Qatar 2022

Il semaforo mondiale è infine verde

La mancata semifinale tra Brasile e Argentina, la grandezza di Luka Modric, Francia-Inghilterra e CR7 che imbocca il viale del tramonto
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Massimo Solari
10.12.2022 06:00

I semafori di Doha sono la metafora del Mondiale in corso. Una volta comparso il rosso, mentre ci si sposta per le vie trafficate della città, è possibile restare fermi anche per tre minuti. Una sensazione strana. Di attesa perenne. Prima la speranza, poi lo sconforto. E non si parte mai. Ecco: la percezione del torneo, mentre all’orizzonte s’intravede già lo striscione dell’ultimo chilometro, è stata un po’ questa. A maggior ragione considerate le lenti rossocrociate. Il cuore – non sempre affidabile - suggeriva che, sì, all’ora X i rossocrociati avrebbero spiccato il volo. Una volta per tutte. La realtà – non manovrabile con i sentimenti – ha invece riservato alla Svizzera la più brutale delle uscite di scena. L’ambiente trattenuto non ha aiutato. Non sta aiutando. Di nuovo, è come se gli invitati aspettassero lo scoccare esatto della mezzanotte per scambiarsi gli auguri e aprire la bottiglia buona. Per fortuna argentini e marocchini hanno lasciato l’orologio a casa. Passione, fede e orgoglio – in questi casi - non conoscono limiti. Loro hanno già vinto. I profeti Messi e Ziyech non ancora. Nel frattempo i secondi passano e le migliori annate, oramai, sono tutte sul tavolo. Poco importa il contorno. La mancata semifinale tra Brasile e Argentina è stato un brutto colpo. Ma la grandezza di Luka Modric? Immensa. Oggi poi ci sono Francia-Inghilterra e – chissà – Cristiano Ronaldo che imbocca definitivamente il viale del tramonto. È la storia del calcio che si compie davanti ai nostri occhi. È bellezza allo stato puro. Più potente delle polemiche e delle contraddizioni che continuano a segnare la competizione. «Condoglianze alla famiglia, il dolore dev’essere immenso; la mia priorità però è il quarto di finale» ha affermato ieri il ct dei Bleus Didier Deschamps, interpellato da un giornalista sulla morte di un migrante che lavorava al campo base dell’Arabia Saudita. «Ponendo la domanda conoscete già la risposta: siamo sportivi alle prese con un evento sportivo, anche se questo non significa essere insensibili o schivare la questione. Una cosa non esclude l’altra». Già. E finalmente - con due quarti di finale pazzeschi - è verde. Si parte.

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