Il commento

Il riarmo dell'Europa

Preoccupa il fatto che l’UE più volte emette importanti proclami, abbondanti di parole, ai quali non seguono fatti
Tito Tettamanti
Tito Tettamanti
28.03.2025 06:00

È il titolo, non molto felice secondo la critica, che la Presidente della Commissione dell’UE, Ursula von der Leyen, ha dato alla sua ultima iniziativa. Non formalizziamoci sulla formulazione e neppure sull’obiezione di chi ritiene che con questa iniziativa la signora von der Leyen ha preso una decisione che è al di fuori dalle sue competenze e neppure di competenza del Parlamento europeo. Ha l’attenuante di una comprensibile angoscia. Dimentichiamo pure la cifra necessaria secondo la proposta, 800 miliardi di euro. Ormai i plurimiliardi non ci spaventano più, anche perché sono sempre e solo miliardi di debiti che accolliamo alle future generazioni (se non falliamo prima). Preoccupa il fatto che l’UE più volte emette importanti proclami, abbondanti di parole, ai quali non seguono fatti. Esemplare la pessima figura con l’affermazione di politiche che dovevano garantire l’eccezionale sviluppo dell’Europa, votate a Lisbona nel 2000, seguite purtroppo da risultati deplorevoli. A proposito del rapporto di Mario Draghi, che ha messo a nudo la preoccupante situazione dell’Europa ricevendo vasti commenti positivi per la parte critica, finora abbiamo udito solo parole. Prima di sparare cifre miliardarie sarebbe opportuno fare qualche riflessione basata su quel buonsenso che i tecnocrati non amano e che non presuppone l’abilità strategica di un Carl von Clausewitz. La prima domanda da porsi riguarda i potenziali nemici, quelli con i quali una guerra può nascere. Ora, siccome non siamo ancora alle guerre stellari, l’unico confinante con il quale possono nascere conflitti armati è la Russia. L’invasione dell’area mediterranea è tutt’altra cosa e passa tramite l’immigrazione islamica. Preoccupante, ma è un altro tema.

A proposito della Russia è apparso chiaro anche nel conflitto con l’Ucraina che non dispone di un esercito particolarmente temibile, tant’è vero che ha dovuto chiedere assistenza ai mercenari ed ai soldati della Corea del nord per battersi al fronte. La vera forza della Russia è – in competizione con quello USA – l’arsenale atomico. Per sconfiggere l’esercito russo non sono necessari 800 miliardi di euro, sono per contro necessari soldati da mandare al fronte e qui iniziano le perplessità. Non bastano le dichiarazioni di Macron che dispone di una modesta potenza nucleare e che dimentica che l’esercito francese dal 1870 via ha perso tutte le guerre. È indubbiamente un successo l’aver creato con la ricostruzione del dopoguerra (e la sconfitta delle dittature) una realtà europea che condivide l’aspirazione di convivenza pacifica tra gli Stati. Quale conseguenza non si vede oggi quale nazione possa mettere a disposizione un numero sufficiente di volontari per una vera guerra. Pur augurandoci una convivenza pacifica, la forza maggiore per garantire i confini con la Russia la troviamo nei Paesi che confinano con la stessa ed hanno una storia secolare di confronti e scontri, sono il confine tra due civiltà: quella europea con le note radici arricchite dall’illuminismo, dove la democrazia liberale ha sconfitto gli assolutismi, e quella russo-slavo-ortodossa, con altre radici e che non ha mai conosciuto la società civile. Sarebbe opportuno finanziare generosamente una cintura di sicurezza costituita da Paesi confinanti che, sensibili alla delicatezza dei rapporti, hanno spontaneamente già aumentato il loro budget di spese militari. In testa la Polonia che ha un esercito di tutto rispetto, le repubbliche baltiche, la Finlandia, la Svezia, possibilmente la Norvegia. Tutti Stati che non hanno atteso la proposta della signora von der Leyen per aumentare la parte di bilancio destinata alla difesa che si avvicina al 5%. Invece di discutere a vuoto su centinaia di miliardi che non esistono e credere di impressionare con i tanti zeri, vediamo di tassarci per finanziare la cintura al confine, là dove la gente sa che deve battersi ed è pronta a farlo perché il peggio l’ha già vissuto nel passato e ne ha ancora ricordi in famiglia. Oltre a ciò dobbiamo prendere atto, indipendentemente dalle bizze di Trump, che gli USA con la NATO ci stanno proteggendo da metà dello scorso secolo non facendosi adeguatamente indennizzare per l’impegno. Vediamo di avere la decenza di non pretendere che gli USA ci proteggano a spese loro. Oggi non hanno neppure le motivazioni del passato. Non abbiamo bisogno di spendere 800 miliardi che non abbiamo, di creare ulteriori burocratiche strutture per i litigi di generali dal diverso orgoglio nazionale. Vediamo di finanziare (con meno soldi meglio spesi) lo sforzo della cintura di protezione dei Paesi in prima linea, confinanti ed esperti di convivenza con la Russia, tenendo in vita con i dovuti contributi una NATO che ha la deterrenza atomica. È nota la descrizione dell’Europa della Cancelliera Merkel «5% degli abitanti, 25% dell’economia, 50% della socialità del mondo», una realtà che non possiamo pretendere di finanziare con i sacrifici e i soldi degli altri e mette in evidenza lo squilibrio di un’Europa che fa fatica a produrre per mantenere il livello di vita.