Il Nano, il pollo e la volpe

di GIANNI RIGHINETTI - Quello di venerdì 22 febbraio allo Speciale elezioni di Piazza del Corriere è stato l?ultimo dibattito preelettorale di Giuliano Bignasca. Un Nano meno tonico del solito ma capace dell?ormai celebre colpo di scena quando sullo schermo scorrevano i titoli di coda: l?idea della mediazione per evitare un massacro post 14 aprile tra Marco Borradori e Giorgio Giudici nella corsa alla poltrona di sindaco. Affermazione che poi, nel weekend si era rimangiato lanciando sul Mattino di domenica Borradori come «il mio sindaco» e mostrandosi poi la sera stessa in Via Monte Boglia tutti sorridenti e felici, come nulla fosse mai accaduto. Tutto e il contrario di tutto. Ricordo il suo arrivo a TeleTicino poco prima delle 20, l?incredibile disponibilità di passare in camerino per il trucco mentre in passato lo aveva sempre evitato e quella mappetta con appunti, tabelle, cifre e articoli di giornale con scritto sopra «Piazza del Corriere, 22 febbraio 2013». Quella sera si è visto un Bignasca stanco, oppresso da una situazione elettorale che non aveva né voluto né cercato ma che si era visto costretto a subire. Lui, il padre padrone, non aveva potuto dire no, si era limitato a dettare le condizioni: la permanenza di Borradori in Governo fino alle elezioni di Lugano. Un segnale di resa? Non proprio. Ma di stanchezza sì. Da conduttore di quella trasmissione mi attendevo uno scontro tra il Nano e uno dei suoi più feroci detrattori in casa socialista, Sergio Roic. Ma già nei minuti trascorsi informalmente con i candidati prima di andare in onda, le mie certezze hanno iniziato a vacillare. Era un Nano sin troppo accondiscendente con le idee politiche degli altri e per nulla intenzionato ad avviare un braccio di ferro sul leghismo e i suoi metodi con Roic. Tra i due solo scambi cordiali e piccole punzecchiature. Bignasca aveva anche definito quella delle comunali di Lugano la sua ultima grossa battaglia. Non sapremo mai se anche in quell?affermazione si celava una precisa tattica elettorale o se era compiutamente sincero. Dall?atteggiamento dell?uomo azzarderei la seconda ipotesi. Ma ora non conta più molto.Quando la domenica mattina ho letto il completo dietrofront del Nano non mi sono stupito più di tanto. Il ritrattare e ribaltare la frittata è un atteggiamento tipico dei politici, a maggior ragione di quelli che possono agire senza rendere conto a vice o apparati burocratici. Bignasca mi ha chiamato il lunedì successivo per sondare un po? il terreno, dopo aver descritto Piazza del Corriere un «pollaio». Si è detto convinto che «ora dobbiamo fare campagna per Borradori». Prima di appendere abbiamo scherzato sul pollaio e gli ho detto che se Piazza era un pollaio lui era un pollo. «E tu saresti il gallo?» ha ribattuto prontamente. Né pollo né gallo, ma solo una volpe della politica. Questo era l?autentico Giuliano Bignasca.