Il tempismo perfetto di Gianni
Ha sfoderato l’all-in, Gianni Infantino. Con audacia e per certi versi coerenza. 57 minuti di offensiva, o meglio controffensiva di fronte alle critiche che oramai da mesi piovono da ogni dove su Qatar 2022, al via domenica pomeriggio. Sì, al National Convention Center di Doha è sembrato di assistere all’arringa di un avvocato difensore. Poco importa se la sentenza di colpevolezza sia stata pubblicata all’albo con largo anticipo. «Oggi mi sento qatariota, oggi mi sento arabo, oggi mi sento africano, oggi mi sento gay, oggi mi sento disabile, oggi mi sento lavoratore migrante» ha dichiarato il presidente della FIFA: «Se l’Europa avesse davvero a cuore il destino di questi giovani, potrebbe fare come il Qatar, creare dei canali legali, grazie ai quali almeno un certo numero, una percentuale di questi lavoratori potrebbe arrivare nel Vecchio Continente. Mi chiedo perché nessuno riconosca i progressi fatti dal 2016». E il clamoroso dietrofront sull’alcol negli stadi? Un atto di sottomissione alla famiglia reale? «Credo si possa sopravvivere tre ore al giorno senza birra. Le stesse regole valgono in Francia, Spagna, Portogallo e Scozia». Il vallesano ha quindi ribadito l’apertura alla comunità LGBTQ+: «Se qualcuno dice il contrario, non è l’opinione del Paese, e non è l’opinione della nostra organizzazione». Il tutto, per altro, a pochi minuti dal coming out del capo ufficio stampa: «So di essere un privilegiato, ma sono gay e sono qui in Qatar». L’annuncio a sorpresa (eh...) di Bryan Swanson è comunque arrivato quando l’uomo forte della FIFA aveva perso definitivamente la mano. A far brontolare la sala era infatti stato il dito puntato contro l’«ipocrisia» dell’Occidente. «Penso che per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni prima di iniziare a dare lezioni morali alle persone». Urca. L’ennesimo inciampo comunicativo, proprio così. Che per quanto non privo di fondamento ha fatto il paio con il ruolo di vittima giocato da Gianni. Capelli rossi, lentiggini, figlio di immigrati italiani in Svizzera e perciò bullizzato da ragazzo. Già. Peccato che il coraggio da leone mostrato oggi abbia invece seguito di poche ore l’annuncio circa l’assenza di concorrenti per il rinnovo della presidenza FIFA. Troppo facile, amico.