Il Ticino e la bicicletta militare

di GIANNI RIGHINETTI - Nessun compromesso e nessuna correzione della rotta. Per il PLR ticinese Ignazio Cassis è colui che ha le chance maggiori di successo nella scalata al Consiglio federale: sarà pertanto lui, e soltanto lui, il candidato ufficiale che si punta ad inserire nel ticket che il partito nazionale ufficializzerà il prossimo 1. settembre. Della serie: o la va o la spacca. Oggi va riconosciuto che ciascuna delle due strategie pone vantaggi e limiti, perdere ulteriore tempo nel disquisire sulle due prospettive non ha però particolare senso. Una risposta univoca (forse) non l'avremo mai neppure sul reale motivo che ha convinto il vertice nel proporre un solo nome, pur disponendo potenzialmente di due altri profili da affiancare a Cassis, quello del consigliere di Stato Christian Vitta e dell'ex direttrice del DFE Laura Sadis. Loro due a Lattecaldo erano presenti e, immediatamente hanno sgombrato il campo da potenziali equivoci o strumentalizzazioni. Vitta e Sadis si sono chiamati definitivamente fuori dai giochi ufficiali, riconoscendo che è Cassis l'uomo sul quale fare pieno affidamento. Si è trattata di una profonda dimostrazione di lealtà nei confronti di colui che si è conquistato la pettorina con il numero uno e anche verso il presidente Bixio Caprara. Quest'ultimo, alla prima vera prova dalla sua elezione ha mostrato sicurezza e convinzione nelle mosse da fare. Il che non significa infallibilità. Caprara si è detto cosciente di non poter regalare la certezza del successo, ma si è detto pronto a lavorare per raggiungere ciò che, mantenendo ben franchi i piedi al suolo, è ancora un sogno. Il 20 settembre potrà avverarsi come pure infrangersi di fronte ad altre (e oggi imponderabili) scelte che prenderà l'Assemblea federale. Caprara un punto a suo vantaggio lo ha già ottenuto: la sua linea non è stata sconfessata, una prospettiva, quest'ultima, che sarebbe stata disastrosa a livello di leadership interna. Ora non resta che attendere qualche giorno per vedere come si muoverà il PLR in Romandia, regione nella quale il partito non ha alcuna intenzione di perdere un posto in Consiglio federale, anche se questo andrebbe ai latini del sud delle Alpi. C'è da scommettere che coloro che Caprara ha ancora descritto come «gli amici romandi» non regaleranno nulla al Ticino e occorrerà battersi per quella poltrona che manca alla Svizzera italiana dal 1999, quando uscì di scena Flavio Cotti. Da allora il Ticino è stato maestro nell'incapacità di fare quadrato oltre gli steccati partitici, a volte mettendo in atto vere e proprie rappresaglie, altre volte dando prova di indifferenza. Da una parte è vero che i partiti cantonali contano poco o nulla in queste dinamiche, ma è anche vero che la litigiosità è sempre servita oltre San Gottardo per cavalcare quel sentimento anti-ticinese del quale puntualmente ci lamentiamo. Una prova importante sarà chiamata a darla la deputazione ticinese alle camere federali, mai compatta nei confronti di candidature nostrane nel recente passato. Il nome di Cassis riuscirà a sfatare il mito che porta i ticinesi ad essere i primi scettici di fronte a una candidatura ticinese? Sulla carta il ribaltamento di paradigma è possibile, nella realtà poco verosimile perché la tattica in prospettiva vale più di un successo a settembre a Berna. Detto in parole nude e crude: tra un anno sarà già scattata la campagna in vista delle elezioni cantonali del 2019. Chi ha interesse nel far vincere il PLR rilanciando così la sua azione? Nessuno, tranne gli stessi liberali radicali. Ma tornare a Berna dovrebbe rispondere a logiche istituzionali e non da strapaese. Il Ticino, va detto e ribadito, è molto importante per la Svizzera. È la porta a sud della Confederazione e confina con la Lombardia, fungendo da filtro e catalizzatore di quei fenomeni poco svizzeri che lì sono una realtà. Il Ticino è un laboratorio socio-economico di fenomeni che noi viviamo e, prima o poi, diventano nazionali varcando le Alpi. Avere un uomo di cultura svizzera italiana è a vantaggio dell'intera Svizzera e del Consiglio federale. Non si tratta solo di parlare l'italiano, ma è qualcosa di più. Ad alimentare la polemica sull'asse Ticino-Berna ha contribuito anche un'intervista rilasciata dalla presidente della Confederazione Doris Leuthard, che pur rispettando la scelta che competerà all'Assemblea federale, vede pochi vantaggi per il Ticino dall'elezione di un suo esponente in un Governo chiamato a fare gli interessi della Svizzera intera, chiosando così: «Anche con Flavio Cotti in Governo, il Ticino si sentiva lontano da Berna». Razionalmente la sua dichiarazione non è lontana dalla realtà, rimanendo però infelice dato il suo ruolo. E, soprattutto, Leuthard ha dimenticato di dire l'essenziale: oggi è nell'interesse della Svizzera eleggere un esponente ticinese. La strada rimane in salita e a rendere l'idea delle difficoltà da oggi alla mattina del 20 settembre è stato Vitta, affermando che Cassis correrà con la bicicletta militare. La stessa con la quale il compianto Giuseppe Buffi vinse una competizione elettorale avendo tutti contro.
Quella descritta è l'essenziale cronaca di una torrida mattinata senza storia in quel di Lattecaldo, luogo scelto dal partito per festeggiare il 1. Agosto e definire la strategia in vista di un obiettivo chiaro, il ritorno di un esponente della Svizzera italiana in Consiglio federale. È stata una giornata contraddistinta dai sorrisi e senza quei musi lunghi che in un'altra era avrebbero fatto da cornice a scelte tanto profilate. Ad uscire vincente è stato Cassis, che ora si potrà concentrare sulle complesse logiche di palazzo che una tale sfida comporta, senza dover essere costretto a gestire la corsa con qualcuno al suo fianco. Ma non avere un secondo ticinese per tirare la volata (magari in vista di un ritiro tattico) potrebbe essere anche uno svantaggio. La corsa a uno o più candidati è stato uno dei temi più controversi nelle scorse settimane di dibattito in casa PLR e sull'asse Ticino-Berna.