Evviva la trasparenza
Viviamo un tempo che premia gli spudorati, i complottisti, che elegge il sospetto a filosofia di vita, la fake news come regola comportamentale. Un tempo i «casciaball» erano confinati nei bar di paese e guardati con un certo disprezzo, oggi grazie al megafono dei social si stanno prendendo la rivincita e riescono persino a conquistare la presidenza degli USA.
Qui però parliamo di calcio. E pure lì di teorie complottistiche e di sospetti. Prendiamo l’assegnazione del Pallone d’Oro: sembrava fatta per Vinicius e invece ha vinto Rodri. Grande scandalo, sicuramente l’esito della votazione è stato «aggiustato» dagli organizzatori, dietro France Football che gestisce e ha ideato (nel lontano 1956) l’evento ci sarà stata la lunga mano dei potenti del calcio che per qualche motivo non volevano Vinicius. Forse il brasiliano ha pagato per una questione di razzismo, forse perché porta la maglia del Real Madrid che ha partecipato alla rivolta contro l’Uefa…
France Football gioca però la carta della trasparenza e nella sua ultima edizione pubblica tutti i voti della giuria, composta da un giornalista sportivo per ognuno dei primi 100 paesi del ranking della Fifa, scelto dalla redazione della prestigiosa rivista francese e invitato a stilare la propria personale classifica coi migliori dieci calciatori, premiati all’interno di un panel di 30 precedentemente selezionato dalla rivista. Nel suo commento, il direttore della testata Vincent Garcia afferma che alcuni giurati non hanno gradito la scelta: temevano che questa decisione potesse portare a spiacevoli ritorsioni contro di loro o la loro famiglia!
La pubblicazione di queste classifiche è persino sorprendente: in cinque non hanno inserito Rodri tra i migliori dieci al mondo, contro tre soli per Vinicius, ma lo spagnolo è stato indicato 49 volte come il migliore in assoluto, contro i 35 primi posti del brasiliano, che ha pagato anche una certa dispersione di voti andati ai suoi colleghi madrileni. Personalmente non ho dubbi che la votazione si sia svolta correttamente e che ogni collega chiamato a dare il proprio voto sia stato completamente libero di esprimere la propria volontà. Dunque è davvero sconfortante e inaudito che un club prestigioso come il Real Madrid abbia inscenato quella sciatta protesta, culminata con la diserzione di una premiazione che prevedeva comunque ampi riconoscimenti per alcuni membri del club iberico. Ma anche questo evento è da ascrivere alle mode del momento, stando alle quali il rispetto di un risultato o di una decisione non è un obbligo, ma una semplice opzione. Andando avanti così, anche il significato del termine «sportività» - oggi legato alla lealtà e alla correttezza - in futuro andrà forse corretto nei dizionari, per conformarsi ad un mondo popolato da narcisisti irrispettosi. Detto per inciso: Vinicius sarà anche bravo tecnicamente, ma certi suoi atteggiamenti sopra le righe non gli consentono di diventare esattamente quell’esempio di calciatore da proporre ai giovani. Bene, dunque, che per adesso non abbia vinto.
Voltando pagina, ma sempre in tema di classifica del Pallone d’Oro, siamo andati a spulciare i voti raccolti dal capitano della nostra nazionale Granit Xhaka, che per la prima volta dopo tantissimo tempo (o forse da sempre) rappresentava la Svizzera. Detto che il nostro giurato (Daniel Visentini della Tribune de Genève) non l’ha inserito tra le sue scelte, Xhaka figura 12 volte tra i primi dieci col miglior piazzamento in assoluto nella classifica del giurato tedesco (3° posto) ma anche con l’apprezzamento del giurato italiano (Paolo Condò) che l’ha inserito al 5° posto. Per l’Eire il nostro è 6°; per la Danimarca 7°, per Bahrein, Cile, Cina e Tunisia 8°, per l’Iraq 9°, mentre per Albania, Bulgaria e Scozia è decimo.