurate di Barbera fatto col mulo – come ai tempi della pandemia si faceva incetta di carta igienica senza sapere il perché – creando seri problemi alla galleggiabilità del battellino. Ma che gli sarà preso? La mia amica microinfluencer del lago e content creator sostiene che con le mattate di Donald Trump bisogna prepararsi a tutto ed essere previdenti per salvare almeno la Pasqua. In fondo non ha torto perché, anche se a volte la «trumpeide» vira al grottesco, il presidente degli Stati Uniti dall’ego fuori controllo è capace di qualsiasi cosa, non disdegnando un eloquio da padrino mafioso in mezzo al caos dei suoi sodali che si danno dei cretini a vicenda. È una cosa seria? Pare di sì. Negli scorsi giorni, parlando dei Paesi colpiti dai dazi, Trumpissimo ha affermato che ora sono «tutti in fila per baciarmi il culo, muoiono dalla voglia di fare un accordo, mi dicono: “Per favore, signore, fate un accordo, faremo qualsiasi cosa”». Asia è rimasta di sale e come suo solito s’è subito posta una domanda: sarà igienico baciare il didietro? Sicuramente no, soprattutto per una questione di salute mentale, che si tratti di Trump o di chiunque altro. E poi, come ha affermato il capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca Guy Parmelin, quindi uno che sa di cosa parla, «la Svizzera ha delle tradizioni, in generale baciamo sulla bocca o sulle guance». Quale tipo di bacio avrà offerto la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter che, a quanto pare, grazie alla sua telefonata alla Casa Bianca avrebbe avuto un ruolo, con i mercati finanziari già in rivolta, nell’indurre Trump a decretare una tregua nella guerra dei dazi? Chi lo sa. In ogni caso il discorso sulla diplomazia del didietro baciato, pronunciato con impareggiabile teatralità e autocompiaciuto divertimento, entrerà nella storia e influirà sull’evoluzione del linguaggio nei rapporti internazionali, permettendo le varianti più creative e l’adattabilità a più livelli di negoziazione senza tante paturnie sulle buone maniere. La mia amica ha voluto fare un esperimento chiedendo a ChatGPT come dirimerebbe un contenzioso molto ticinese partendo dalle parole: dazi elettorali/baciare/didietro/accordo/Zali/UDC. Essendo complessa l’elaborazione delle varianti su chi bacia chi, ChatGPT ha concluso che la risposta ce la ficcherà nell’uovo di Pasqua come sorpresa. Poteva andar peggio, in questi tempi trumpissimi.