HC Lugano tra euforia e razionalità

È tornato un po’ di entusiasmo, alla Cornèr Arena. Un entusiasmo che va relativizzato, ovviamente. La serie dei playout tra Lugano e Ajoie sta vivendo più di sussulti legati all’importanza della posta in palio e dell’equilibrio tra le due squadre, che di hockey di qualità. Era francamente impossibile immaginare uno scenario diverso, quando si affrontano la penultima e l’ultima della regular season. In gara-5 il pubblico ha però apprezzato gli sforzi profusi da capitan Thürkauf e compagni, sostenendo a gran voce la formazione di Uwe Krupp. Giusto così, con un Lugano impegnato a salvare la pelle. Lo sport vive di emozioni e di momenti: ci si può appassionare anche di un playout, in fondo. L’importante è che però, a bocce ferme, il tutto venga appunto relativizzato e inserito in un giusto contesto. Ammesso e non concesso - occorre sottolinearlo - che i bianconeri riescano a chiudere a loro favore la sfida con i giurassiani. Il sospiro di sollievo del momento non deve e non può far dimenticare ciò che è stata la stagione bianconera. In altre parole, sarebbe deleterio utilizzare un eventuale successo con l’Ajoie per lodare il carattere della squadra in un momento oggettivamente - lo ammettiamo - complicatissimo. Guai a pensare che i playout possano diventare il punto di partenza dei campionati a venire. E che si liquidi la questione a tarallucci e vino, considerando tutto ciò che è accaduto come un semplice incidente di percorso che - prima o poi - può succedere a tutti. Questo Lugano necessita di profondi cambiamenti a tutti i livelli. Toccherà al nuovo direttore sportivo, Janick Steinmann, tracciare una nuova via.
In fondo il Lugano, al cospetto del comunque generosissimo Ajoie, sta semplicemente facendo il proprio dovere. Da due partite a questa parte, per lo meno, la superiorità della formazione di Krupp appare evidente. I bianconeri sono arrivati a questi playout con la mente riempita di dubbi e paure e non osiamo immaginare cosa sarebbe potuto succedere senza quel minuto di euforia in gara-3. Senza quel gol firmato da Giovanni Morini. Certo, con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma sarebbe pure sbagliato dimenticare che il Lugano si è trovato sull’orlo del precipizio anche contro la formazione di Greg Ireland. Storia di una settimana fa.
E, a dire il vero, non è ancora finita. In un eccesso di ottimismo, una buona fetta del pubblico l’altra sera si è già data appuntamento per il prossimo mese di settembre. Come se gara-6 a Porrentruy fosse una semplice formalità. Un eccesso di ottimismo, si diceva. Con ogni probabilità no, non sarà una formalità. È difficile pensare ad un Ajoie che molli completamente, davanti ai propri tifosi. Faranno di tutto per portare il Lugano alla bella, i giurassiani. Uno scenario che i bianconeri dovranno provare ad evitare con tutte le loro forze: conosce bene i pericoli di una gara-7, il Lugano. L’inerzia della serie è ormai dalla parte del Lugano - anche perché l’impressione è che i leader dell’Ajoie siano ormai a corto di energie -, ma bisogna approfittarne. Il più rapidamente possibile. Sembra comunque avere trovato la quadratura del cerchio, la squadra bianconera. Che in questi playout sta per ora facendo la differenza anche perché ha trovato due certezze in più rispetto al campionato. Con le sue parate Adam Huska ha dato fiducia a tutto il reparto difensivo: è stato bravo Krupp a rispolverare lo slovacco dalla naftalina in cui lo aveva abbandonato Luca Gianinazzi. E finalmente, dopo mesi complicatissimi, sta ritrovando sé stesso Calvin Thürkauf. Sul piano contabile è stato il capitano a decidere le ultime due partite. No, non è ancora il Thürkauf devastante dello scorso anno, ma questo - in teoria - basta e avanza contro l’Ajoie.