Il paradiso piace sempre al cinema

Capita di rado di trovarsi a recensire, nel medesimo tempo, due film molto diversi tra loro dal titolo quasi identico. Questa settimana escono sugli schermi ticinesi Ticket To Paradise, la nuova commedia romantica con George Clooney e Julia Roberts, e la coproduzione svizzera-ceca Lost In Paradise diretta da Fiona Ziegler. La storia del cinema è del resto zeppa di film, più o meno famosi, con nel titolo questa parola magica. Il dizionario «Il Morandini 2022» alla voce «paradiso» elenca un’ottantina di opere dove figura questo termine, perlomeno nella traduzione italiana.
I primi esempi risalgono agli anni Trenta del Novecento. Si comincia nel 1933 con Angeli senza paradiso (titolo originale Leise flehen meine Lieder) del regista austriaco Willi Forst, prototipo del biopic musicale di oggi, dedicato agli sfortunati (e fantasiosi) amori di Franz Schubert. Il termine paradisiaco sembra piacere molto ai titolisti italiani che nel 1936 trasformano la megaproduzione MGM The Great Ziegfeld, ambientato nel mondo del music hall, in Il paradiso delle fanciulle, mentre al 1939 risale il primo capolavoro di questa particolare classificazione: Paradiso perduto, delizioso melodramma diretto dal grande regista francese Abel Gance.
Bisogna però venire ad anni più recenti per reperire i lungometraggi da «giardino dell’Eden» più conosciuti. Negli anni Settanta, il titolo più emblematico è di certo La classe operaia va in paradiso (1972), satira agrodolce sulla condizione dei lavoratori alla catena di montaggio diretta da Elio Petri con Mariangela Melato e Gian Maria Volonté. Nel 1984 Jim Jarmusch debutta con il suo stralunato e minimalista Stranger Than Paradise, mentre nel 1988 Giuseppe Tornatore firma il suo commosso omaggio alla settima arte Nuovo cinema Paradiso. I comici italiani sembrano avere una predilezione per il paradiso: basti pensare a Fantozzi in paradiso (1993) di Neri Parenti, ottavo film della serie con Paolo Villaggio; o a Il paradiso all’improvviso (2003) di e con Leonardo Pieraccioni. Per concludere questa lista (forzatamente incompleta), due opere più serie: Lontano dal paradiso di Todd Haynes (2002) con Julianne Moore e Paradiso amaro (The Descendants) di Alexander Payne (2011) con un George Clooney questa volta a suo agio in un ruolo drammatico.