Il carbone e il presepe di carta

Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
24.12.2012 05:00

di EMANUELE GAGLIARDI  - Un giorno al 25 dicembre. Ultimi acquisti per chi può. Gli scaffali dei grandi magazzini e dei negozi, che traboccavano sino a ieri di decine di articoli con prezzi per tutte le tasche, iniziano a svuotarsi. Per piazzare la «merce di stagione», soprattutto gli addobbi per l?albero di Natale e le statuine (non certamente quelle preziose, magari in legno che vengono offerte per cifre a volte proibitive), casette, alberelli per il presepe e non avere rese, c?è chi non esita ad offrire prodotti a costi ribassati. Eccezion fatta per i cronici ritardatari che entreranno di corsa nelle grandi superficie di vendita, nelle boutique e nelle botteghe cercando quello che ormai non c?è più, chi voleva comprare (o completare) tutto quanto serve per mettersi in casa i segni della ricostruzione tradizionale della nascita di Gesù ha ormai terminato la sua ricerca. Chi ha qualche dubbio vada a fare un giro al di qua e al di là del confine. La storia ormai si ripete da anni. Gli spazi per le statuine e gli addobbi per il presepio si riducono sempre di più. Resistono solo nei mercatini natalizi (in Svizzera e in tutta Europa) meta di presepisti (coloro, tanto per intenderci, che iniziano a pensare al prossimo presepe il giorno dopo l?Epifania). Nonostante ciò la cultura del presepio, della sacra rappresentazione, non è scomparsa. Anzi. Lo conferma fra Martino Dotta, cappuccino, persona che gira parecchio: visita chiese, case private, istituti. E con piacere spiega di aver notato che la tradizione si rinnova, anche grazie a gruppi che lavorano, oltre che alla realizzazione dei presepi, per far conoscere e diffondere questa cultura. Certo, non tutti, una volta realizzato il presepe, lo guardano giorno dopo giorno. Non manca chi, passato il 25 dicembre, rimette tutto nella scatola di cartone e via a godersi la settimana bianca. In questo caso si tratta di coloro che acquistano piccoli presepi completi, dove non c?è spazio per la fantasia ma solo per l?essenziale. Basta e avanza. Questi sono i presepi che vivono un giorno. Sono lontani i tempi in cui il Gesù Bambino poteva essere adagiato nella mangiatoia solo alla Mezzanotte Santa. In alcune case solo dal capofamiglia. Ma torniamo ai bambini. Qualche giorno fa abbiamo visto un papà con in braccio un bimbo ed un altro aggrappato ai suoi pantaloni che staccava una busta con dentro piccoli pastori di plastica da uno scaffale di un supermercato: i due figlioletti gli indicavano altri pastori, sempre di plastica, ma più grandi. «Quest?anno va bene così» ha tagliato corto il genitore. Alcuni presepisti ci hanno raccontato di tenere in casa sempre qualche pastorello da regalare a quei ragazzini (non ancora ingoiati da Internet) che, una volta ammirata la loro opera, si fermano a guardare ed a chiedere con gli occhi un segno di ciò che hanno appena contemplato.La memoria, a questo punto, corre a ritroso ad un Natale nevoso di tanti anni fa e ad un episodio accaduto in una casa di ringhiera dove ci si conosceva (e ci si rispettava) tutti. Al terzo piano (casa senza ascensore, come del resto gran parte delle altre) abitava una vecchia signora, vedova. Per lei il Natale rappresentava una tappa importante e davvero sacra dell?anno. Si faceva accompagnare, intabarrata, dai vicini alla messa di mezzanotte, allestiva sopra il suo camino un bel presepe, realizzato con pastori, pecore, capanne, cammelli e re magi di carta. Si andava a vederlo tutti il giorno di Natale e per guardarlo bene, da vicino, bisognava arrampicarsi su un sedia.Accadde che un anno, una settimana prima di Natale, alla vecchina portarono come sempre le mattonelle di carbone per la stufa. Lei diede le chiavi del solaio agli operai che effettuarono la consegna.La porta del solaio alla fine del lavoro fu chiusa e la chiave riconsegnata. Lei ringraziò come sempre. La Vigilia di Natale, al pomeriggio, la vecchia signora salì nel sottotetto per portare in casa la piccola scatola di cartone con dentro il prezioso presepe. La scatola non c?era più. Chi l?aveva portata via? Non si seppe mai. La notizia, in un baleno, percorse le ringhiere. Tutto il vicinato si recò dalla vecchina, affranta, quasi in lutto, seduta davanti al camino. «E adesso?», mormorava. Qualcuno la rassicurò: «Stia tranquilla, il presepe lo farà anche quest?anno. Vero?» disse a voce alta girandosi verso tutti noi. Quell?anno la vecchia signora realizzò ancora il suo presepio sul camino. Le statuine e tutto il resto non erano di carta ma di gesso, donati a lei dai vicini. Il giorno di Natale eravamo tutti puntuali ad ammirare il presepe. Soprattutto i due bei soldati di gesso che mancavano dal nostro.

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