Il commento

Inflazione, potere d'acquisto e salari

In quasi tutto il mondo l’inflazione si è ridotta sensibilmente, grazie in special modo al prezzo del petrolio, ma nonostante questa favorevole evoluzione è bene non perdere di vista alcuni aspetti del fenomeno
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
08.10.2024 06:00

In quasi tutto il mondo l’inflazione si è ridotta sensibilmente, grazie in special modo al prezzo del petrolio, ma nonostante questa favorevole evoluzione è bene non perdere di vista alcuni aspetti del fenomeno.

Le banche centrali hanno stabilito arbitrariamente, senza aver effettuato studi convincenti, che gli indici dei prezzi al consumo sopravvalutano il rincaro di circa il 2%, per cui un loro aumento in tale misura equivale a stabilità. Adducono l’argomento che le statistiche non tengono conto dei miglioramenti qualitativi. Allora però bisognerebbe considerare anche i peggioramenti qualitativi, che sono notevoli, specialmente nel campo dei servizi. Inoltre si dovrebbe perfezionare gli indici, per esempio in Svizzera includendo nel calcolo, almeno in parte, i premi dell’assicurazione malattie.

Ammesso e non concesso che gli indici sopravvalutano davvero l’inflazione ogni indicizzazione porta a risultati assurdi. Per esempio l’indicizzazione dei salari non costituisce un semplice adeguamento al costo della vita, ma causa un aumento reale. Pensiamo anche a che cosa accade con le obbligazioni indicizzate.

Non dico molte parole sull’ingiustizia consistente nel tassare la parte di un reddito che costituisce soltanto una compensazione dell’inflazione perché ne ho già parlato diverse volte su questo gior-nale. Segnalo invece una asimmetria che espongo nei termini seguenti. Quando c’è rincaro sorgono subito voci che chiedono aumenti salariali per «salvaguardare il potere di acquisto». Ora, poiché l’inflazione deriva da una eccedenza della domanda sull’offerta, ogni provvedimento che impedisce una riduzione della domanda prolunga l’inflazione. Se la protezione dall’inflazione copre solo una fascia della popolazione, delle due l’una, o il resto della popolazione soffre di più o l’inflazione continua di buona lena. In questo genere di cose più si restringe l’area di sofferenza, più soffre chi ne resta dentro.

Ammesso e non concesso che i salari debbano essere adeguati non si capisce perché altrettanto non debba avvenire per i risparmi. Per esigenze di giustizia si dovrebbe pagare ai risparmiatori importi pari alla perdita di potere d’acquisto dei risparmi. Debitrice dovrebbe essere la banca centrale. Infatti su questa incombe il compito di mantenere la stabilità dei prezzi e se ciò non avviene ne deve portare la responsabilità e indennizzare i danneggiati. Veramente la funzione di compensare i risparmiatori dovrebbe essere svolta dai tassi di interesse ma solitamente questi vengono tenuti così bassi che non bastano.

Apro una parentesi per dire che un aumento dell’imposta sul valore aggiunto, verso cui ci si orienta per finanziare la tredicesima AVS, significa anche svalutazione del risparmio: chi spende subito il suo reddito ottiene una certa quantità di beni e servizi, chi risparmia ne potrà comperare, dopo l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto, meno. Ancora una volta gli interessi dovrebbero bilanciare un poco il conto, ma spesso sono nulli o negativi in termini reali.

Passo a un altro tema. Oggi si teme esageratamente la deflazione poiché viene considerata una causa di recessione. La gente - si dice - compera poco sperando di comperare più tardi a prezzi inferiori. Di conseguenza l’economia si restringe. Ma penso che nessuno ritarderà l’acquisto di un’automobile o di un elettrodomestico se spera, un anno dopo, di pagarlo l’1% in meno. Solo una deflazione assai più consistente costituisce un rischio per la congiuntura. D’altra parte l’inflazione, alla quale molti guardano con occhio indulgente, può portare a risultati peggiori: gonfia artificialmente l’apparato produttivo per cui un giorno bisognerà provvedere a un ridimensionamento con danni superiori ai benefici presunti dell’espansione precedente.

Sempre a proposito di risparmio non si dimentichi che la socialità dipende da leggi non sempre perfette e viene attuata da una burocrazia che può commettere errori; invece il risparmio individuale permette di rendersi indipendenti da queste insufficienze e costituisce pertanto un fattore importante di indipendenza e libertà.