Il fantacalcio, tra +3, bluff e poche gioie

È iniziato aprile. Le temperature si stanno alzando e i calciatori iniziano a reclamare con vigore una borraccia per dissetarsi, bramandola come se fossero nel deserto. I campionati sono nel vivo, lo sforzo è massimo e piano piano si prova a raccogliere quanto seminato. Dalla Prima alla Quinta è tutto o quasi aperto. Da questo momento i punti valgono doppio. Ma questo discorso non vale solo nella vita reale. Abbiamo già accennato il tema. Il fantacalcio è una presenza costante nella vita di ogni appassionato di calcio. L’asta è un momento che segna, tra goliardia, scoop e bluff colossali. Ogni anno i fantallenatori preparano una lista di giocatori da comprare, ma che poi, a conti fatti, non riusciranno a prendere. È bello trasformarsi in talent scout e cercare di «scovare» il fenomeno di domani. Quando succede - raramente - ti senti onnipotente. Io ho sferrato il colpo (scontato) Ronaldo. CR7, per mia somma gioia, in Champions ha realizzato una tripletta, incantando il mondo intero, ma in campionato non ha mai assaporato quella gioia. Negli scorsi giorni, poi, si è pure infortunato, e mi lascerà a piedi per qualche turno. Per ingaggiarlo mi sono «svenato» e i suoi compagni di squadra non sono all’altezza. Ogni settimana, tramite i social, provo a incitare «i miei ragazzi». Da Zaza, per esempio, mi aspetto qualcosa in più (ha una costanza di insufficienze che nemmeno il sottoscritto se dovesse fare delle verifiche sulla geofisica in cinese). E nemmeno mi risponde, quando lo sprono: maleducato! Rigoni del Parma, invece, è stato da me stuzzicato e ha realizzato una bellissima rete nel turno successivo. Su Instagram ha replicato ai miei commenti. Un signore, al quale ho assegnato di diritto la fascia di capitano e un posto da titolare fisso. Ogni giornata è un’imprecazione unica e diversa. Rigori sbagliati, reti annullate con la VAR, gol subiti da calciatori che in vita loro non avevano mai gonfiato la rete e chi più ne ha più ne metta. C’è, infine, il capitolo giornalisti. Categoria di brutti e cattivi. I «ben informati» a ridosso del match danno le news sulle probabili formazioni. «È il giorno di Gaston Ramirez» titolano con forza. Io schiero l’uruguagio, lui se ne sta bellamente in panchina e perdo, miserabilmente. Per la cronaca, nell’ultimo turno ho giocato con un giocatore in meno, che fa rima con sconfitta garantita. Olè. Oppure, sempre i giornalisti, danno valutazioni, sotto forma di voti, che non stanno né in cielo né in terra. Guardo la partita, sperando in un exploit che non succede mai, e i miei si comportano discretamente. Senza lodi né infamia. Loro, maledetti giornalisti deputati ai voti, bastonano i «miei assistiti» con delle insufficienze pesanti che mi portano, ancora una volta, a perdere miserabilmente. Tra poco, come nel calcio reale, si tireranno le righe. L’ultimo verrà sbeffeggiato, il primo idolatrato. Gli altri? Nel dimenticatoio. Io me la gioco tra la terra di nessuno e i pomodori in faccia. Un altro anno senza gioie. Quando mancano poche partite alla fine del «fanta» dico sempre tra me e me: «È l’ultima volta che lo faccio». Salvo poi cascarci, qualche mese più tardi, come un pollo. Arriverà il mio momento? Mah.