Il peso crescente del costo del denaro
I corsi delle azioni dipendono in generale dall’andamento dell’economia. Anche i tassi di interesse esercitano un influsso: se salgono, nascono possibilità di investimento più redditizie e di conseguenza i titoli già esistenti diventano meno interessanti e perdono valore. Secondo la logica, il primo fattore (l’andamento dell’economia) dovrebbe essere giudicato più importante del secondo (i tassi di interesse). Tuttavia negli ultimi anni sembra che le parti si siano invertite e che nelle decisioni degli operatori pesi di più il costo del denaro. Così ogni fatto economico viene considerato soprattutto nel profilo delle conseguenze che potrebbe avere sul mercato monetario e dei capitali. Gli occhi sono puntati in particolare sulle banche centrali e si analizza ogni parola dei loro esponenti per cercare di carpire quale sarà la politica futura di questi istituti. Poiché spesso notizie buone per l’attività produttiva si alternano ad altre meno buone e poiché le dichiarazioni dei dirigenti preposti agli istituti di emissione, i cui pareri non sono sempre identici, oscillano a loro volta, gli investitori si trovano di fronte a un quadro mutevole di giorno in giorno e spesso bizzarro. Capita perfino che una notizia negativa per l’economia abbia effetto positivo sui corsi delle azioni poiché – così si argomenta – se l’economia va male le banche centrali, per tentare di sorreggerla, ridurranno i tassi di interesse.
Ci si può domandare quali siano le cause di questi comportamenti spasmodici. Ne indicherei tre. Prima causa. Molti operatori, viziati per lungo tempo da un costo del denaro straordinariamente basso e qualche volta addirittura negativo, si trovano a disagio in una situazione diventata quasi normale, ma per loro, specialmente se giovani, nuova. Seconda causa. Una statistica dell’Institute of International Finance dice che l’indebitamento globale ascende a 315 bilioni di dollari. Il Congressional Budget Office prevede per gli Stati Uniti un disavanzo statale del 5,6% del prodotto interno lordo quest’anno e del 6,1% l’anno prossimo. L’onere per interessi, ora che i tassi sono aumentati, compromette la solvibilità di molte aziende e di alcuni Stati. L’UNCTAD ha informato che, l’anno scorso, i Paesi in via di sviluppo hanno pagato 847 miliardi di dollari per interessi. Di fronte a debiti così enormi, l’evoluzione delle percentuali di interesse può sbilanciare gravemente i conti di aziende ed enti pubblici e pertanto viene osservata con apprensione.
Terza causa. Oggi domina l’idea che sia possibile promuovere una espansione economica sana e durevole mediante un costo del denaro basso. È un punto di vista molto attraente specialmente per certi uomini politici: invece di dover agire per creare condizioni favorevoli all’attività produttiva, ad esempio moderando la fiscalità, rendendo flessibile il mercato del lavoro, riducendo la burocrazia, abbassando l’indebitamento, apprezzando e incoraggiando coloro che si impegnano intensamente nella produzione e consentendo loro di godere i frutti del proprio lavoro (anche con disuguaglianze notevoli nei redditi e nei patrimoni), insomma invece di prendere provvedimenti seri e adeguati, si trova comodo cullarsi nell’illusione di eliminare tutte le difficoltà con il trucco del denaro facile, per il quale bastano semplicissime transazioni o registrazioni contabili presso la banca centrale. Da questa situazione si uscirà soltanto il giorno in cui agli istituti di emissione si chiederà esclusivamente di attuare la stabilità dei prezzi, garantendo loro la massima indipendenza, però solo nell’ambito di questo mandato. Purtroppo si esce dal seminato già a livello di legislazione: nel nostro Paese, la Banca nazionale svizzera (BNS) deve agire tenendo un occhio sulla congiuntura, in America sul mercato del lavoro. Inoltre nel nostro Paese si vuole dalla BNS una politica dei cambi, che solitamente favorisce certe cerchie della popolazione a scapito di altre. Si esigono, sempre dalla BNS, comportamenti in difesa dell’ambiente. L’ultimo gioiello nella collana delle richieste consiste nell’idea avanzata da un eminente banchiere nel senso di attribuire alla BNS il compito di sorvegliare l’attività finanziaria del Paese.