Il divano orientale

Il bisogno di Dio

Ci sono condizioni dell’esistenza da cui non è possibile levare Dio
Marco Alloni
Marco Alloni
14.02.2025 06:00

Ci sono condizioni dell’esistenza da cui non è possibile levare Dio. Mi riferisco a quelle in cui vivono i due terzi del pianeta, che chiamare di estrema privazione è puro eufemismo. Me ne sono accorto tornando di recente nei quartieri disagiati del Cairo: gente riversa per strada, mendicanti sui marciapiedi, luridi venditori ambulanti, ciechi e invalidi, malati e moribondi. Su queste strade si respira un’aria di disastro, di crollo totale dell’umano. E proprio qui la presenza di Dio sembra farsi incombente e irrinunciabile. A chi appellarsi, infatti, se non a un Essere benevolo in grado di riscattarci dalla disumanità, nell’abisso di questo vivere ai confini dell’indicibile? Visi tumefatti e ammutoliti dalla fame e dal freddo, mani callose, barbe incolte, capelli arruffati: il repertorio della miseria presenta, in questi anfratti dimenticati della terra, il volto di come si riduce l’uomo quando nient’altro oltre a Dio viene in suo soccorso. O quando un sistema economico iniquo, uno Stato inesistente, complice di un mondo di predatori, decidono per l’oblio del cuore e dei dannati della terra (Fanon). Solo la speranza in una vita oltre la morte può allora alleviare le sofferenze di costoro. E di fronte a tale ovvietà, un certo ateismo pago di sé capisce quanto poco abbiano da spartire i suoi argomenti con la verità psicologica a cui sono obbligati questi reietti, che alla fede più autentica non chiedono né più né meno che giustizia. Sì, se gli ateo-devoti (come vengono chiamati i fondamentalisti della miscredenza) si aggirassero di quando in quando da queste parti, avrebbero subito contezza di quanto siano fragili e votati alla sola speranza questi tipi di menti prostrate. Che Dio esista o non esista, a questo punto, è del tutto irrilevante: esiste il suo bisogno e non serve altro. E che tale bisogno susciti o addirittura inventi l’esistenza di un Salvatore – come sosteneva Feuerbach, ritenendo che Dio sarebbe una creazione di Dio e non viceversa – è a sua volta insignificante. Che importa, in effetti, che il mio Dio di ateo non abbia ragione di esistere? Esiste nei cuori affamati di costoro, e tanto basta a renderlo, come diceva qualcuno, l’unica creatura dell’universo che per esserci non ha nemmeno bisogno di esistere.