Il pallone senza credito

E quindi? D’ora in avanti, si chiamerà UBS Super League? Nel maremoto che ha colpito la piazza finanziaria svizzera e internazionale, la questione, ci mancherebbe, è secondaria. Ma non per questo va sottovalutata. Già, perché la presenza del Credit Suisse nel calcio rossocrociato è - era? - molto importante. Oltre che spalmata su più livelli. Per dire: l’accordo di sponsorizzazione del massimo campionato elvetico avrebbe dovuto coprire un periodo di quattro stagioni: dal 2021-22 al torneo 2024-25. Va da sé, vien da chiedersi che fine farà la partnership. A maggior ragione tenuto conto degli equilibri finanziari della lega, per i quali i diritti tv non garantiscono un livello di entrate imponente come in altre realtà.
A tremare è pure l’ASF. Proprio quest’anno, la collaborazione tra la nazionale maggiore e il «CS» avrebbe festeggiato i 30 anni di vita. Un’intesa storica, insomma, costruita sulla credibilità delle parti. Quella passata e sorpassata, oramai. Non solo: il Credit Suisse aveva altresì deciso di appiccicare il suo nome alla candidatura della Federcalcio svizzera per ospitare l’Euro femminile del 2025. Il verdetto dell’UEFA cadrà in aprile; quanto accaduto nelle scorse ore potrebbe tuttavia aver anticipato la sentenza.
Vi sono poi abbracci particolari. No, non ci riferiamo a Roger Federer, ambasciatore del marchio e ciò nonostante too big to fail. La Credit Suisse Arena, per esempio, avrebbe finalmente dovuto dare una casa al GC, in zona Hardturm. E poi, certo, c’è il Polo sportivo e degli eventi di Lugano, la cui realizzazione - su mandato della Città - spetta al terzetto composto da HRS, Credit Suisse Anlagestiftung e Credit Suisse Fonds. Acquistando l’istituto, UBS dovrebbe impegnarsi a riprendere i rispettivi «asset» e contratti. Un simile trapasso, fatto di cavilli e priorità tutte da definire, esige però condizionale e prudenza. Evitando il terrorismo mediatico tipico delle forze politiche in campagna elettorale.