Pensieri dal battellino

Il male minore

Da Donald Trump a Kamala Harris, passando per la sbalorditiva autocombustione del Tribunale penale cantonale, fino ai casi di abuso sessuale nella Chiesa
Bruno Costantini
21.09.2024 06:00

Asia tiene sempre nella cesta della sua bicicletta elettrica rosa lo spray al pepe. Se lo porta anche sul battellino qualora nelle nostre traversate incontrassimo i pirati del Ceresio intenzionati a rubarci il prezioso carico di Barbera fatto col mulo. Adesso però vuole anche lo spray che neutralizzi la stupidità dilagante. La mia amica microinfluencer del lago e content creator è infatti rimasta entusiasta dall’idea lanciata qualche giorno fa nelle lettere al Corriere a commento di alcuni fatti di cronaca. Più che uno spray ci vorrebbe un idrante mondiale per raffreddare i bollenti spiriti che fanno perdere il senso della realtà.

Negli USA Donald Trump, scampato a due tentati assassinii, si è convinto che «Dio mi ha salvato così posso salvare il mondo» e che quindi «Dio vuole che sia presidente degli Stati Uniti». La prossima volta farà un salto gerarchico e annuncerà ciò che già si sospetta: lui è Dio. Ovunque i politici possono facilmente montarsi la testa e trascendere in megalomanie messianiche, facendo un sacco di danni come la Storia insegna, ma autoattribuirsi un’investitura divina con la missione di salvare il mondo è qualcosa di più vicino alla teocrazia che alla democrazia di un Paese liberale. Nessuno sa cosa ne pensi Dio, con tutte le beghe umane alle quali deve porre rimedio forse ha di meglio a cui badare, ma il suo più diretto interlocutore sulla Terra, il Papa, se l’è cavata ecumenicamente bastonando entrambi i contendenti nella corsa alla Casa Bianca, il repubblicano Donald Trump per il suo piano contro gli immigrati e la sfidante democratica Kamala Harris perché favorevole all’aborto, esortando l’elettorato statunitense a scegliere il male minore. Asia continua a tormentarsi su quale sia il male minore, un quesito al ribasso imbarazzante al quale siamo confrontati spesso.

Per esempio: qual è il male minore nell’affrontare la sbalorditiva autocombustione del Tribunale penale cantonale? Mai si erano visti in Ticino dei giudici denunciarsi a vicenda. Bisogna allora abbassare i toni come qualcuno suggerisce, in attesa di chiarire esattamente fatti e circostanze, per non gettare ulteriore discredito sulle persone e sull’istituzione, o è ormai impossibile perché la situazione è palesemente degenerata come sostengono altri? Ha forse ragione chi rimprovera al Governo di non aver saputo prendere in mano sin dall’inizio una «bega di pianerottolo» (cit. Tuto Rossi) che si è poi trasformata in quel pubblico cancan che tutti abbiamo sotto gli occhi, con tanto di nomina di un procuratore grigionese per dirimere la faccenda? Possibile che la convivenza di sole dieci persone (dicasi dieci: cinque giudici e cinque segretarie/i), che è una questione di gestione delle risorse umane e non implica un’ingerenza tra i poteri, sia diventata il maleodorante brodo dove ribolle pericolosamente la sfiducia verso la Giustizia? La mia amica ha cominciato ad arrovellarsi anche su queste domande.

Se ne può buttar lì un’altra: qual è il male minore per gestire i casi di abuso sessuale nel rispetto delle vittime senza che la necessaria cautela si tramuti in colpevole silenzio? Sappiamo che Dio è molto occupato e che tra un po’ dovrà guardarsi le spalle da Trump che vuole fregargli il posto, ma saremmo contenti se con una certa urgenza trovasse il tempo per dare un’occhiata non troppo indulgente anche alla Curia di Lugano e alle sue pecorelle smarrite. L’ora del giudizio deve pur scoccare per tutti. 

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