I fontanieri ticinesi raccontano l'emergenza: «L'acqua potabile un bene sempre meno scontato»
In base ai dati statistici nel Mendrisiotto cadono mediamente 1500 mm di acqua all’anno per metro quadro. Ci si riferisce a Stabio, che più o meno rispecchia la situazione dell’intera regione. La media rappresenta però un dato «crudo» che non mostra come e in quanto tempo effettivamente l’acqua raggiunge il suolo e, successivamente, si infiltra nel terreno alimentando poi sorgenti e pozzi. Questi ultimi, in gran parte alla base dell’alimentazione dei nostri acquedotti (non consideriamo i laghi che dispongono di ben altre riserve), risentono fortemente delle «bizzarrie» della meteo che sono sempre più la «regola» da qualche anno a questa parte.
La lunga assenza di piogge del 2022 che, fra gennaio e agosto ha visto cadere poco più di 26 cm di acqua a fronte dei quasi 100 cm nel medesimo periodo dell’anno precedente, si è fortemente ripercossa sulle acque sotterranee e, di conseguenza anche sulle fonti idropotabili. Si sa, la memoria è corta e pochi forse si ricordano le file di botti a rimorchio di furgoni e trattori che facevano la spola dal lago alla campagna o dai punti di approvvigionamento a San Martino e Stabio (ad esempio) per bagnare vigne e orti! A settembre 2022 è arrivata finalmente la pioggia e il problema è parso risolto.
Tutte le buone intenzioni si sono disciolte (o meglio) annacquate nelle abbondanti piogge cadute in seguito. Tuttavia non è proprio così: lo scarso innevamento durante due stagioni invernali e le piogge ben sotto la media del 2022 hanno richiesto un paio di anni per consentire agli acquiferi di recuperare la loro capacità «normale» e disporre di una riserva sufficiente per affrontare future crisi analoghe. Quasi a volersi beffare della situazione, le estati degli ultimi anni sono state caratterizzate da brevi ma molto intensi periodi con forti piogge le quali, oltre a scatenare frane e inondazioni, hanno messo a dura prova pozzi e sorgenti. Queste situazioni non sono certamente nuove nella storia climatica del Ticino, ma la società moderna ha necessità ben diverse da quella del passato. L’acqua potabile, in particolare, oltre a essere un bene «scontato», deve rispettare criteri di qualità e quantità sconosciute ai nostri avi.
Tradizionalmente i guardiani delle acque «domestiche» sono i fontanieri, originariamente progettisti di fontane, diventati operai specializzati nell’attuale struttura acquedottistica. La figura del fontaniere, oltre ad essere riconosciuta e apprezzata, richiede una formazione specifica e approfondita. Il suo compito primario consiste nel garantire il buon funzionamento degli acquedotti e qualità e quantità adeguate di acqua ai nostri rubinetti. Gli anni «normali» dal punto di vista della meteo sono anni relativamente tranquilli per questi guardiani, mentre le siccità e le forti piogge mettono sotto pressione fonti idriche e controllori! L’assenza di pioggia impone un uso spartano delle acque potabili, talvolta difficile da far capire a chi, ad esempio, vuole a tutti i costi il giardino verde anche se non piove o l’auto pulita nonostante tutto. Le polemiche sugli autolavaggi chiusi sono forse un lontano ricordo, ma qualcuno lo ha ancora ben presente!
Ben altro problema rappresentano le forti piogge, che si ripercuotono sulle «falde» sotterranee causando il trasporto di materiale in sospensione, contaminazioni organiche o chimiche. Le acque si intorbidiscono fino a diventare non potabili per la presenza di batteri o altro. In questo caso il fontaniere deve intervenire con mezzi adeguati, atti a mitigare il problema. Nei casi più gravi, fortunatamente rari, l’acqua non può più essere usata a scopo domestico.
Non diamo quindi per scontato il semplice atto di aprire il rubinetto di casa e vedere l’acqua chiara e fresca sgorgare, ma rendiamoci conto che dietro a questo automatico gesto ci sono persone che la rendono possibile. Fra questi, appunto, i fontanieri.
Matteo Negri
Presidente Associazione Fontanieri Ticinesi