Dove perdere il portamonete
Perderlo è una seccatura, perché solitamente non contiene solo monete ma ben altro. Forse sarebbe meglio chiamarlo portafoglio, se pensiamo ai tanti «fogli» che può contenere nei suoi vari scomparti. A cominciare dai biglietti di banca, passando per la carta d’identità e arrivando a carte di credito, titoli di trasporto, tessere varie, ecc.
Chi lo perde spera di ritrovarlo per evitare oltretutto fastidiose incombenze burocratiche e deve confidare nell’onestà del prossimo, che sembra variare molto a seconda della nazione in cui ci si trova.
A suggerircelo è un notevole articolo (su Le Temps dello scorso 27 agosto) di Nicolas Jutzet, giovane e brillante romando, direttore aggiunto dell’Istituto Liberale, che ha perso il proprio portamonete nelle sue vacanze nel sud della Francia e che, avendo abbandonato ogni speranza, parecchie settimane dopo se l’è visto recapitare a casa, intatto, grazie alla buona volontà di un cittadino onesto. Il portamonete conteneva alcune carte da visita svizzere e soldi per una cifra imprecisata. Forse incuriosirà cominciare a sapere che la Francia si classifica al decimo posto su quaranta nazioni «in gara». La classifica è stata redatta grazie a un grande studio internazionale portato avanti dall’Università del Michigan, in particolare da Alain Cohn e dai suoi colleghi che si occupano di economia comportamentale.
Lo studio in questione del 2019 è davvero di ampio respiro, se pensiamo che ha coinvolto 355 città di 40 nazioni sparse nel mondo, oltre a più di 17.000 portafogli persi (apposta), che sono stati consegnati a ricezioni di hotel, banche, teatri, musei, uffici postali, ecc.
In pratica i tredici assistenti che hanno aiutato i ricercatori si presentavano dicendo qualcosa come: «Ho trovato questo portamonete qui fuori; qualcuno deve averlo perso. Se ne occupi lei per favore che sono di fretta». I portafogli «smarriti» appositamente dagli assistenti, in città più o meno grandi, sono stati per l’esattezza 17.303 con circa 400 casi per nazione.
Ogni portafoglio conteneva una carta da visita e, in certi casi, una somma comunque modesta di 13,45 dollari. L’idea era quella di verificare se il denaro potesse condizionare il tasso di ritorno del portamonete e l’ipotesti era che la presenza dei soldi avrebbe ridotto la possibilità di ricuperarlo per il proprietario. Inaspettatamente si è verificato il contrario! La spiegazione potrebbe essere che i soldi (comunque pochi), o ad esempio una chiave, facciano scattare un meccanismo di immedesimazione e di solidarietà nei confronti del malcapitato che li ha persi. L’ipotesi è stata avvalorata da una «BigMoney condition» di 94,15 dollari nel portafoglio, effettuata in USA, UK e Polonia, con tasso di ritorno ancora più alto. Forse più la somma è elevata più ci si sente dei ladri se non si restituisce il maltolto. E forse la riflessione sull’immagine di sé vince su quello che si potrebbe definire un egoismo istintivo. Si può saperne di più su questo studio, intitolato «Onestà civica nel mondo», consultando la rivista Science del 5 luglio 2019. Si viene così a conoscenza tra l’altro del fatto che ogni portamonete, oltre ai soldi (in certi casi però assenti), conteneva tre carte da visita uguali, una lista della spesa redatta nella lingua locale e una chiave.
Al di là della complessità dello studio, di cui non è possibile rendere conto qui, non possiamo però concludere senza dire qualcosa in più su una classifica di onestà civica che vede la Svizzera al primo posto, seguita dalle nazioni scandinave e dai Paesi Bassi. Nella top ten, prima della già citata Francia, vi sono inoltre nell’ordine Polonia, Cechia, Nuova Zelanda e Germania.
Ultima e quarantesima è la Cina, dopo il Marocco e il Perù (stranamente, il Giappone non è stato considerato). L’Italia è al 24.esimo posto subito dopo la Grecia e prima del Cile e del Brasile. Con rinnovata gratitudine, non posso fare a meno di ricordare qui quel negoziante di Olgiate Comasco che quasi quarant’anni fa mi aveva subito telefonato per darmi buone notizie del mio portamonete contenente parecchi soldi e diversi documenti importanti. Gliene sono ancora grato oggi e oltretutto si era cocciutamente rifiutato di accettare qualsiasi ricompensa.
Per concludere Jutzet, peraltro esplicitamente schierato e di parte, cita un ulteriore studio (Berggren e Nilsson), che dimostrerebbe che se proprio dovete perdere il portamonete è meglio che ciò vi accada in un Paese che ama la libertà. E che soprattutto ama il libero mercato, anche se secondo Kohn entrano in gioco altri fattori quali il sistema educativo o istituzioni politiche inclusive.