Gaffe politiche e barzellette

Raccontare una barzelletta è spesso un azzardo che espone a qualche pericolo. Primo fra tutti quello di fare una figuraccia perché la storiella non viene apprezzata da chi si ritrova ad ascoltarla. Peggio ancora se il pubblico è folto e il giudizio negativo è comune.
E poi c’è chi non ama le barzellette per principio, chi teme di non capirle e ascolta con apprensione, chi magari sta già pensando di raccontare la propria. Per non parlare della delicatezza dei tempi comici e del contesto che deve essere adatto alla bisogna. Insomma raccontare bene una barzelletta, al momento giusto e nel posto giusto, richiede sicurezza in sé stessi, è complicato e forse è anche per questo che sempre meno persone si arrischiano nell’impresa.
Ci ha però provato l’altro giorno a sorpresa Mario Draghi durante la cena dei corrispondenti della stampa estera, quindi in un contesto relativamente leggero e favorevole. A nostro avviso Draghi è stato piuttosto bravo e difatti ha avuto un buon successo, testimoniato da risate sincere e diffuse nell’uditorio, non solo alla fine ma già subito all’inizio e durante la breve performance (33 secondi in tutto, facilmente rintracciabili in rete).
Non la pensa così Giovanni Valentini, peraltro sperimentato giornalista già direttore de «L’Espresso», che su «il Fatto Quotidiano» di giovedì si è indignato sostenendo che «questo (del raccontatore di barzellette; ndr) non è proprio mestiere suo». Peccato che Valentini nel suo scritto abbia riportato malissimo la barzelletta, introdotta da un banale «La sapete l’ultima?» (che Draghi non ha proprio detto) e citando semplicemente «un banchiere di 86 anni», mentre Draghi ha in effetti messo in scena «un banchiere centrale di 86 anni». Del quale una persona in attesa di trapianto ha scelto il cuore, preferendolo, fra i due disponibili, a quello di un giovane 25enne in splendida forma fisica. Motivo? Il cuore del banchiere centrale «non è mai stato usato».
Non apprezzando l’autoironia di Draghi, Valentini, dopo aver parlato di «barzelletta quanto mai inopportuna (…) cinica e addirittura agghiacciante» riferisce di un «Mister Bce» che «il cuore non ce l’ha e non vuole averlo. O quantomeno, non vuole usarlo».
Simile atteggiamento preconcetto è scattato nei confronti di Joe Biden, che recentemente ha confuso la Svezia con la Svizzera. A tal proposito se ne sono sentite di tutti i colori, ma pochi hanno rilevato come il presidente USA sia stato in quell’occasione molto brillante nel rimediare all’ennesima gaffe. Si è infatti corretto immediatamente, giustificandosi con un «Mio Dio, sono così impaziente di espandere la NATO…» (sottinteso: «che ho già inglobato anche la Svizzera»). Raramente abbiamo visto un Biden così in forma e presente a sé stesso, ma chi non lo ama tenderà in ogni caso a enfatizzare ciò che non funziona a scapito di tutto il resto.
Mettiamola così: ben difficilmente ci piacerà la barzelletta o la battuta di qualcuno che ci sta antipatico, men che meno se lo detestiamo. È il caso de «il Fatto Quotidiano» più in generale, che notoriamente sostiene Giuseppe Conte a spada tratta e infierisce quotidianamente su Draghi, e di Valentini in particolare, il quale, oltre ad affermare che la barzelletta «non fa ridere, ancor più perché in bocca a Draghi», ipotizza astrusamente un «suo (di Draghi; ndr) inconsapevole riferimento autobiografico». Il che ovviamente non sta né in cielo né in terra e non può essere che la testimonianza di un atteggiamento pregiudiziale.
Passi per un Draghi «senza cuore», ma un Draghi senza la consapevolezza che il «banchiere centrale» fa parte della sua autobiografia proprio no!