È tutto sotto il segno di Trump
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Il mondo attorno a noi è cambiato nello spazio di poche settimane e ci troviamo spaesati, per una volta, come qualunque governante nella «stanza dei bottoni» del suo Paese. Tanto vale chiedere all’I(ntelligenza)A(rtificiale) quali scenari si preparano nel futuro negli Stati Uniti, sulla base delle fonti disponibili e in particolare dei programmi del socio in affari del Presidente, Elon Musk e del progetto di riferimento «2025» della Heritage Foundation.
Dunque, a un anno, le tariffe all’importazione e il caos creato nelle catene d’approvvigionamento provocheranno da soli un aumento dello 0,3% dell’inflazione, mentre le deportazioni d’immigrati creeranno una perdita di 150.000 posti di lavoro nel settore agricolo e sanitario. L’opposizione popolare alle politiche di Trump non andrà tuttavia oltre il 47%.
È tra due anni che le cose cominceranno veramente a cambiare anche per gli americani. Se al Senato le elezioni di Midterm, a causa della mappatura sfavorevole, rischiano di non cambiare i rapporti di forza, i Democratici riconquisteranno però la Camera, con il 75% delle probabilità. Verranno così a ripetersi dei conflitti istituzionali a livello legislativo, con tentativi della presidenza di baipassare la Camera con i suoi ordini esecutivi, in particolare su immigrazione e energia. I tagli all’assistenza sanitaria più la permanente inflazione eroderanno ulteriormente i favori interni della presidenza repubblicana.
Bisognerà però attendere la fine del mandato -con un debito pubblico previsto a +15% rispetto al 124% del PIL del 2024 e una crescita rallentata all’1,8% causata dalla continuazione della guerra commerciale col resto del mondo per vedere un capovolgimento dell’assetto politico e una vittoria democratica, data al 55% sulla coppia DeSantis-Vance (cui aggiungerei Marco Rubio).
Se i cittadini americani conoscessero Eduardo De Filippo potrebbero in fondo anche dirsi «adda passà ‘a nuttata», lunga quattr’anni. Ma nel frattempo - senza bisogno di consultare l’oroscopo IA - è lo scenario geopolitico internazionale che ha grosse probabilità di subire da subito scosse irreparabili a causa del «dottor Stranamore» ritornato alla Casa Bianca. L’occupazione definitiva russa del territorio ucraino creerà un accesso permanente alla sicurezza geopolitica europea. Lo sfaldamento della NATO e i costi di un riarmo autonomo dei Paesi europei (Svizzera compresa, non dimentichiamoci) nonché della ricostruzione/difesa dell’Ucraina rimanente aggraveranno per anni le nostre economie. L’assistenza umanitaria internazionale sotto ogni forma verrà ovunque dimezzata. E poi: le briglie sciolte sul collo degli ultraortodossi d’Israele e le politiche megalomani e senza scrupoli degli sceicchi del Golfo amici di Trump. Sullo sfondo, l’affermarsi planetario di una Cina ormai sempre più sicura di poter liberamente usare tutte le sue armi politiche e militari - Taiwan compresa - con un’America isolata nel suo egocentrismo e un’Europa alla disperata ricerca di un nuovo partenariato economico. Nulla di buono sul fronte occidentale.