Dopodomani

Elezioni artificiali

A ridosso delle elezioni americane sono sorte dozzine di aziende (Civox e BHuman, per citarne alcune) che propongono aiutanti intelligenti e artificiali, capaci di argomentare come il candidato, rispondere alle domande e imitarne persino lo humor
Patrizia Pesenti
Patrizia Pesenti
12.10.2024 06:00

Vi suona il telefono e una voce cortese vi dice: «Buongiorno, lavoro per la campagna elettorale del candidato tal dei tali, sono generato dall’Intelligenza artificiale, posso parlarle del nostro programma?». Quale sarebbe la vostra reazione?

A ridosso delle elezioni americane sono sorte dozzine di aziende (Civox e BHuman, per citarne alcune) che propongono aiutanti intelligenti e artificiali, capaci di argomentare come il candidato, rispondere alle domande e imitarne persino lo humor. Ma soprattutto in grado di fare più di mille telefonate in soli cinque minuti. I politici che si sono serviti di questa tecnologia ammettono però che le persone rimaste ad ascoltare per più di qualche minuto si potevano contare sulle dita delle mani. Tutti gli altri interrompevano la telefonata non appena sentivano «intelligenza artificiale». Così, queste elezioni americane di fatto si affidano ancora ai volontari in carne e ossa e al porta a porta. Magari non con le telefonate, ma l’intelligenza artificiale sta per rivoluzionare le campagne elettorali, sia nel bene che nel male. I due contendenti americani non se ne servono, dicono, se non marginalmente e per compiti non a diretto contatto con gli elettori. Tuttavia, le possibilità della tecnologia IA sono impressionanti. Per esempio, un candidato può proporre suoi video in cui non solo parla ma anche risponde alle domande di un cittadino. Basta avere l’immagine e la voce del candidato. A tutto il resto pensa l’intelligenza artificiale. Entrambi i partiti americani, infatti, sono inquieti per l’uso dei deepfake. L’immagine e la voce di un politico viene riprodotta, gli si può far dire quello che si vuole, mentre chi guarda non si rende conto se ha davanti un robot.

Tremendo è anche lo «spamouflage» messo in atto dai robot che spopolano sui social media. Li hanno inventati in Cina. Possono generare veri uragani mediatici. Utilizzano un gran numero di account per esempio su Facebook, Instagram, Reddit o TikTok per pubblicare e ripostare messaggi di propaganda a favore o contro un politico. Clamoroso è stato l’attacco contro alcuni politici canadesi alle loro ultime elezioni, decine di migliaia di commenti sparsi e ripostati in rete con pesanti accuse, tutte inventate.

Le BigTech si sono formalmente impegnate a smascherare e bloccare i bot, soprattutto durante la campagna elettorale. Ma la Microsoft, nel suo centro che analizza questi pericoli, resta in allerta: «Gli strumenti di deepfake stanno diventando ogni giorno più sofisticati». Sofisticati, efficaci e allo stesso tempo alla portata di tutti a costi irrisori. Un robotcall che impersonava Biden - mentre esortava i suoi elettori a non andare a votare - è stato prodotto da un tale che ha poi raccontato di aver speso un dollaro e di averci messo venti minuti. Così, se da una parte le aziende si impegnano a contrastare il dilagare degli utenti-robot e delle loro falsità, d’altra parte mettono a disposizione tecnologie in grado di generare immagini e video artificiose ma incredibilmente verosimili, penso per esempio a Sora di OpenAI con cui è un gioco produrre video molto convincenti e plausibili. Sulla piattaforma X un messaggio su tre è scritto da un bot. I bot (robot) sono programmi che si comportano proprio come un utente umano, postano, ripostano, commentano, seguono altri utenti e mettono like. Ma lo fanno in quantità industriale e in un battibaleno. I bot sono efficaci nel creare ondate di sdegno, rabbia e risentimento con effetti devastanti sulla politica o il malcapitato politico preso di mira. Gli utenti, quelli umani, credono di assistere ad una ondata di collettiva indignazione, ma forse non sarebbe così se i robot non soffiassero sul fuoco. La politica magari reagisce, ma senza poter distinguere cosa pensano veramente i cittadini. Che un post su tre sia un falso è tanto.

Succede solo negli Stati Uniti, in Inghilterra o in Canada? Se pensate che la nostra solida democrazia Svizzera sia vaccinata contro bot e spamouflages, beh, siete degli ottimisti, inguaribili.

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