Il commento

HC Lugano dritto dritto contro il muro

Gara-1 con l’Ajoie non sorprende: in pista è scesa la stessa squadra che ha fallito da settembre a fine febbraio – E anche Krupp è sempre più confuso
Flavio Viglezio
16.03.2025 13:15

Chissà con quale spirito ha vissuto la prima sfida dei playout tra Lugano e Ajoie, il nuovo direttore sportivo bianconero Janick Steinmann. Ha sicuramente visto con i suoi occhi l’immenso lavoro che lo attende e quanto in basso sia caduta la squadra che sarà chiamato a risollevare nelle stagioni a venire. Sempre che gliene sia data la possibilità e – soprattutto – sempre che il Lugano riesca a conservare il suo posto in National League. Probabile, ma non scontato. Quello visto all’opera in gara-1 rischierebbe grosso anche contro il Visp, ammesso e non concesso che i vallesani diventino campioni svizzeri della Swiss League. Ai bianconeri conviene portarsi avanti e iniziare a fare un tifo indiavolato per il Basilea. Che non si sa mai.

È ridotto a questo, il Lugano: ad augurarsi di evitare lo spareggio con il Visp. Non è, non può essere solo una stagione andata male da archiviare come un semplice incidente di percorso. È un’agonia senza fine. Certo, la prima sfida non ha mai deciso le sorti di una serie, ma Thürkauf e compagni – se non ci sarà un repentino cambio di marcia e di attitudine – stanno andando dritti dritti contro un muro, a piena velocità. C’è sempre modo e modo di perdere. Vien da chiedersi come abbia preparato i playout nelle due settimane a disposizione, il Lugano. Una formazione incredibilmente fragile dal punto di vista mentale, in balia degli eventi e – primo tempo a parte – messa a lungo sotto dal suo avversario. Una formazione poco disposta ad accettare le battaglie, lo scontro fisico, il sacrificio che una serie di playout impone. Incredibile e surreale, come incredibile e surreale è stata tutta la stagione del Lugano. Forse Luca Fazzini – uno dei pochi, se non l’unico, che ci tiene veramente – farebbe bene a rispiegare ad alcuni suoi compagni le ragioni dei fischi e della contestazione.  

Il pragmatico Greg Ireland ha poi impartito una vera e propria lezione tattica al più esperto e hockeisticamente più «sexy» Uwe Krupp. Il canadese ha mostrato al germanico come si affronta una partita di playout. Anche il coach tedesco – che nelle sue prime settimane alla Cornèr Arena sembrava avere idee chiare e situazione sotto relativo controllo – appare oggi in evidente e crescente confusione. Nelle scelte e nelle dichiarazioni. Dice di non temere la trasferta a Porrentruy, il tecnico tedesco. «Perché a Losanna, a Ginevra e ad Ambrì la squadra si era comportata bene». Dimentica che il Lugano le ha perse tutte, quelle partite. Con momenti di follia che nemmeno in Qualcuno volò sul nido del Cuculo.

C’è chi è rimasto sorpreso, dall’attitudine dei bianconeri e dalla pochezza del gioco offerto sabato sera. Perché sorprendersi? Sul ghiaccio sono scesi gli stessi giocatori che hanno clamorosamente fallito da settembre a marzo, senza che ai piani alti si decidesse di intervenire, in un modo o nell’altro. Davvero si poteva immaginare che nei playout gli stessi giocatori si potessero trasformare in leoni affamati? Quanta ingenuità, quanta approssimazione. Chissà, forse vanno troppo d’accordo: c’è chi sostiene che sia questo, il problema. «Non cade il mondo se per una volta non facciamo i playoff», era stata capace di affermare la presidente Vicky Mantegazza nel giorno dell’esonero di Luca Gianinazzi. Quid, se il Lugano fosse costretto all’onta dello spareggio con il Visp? Quanto è caduto in basso, questo club. Che non può nemmeno più bacchettare i tifosi, accidenti. In gara-1 il pubblico ha risposto molto meglio del previsto, sia a livello numerico che in termini di sostegno alla squadra. Oggi il rischio di distruggere 84 anni di storia è più concreto che mai. È sempre più chiaro, limpido come acqua di fonte: questo club ha bisogno di una rivoluzione per garantirsi un futuro dignitoso. Non solo sul ghiaccio, anzi. Soprattutto fuori dal ghiaccio. Sempre che il Lugano rimanga in Serie A. Probabile, ma non scontato.

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