Il troppo è nemico del bene

Moreno Bernasconi
02.10.2013 05:30

di MORENO BERNASCONI -  Sul foglio ufficiale del Canton Lucerna è apparso nei giorni scorsi il testo di un?iniziativa che propugna l?insegnamento di una sola lingua straniera nella scuola elementare. Attualmente vi si insegna l?inglese dalla terza primaria e il francese dalla quinta. L?iniziativa non dice quale dovrebbe essere la sola lingua straniera da insegnare alle elementari, ma è evidente che si tratterà dell?inglese e non del francese. L?iniziativa gode di un vasto sostegno politico (rappresentanti di tutti i principali partiti) e di quello degli ambienti economici. La novità, però, sta altrove. A sostenere ufficialmente l?iniziativa c?è anche l?Associazione cantonale dei docenti, che non vuole limitarsi a promuovere questa misura su scala cantonale ma intende fare pressione sull?Associazione mantello degli insegnanti svizzeri e di conseguenza sulla Conferenza dei direttori della pubblica educazione, principale artefice del modello 3/5 per l?insegnamento della Lingua 2 alle elementari, sancito dal Concordato Harmo?s. A Lucerna, i promotori della nuova iniziativa (e l?Associazione degli insegnanti) fanno notare che la seconda lingua straniera in quinta sovraccarica i bambini e ne riduce il rendimento in altre materie come la matematica e la lingua materna.
Se a Lucerna si usa il fioretto, a Nidvaldo si impugna direttamente il morgenstern. L?obiettivo – indicato a chiare lettere da un postulato UDC che piace a molti – è quello di sopprimere tout court l?insegnamento precoce del francese. La risposta del Governo nidvaldese è ancora più illuminante di un trend che ormai ha il vento in poppa. IlConsiglio di Stato ricorda anzitutto che il postulato si fonda sulla «crescente opposizione al modello 3/5 che vuole introdurre l?inglese dalla terza elementare e il francese dalla quinta». I postulanti «contrariamente al presidente dell?Associazione svizzera degli insegnanti Beat Zemp, ritengono che occorra proporre l?inglese come lingua straniera. L?inglese è infatti più facile da imparare di una lingua romanza per dei tedescofoni». Conclusione dei proponenti? «Visto che il Canton Nidvaldo non ha aderito al Concordato Harmo?s proposto dalla Conferenza dei direttori cantonali della pubblica istruzione, non c?è nessun obbligo di mantenere l?insegnamento di una seconda lingua straniera alle elementari". Il contesto descritto dal Consiglio di Stato nidvaldese nella sua presa di posizione illustra bene la levata di scudi contro l?insegnamento precoce del francese di molti Cantoni svizzero-tedeschi: «Le associazioni delle scuole secondarie dei Cantoni Svitto, San Gallo, Glarona, Appenzello interno, Zurigo e Turgovia hanno proposto di bandire (sic) completamente il francese dalle scuole elementari. A livello politico nel Canton Turgovia è pendente una mozione che vuole eliminare il francese precoce. Nel Cantone di Obvaldo nel novembre 2012 il Gran Consiglio ha respinto di stretta misura la soppressione dell?insegnamento del francese nelle scuole primarie». Fin qui il dibattito in Cantoni monolingui. Se diamo tuttavia uno sguardo al Cantone dei Grigioni – trilingue per geografia e storia –, le cose non vanno molto meglio: nel mese di maggio è stata lanciata un?iniziativa cantonale simile che chiede l?insegnamento di una sola lingua straniera a livello primario. E gli appoggi di cui gode sono crescenti.
Questa reazione a catena contro l?insegnamento di una lingua nazionale come il francese alla scuola elementare è purtroppo la dimostrazione del fallimento del modello architettato dalla Conferenza dei direttori della pubblica istruzione (CDIP) sancita – per quanto attiene all?insegnamento delle lingue – dal concordato Harmo?s. Quello che la CDIP credeva fosse il grande compromesso fra fautori e oppositori dell?insegnamento precoce dell?inglese si sta rivelando un pasticciaccio che non soddisfa nessuno. La CDIP ha stabilito che occorre insegnare due lingue oltre alla lingua madre, una a partire dalla terza elementare e la seconda a partire dalla quinta, lasciando facoltà ai Cantoni di decidere con quale iniziare, con una lingua nazionale oppure con l?inglese.
Alla prova dei fatti, questa soluzione non funziona. E i fatti sono testardi. Insegnare in cinque anni ai piccoli svizzero-tedeschi (che vivono in un contesto in cui la lingua d?uso a tutti i livelli è lo Schwytzerdütch) dapprima il tedesco, poi l?inglese e poi il francese o viceversa (prima il francese e poi l?inglese) risulta semplicemente velleitario. Pur con tutta la buona volontà – a meno di non essere dei genietti – il rischio della Babele linguistica e di un sovraccarico che si ripercuote negativamente sulle altre materie è reale. Ad andarci di mezzo per i piccoli svizzero tedeschi sono due cose estremamente importanti: la lingua madre (che dovrebbe essere il tedesco) e il piacere di imparare nuove lingue. La prima è semplicemente basilare. Il secondo è premessa necessaria per guardare al diverso con curiosità e per far tesoro delle scoperte: per dirla coi latini, i migliori risultati si ottengono se si applica il principio del «docere delectando» (insegnare dilettando). C?è da scommettere che buona parte di chi è stato costretto a studiare il francese per forza in mezzo a un guazzabuglio di lingue, a costo di sforzi sovrumani e a volte con insegnanti elementari anch?essi poco avvezzi alla lingua di Molière, appena potrà disfarsene lo farà. E per sempre.
È vero che il compito della Conferenza dei direttori della pubblica istruzione non era facile. Zurigo in primis e diversi Cantoni svizzero tedeschi hanno fatto una fuga in avanti già diversi anni fa, privilegiando unilateralmente l?inglese precoce e non avrebbero mai accettato di rimettere in discussione la loro scelta a favore dell?insegnamento di una (sola) lingua nazionale (come fa il Ticino). Alla CDIP non è rimasto che inventare una soluzione che permettesse di salvare la capra e i cavoli, salvaguardando l?insegnamento sia delle lingue nazionali, sia dell?inglese. Ma il troppo – a volte – è nemico del bene. E non sempre il compromesso elvetico dà i frutti migliori. Dubito che il modello 3/5 alle elementari favorisca davvero il plurilinguismo presso i giovani svizzeri. Alla fine, la soluzione rischia di produrre l?effetto contrario.