Il commento

Dilettanti allo sbaraglio

La firma del trattato di cooperazione tra Stati Uniti e Ucraina, celebrata come passo necessario verso la pace, è degenerata venerdì scorso in un battibecco tra Trump, Vance e Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca
© KEYSTONE (JIM LO SCALZO / POOL)
Giovanni Barone Adesi
Giovanni Barone Adesi
04.03.2025 06:00

La firma del trattato di cooperazione tra Stati Uniti e Ucraina, celebrata come passo necessario verso la pace, è degenerata venerdì scorso in un battibecco tra Trump, Vance e Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca. Certamente non è stata la prima discussione animata ad avvenire in quella stanza, ma solitamente i trattati sono firmati dopo che tutte le difficoltà sono risolte, con una coreografia che esalta le personalità degli statisti partecipanti.

I tre personaggi, evidentemente ancora in cerca d’autore, si sono invece ingolfati in una serie di gaffes, sfociate in insulti per il povero Zelensky, al quale vanno almeno date le scuse di non essere un diplomatico e di non capire a fondo la cultura anglosassone.

I precedenti tra Trump e Zelensky non erano i migliori, avendo quest’ultimo rifiutato in passato di investigare le attività del figlio di Biden in Ucraina, e avendo inoltre insistito recentemente per cercare di partecipare al primo incontro tra russi e americani per riprendere i rapporti dopo tre anni di gelo, nel quale necessariamente non si poteva già sperare di raggiungere un accordo sull’Ucraina.

La diplomazia americana intendeva costruire una piattaforma per un armistizio accettabile da Putin. Pertanto molte verità dovevano essere taciute e l’impegno americano per il futuro dell’Ucraina doveva essere nascosto sotto un trattato di cooperazione economica, senza riferimenti a un impegno militare che Putin avrebbe trovato minaccioso.

L’insistenza di Zelensky per avere subito garanzie esplicite per la difesa dell’Ucraina da parte americana ha cominciato la riunione di venerdi in modo che non consentiva sbocchi positivi. Trump, chiaramente non un allievo di Talleyrand, ha reagito accusandolo di rischiare una guerra mondiale. Vance ha subito gettato benzina sul fuoco, accusando Zelensky di avere partecipato alla campagna presidenziale dell’ avversaria di Trump l’anno scorso e di mancare di rispetto al suo presidente. Zelensky, ignorando la brutta piega della riunione, ha detto a Trump che non sentiva ancora gli effetti della guerra perchè è protetto dall’Oceano Atlantico. Questa battuta infelice ha fatto perdere completamente il controllo a Trump, che non accetta lezioni nemmeno quando sono necessarie. La lite da cortile è terminata quando Walz e Rubio hanno detto a Zelensky che l’incontro era terminato. Trump ha scritto successivamente che il presidente ucraino potrà tornare quando sarà pronto a firmare. Naturalmente la stampa presente ha tratto il massimo profitto da questa lite, incluso tra gli altri un giornalista russo che si era infilato tra i colleghi senza avere credenziali per l’accesso. Questo spiacevole episodio non sarebbe degenerato se i tre personaggi avessero studiato il mito di Hermes. Per riassumerlo brevemente, Hermes (Mercurio per i Romani) riesce a farsi perdonare da Giove per una marachella ai danni di Marte. Giove gli dice che, se non dirà più bugie, lo farà dio dei diplomatici, dei commercianti e dei ladri. Lascio ai lettori la classificazione dei tre protagonisti del pomeriggio descritto sopra. Mercurio sembra abbia risposto: prometto di non dire mai bugie, ma non dirò tutta la verità. Questo è il principio della diplomazia, valido da tremila anni.