Imbroglioni, pericolosi, mai sazi

Quando si rientra dalle vacanze si ha sempre un bagaglio in più: quello dei ricordi, dei bei momenti passati con i familiari, gli amici, anche quelli nuovi, incontrati in spiaggia, in albergo. Momenti felici da raccontare una volta a casa a chi ci sta vicino e ci domanda notizie delle nostre ferie. Il tutto accompagnato da immagini scattate con la macchina fotografica o il cellulare. Qualche giorno fa abbiamo sentito un amico che era passato a casa nostra per farci visita al rientro dopo un paio di settimane trascorse in Toscana. Ci ha rintracciati sul cellulare perché non eravamo in zona. Non lo abbiamo lasciato parlare troppo e gli abbiamo chiesto: «Come sono andate le ferie?». «Eravamo passati da voi appunto per raccontarvelo», ha risposto. «Tutto bene sino a quando...». E a questo punto ha cominciato a narrare la sua disavventura con un tono di voce mutato. Era rimasto vittima di una truffa con lo specchietto, utilizzata da anni da bande di malviventi pronti a lucrare sulla buona fede di alcuni automobilisti, indotti a pagare denaro per riparare un danno all’auto del malvivente, anche se il fatto non è mai avvenuto. L’amico, che purtroppo non era al corrente di questo tipo di truffa, ha vissuto in prima persona quanto accade ai malcapitati presi di mira da questi truffatori. «Sai, ho sentito davvero un colpo secco, pareva si fosse rotto qualcosa e poi un’auto che ci inseguiva, facendoci segno di fermarci». La sceneggiata è continuata quando i delinquenti, una volta scesi dall’auto, hanno mostrato alla vittima dell’imbroglio lo specchietto danneggiato (da sempre), esibito a chissà quante altre vittime. Poi la richiesta di denaro senza coinvolgere assicurazioni o polizia: 200 euro, una somma quasi fissa. La vittima del raggiro ha messo mano al portafogli e ha consegnato i soldi. Noi gli abbiamo detto: «Ma non hai mai letto o sentito parlare della truffa dello specchietto?». «No, lo ammetto, solo più tardi quando siamo andati sul computer io e la moglie abbiamo visto. Sai, sul momento è andata così. Dovevi essere lì. Tutto così in fretta. Adesso so cosa dicono gli esperti: restare chiusi in auto, non fermarsi, non accostare, chiamare la polizia o i carabinieri. Ma in quei momenti, sai, c’è il rischio che la situazione possa all’improvviso degenerare. Una brutta esperienza». Abbiamo cercato qualche frase di circostanza. «Ma sai la cosa che mi ha fatto più male qual è stata?» ha aggiunto. «Una volta consegnati i soldi quell’individuo si è messo a contarli e poi si è girato, arrabbiato, verso di me dicendo che non erano 200 ma solo 120 e me li ha mostrati. Non so come abbia fatto ma non era vero. Mi dava dell’imbroglione. Ma io gli avevo consegnato 200 euro. Così ho dovuto dargliene altri 80». Abbiamo ripensato a quei momenti vissuti dall’amico e dalla consorte. Cosa faremmo in un caso simile? A Como, pochi giorni fa, tre ragazze ticinesi che rientravano dal mare han saputo cosa fare.