L’editoriale

Il Festival di Maja Hoffmann prende forma

Sette mesi sono trascorsi dalla nomina ufficiale della mecenate basilese alla presidenza del Locarno Film Festival: sarà un evento pieno di sorprese
Paride Pelli
30.04.2024 06:00

Sette mesi sono trascorsi dalla nomina ufficiale di Maja Hoffmann alla presidenza del Locarno Film Festival e la prima edizione sotto la sua guida sta veleggiando verso il mese di agosto, con l’inaugurazione prevista il giorno 7. Sarà un Festival pieno di sorprese: lo si intuisce con chiarezza dall’intervista in esclusiva alla stessa Hoffmann che pubblichiamo in questa edizione, dalle risposte con cui la mecenate basilese esce allo scoperto, va oltre il suo personaggio e mostra finalmente una empatia – possiamo dirlo – inedita, o almeno fin qui poco conosciuta, verso il Ticino e il pubblico ticinese. Un ottimo segnale per tutti. Risposte che mettono a zero i timori, ventilati da qualcuno all’epoca della sua designazione a fine luglio dell’anno scorso, che per la Hoffmann il Locarno Film Festival fosse solo un’ulteriore incombenza all’interno di una agenda già fitta di cariche e ruoli importanti nei board di musei, fondazioni e gallerie a tutte le latitudini del pianeta.

Dall’intervista si evince che la 77. edizione avrà una impostazione già per certi versi sorprendente, ma che sarà ancora in qualche modo esplorativa. Maja Hoffmann racconta di una missione svoltasi a gennaio, insieme alla direzione del Locarno Film Festival, al Sundance Festival. Il Sundance è una kermesse indipendente, a tratti radicale, molto vicina ai talenti emergenti e ai giovani. Già da questa notizia di viaggio si può immaginare a grandi linee che tipo di svolta voglia imprimere al Festival la nuova presidente. Qualche lettore sobbalzerà persino sulla sedia nel leggere la seguente dichiarazione, insolita per il nostro Ticino: «Sono piuttosto favorevole al fatto che un progetto culturale dissesti e sconvolga, perché è ciò che permette l’innovazione e stimola il dibattito».

Ne vedremo dunque delle belle. Ma probabilmente sarà un cambiamento calibrato e graduale, in stile europeo, che farà tesoro anche degli esempi del Festival del cinema di Berlino e della LUMA di Arles. Di quest’ultima, la Hoffmann è fondatrice e presidente, attività cui si aggiunge, come si diceva, la sua presenza nei Consigli di parecchie altre istituzioni culturali. E qui sia apre il capitolo delle virtuose interazioni con altre realtà culturali e cinematografiche e della crescita ulteriore del Festival, non tanto sotto il profilo della raccolta fondi, pur indispensabile, ma del prestigio istituzionale e della capacità di attirare spettatori (lo scopo di tutti i festival del cinema) e attenzione culturale e mediatica, nonché di valorizzare le nuove generazioni di artisti. Maja Hoffmann li chiama proprio così, e non registi o attori. Una scelta lessicale rivelatrice. E come previsto già alla designazione della presidente si stanno già tessendo contatti importanti con realtà globali, che daranno i loro frutti nei prossimi anni.

Infine, una considerazione più manageriale. L’intenzione della presidente di portare avanti una riflessione sull’assetto ideale del Locarno Film Festival, sia a livello di board sia poi a livello di direzione generale, appare evidente dalle sue parole. Il vicepresidente Luigi Pedrazzini e il managing director Raphaël Brunschwig, di base in Ticino e in Svizzera, sono per ora gli interlocutori immediati, ma l’intera intervista trasmette il desiderio della presidente di interagire maggiormente con tutto il team (incluso il direttore artistico Giona Nazzaro che rimane saldo al suo posto, particolare non da poco) e con il territorio ticinese. Sotto questo profilo, i prossimi mesi riveleranno ancor meglio la visione della Hoffmann. Per il momento, non possiamo che prendere atto dell’energia e della creatività con cui è partita la nuova presidente e ribadire la previsione che avevamo fatto su queste colonne: fra cinque o dieci anni il Festival sarà davvero qualcosa di diverso da come lo conosciamo oggi, ça va sans dire.

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