Il commento

La battaglia sul futuro del dollaro

Il vero scopo di Donald Trump, alla presidenza degli Stati Uniti, è difendere il primato americano
Alfonso Tuor
26.02.2025 06:00

L’accelerazione delle trattative tra Mosca e Washington, che dovrebbero presto portare alla fine della guerra in Ucraina, ha provocato forti «mal di testa» (soprattutto in Europa) e ha sollevato interrogativi di ogni tipo sulla strategia di politica estera dell’Amministrazione Trump. Eppure se si fossero lette le numerose dichiarazioni dei massimi esponenti americani, sarebbe stato facile individuare le preoccupazioni che assillano la Casa Bianca e quindi gli obiettivi che si è posta l’amministrazione. Il vero scopo di Donald Trump è difendere il primato americano. La superiorità militare non basta a garantire gli Stati Uniti, poiché non può essere utilizzata per dissuadere le due altre potenze nucleari (Russia e Cina) dato che porterebbe alla fine dell’umanità. Il tallone d’Achille è invece il dollaro, che continua a garantire il primato economico e finanziario degli Stati Uniti. Il biglietto verde non è per il momento in discussione, ma la sua forza e soprattutto la sua solidità sono state fortemente incrinate negli ultimi anni. I motivi sono numerosi: i continui e forti aumenti del disavanzo pubblico e di quello commerciale richiedono l’afflusso di capitali dall’estero e la continua stampa di dollari da parte della banca centrale americana rendono meno solido il dollaro, l’uso di sanzioni dirette e secondarie contro mezzo mondo hanno fatto scoprire a molti Paesi il metodo per aggirare il dollaro e lo sviluppo dei Brics (l’associazione il cui perno è la Cina e a cui stanno aderendo un numero crescente di Paesi del Sud Globale) sta creando un polo di grandi dimensioni economiche che sta elaborando un sistema monetario internazionale alternativo al dollaro. Non può sorprendere quindi che nelle prime cinque settimane alla Casa Bianca Donald Trump abbia più volte minacciato di dazi del 100% i Paesi che volessero «attaccare» il dollaro a conferma di una reale preoccupazione. Non sorprende che siano state anche ventilate non solo dal ministro del Commercio Howard Lutnick ipotesi di una maggiore «dollarizzazione» del mondo attraverso lo sviluppo delle «stablecoins», ossia di fondi di monete digitali legate al dollaro, ciò che moltiplicherebbe i dollari virtuali in circolazione alleggerendo il lavoro di farne stampare sempre di più dalla Federal Reserve.

Di fronte a questi pericoli non sorprende che Donald Trump voglia chiudere la guerra in Ucraina il più presto possibile, indipendentemente dalle proteste ucraine e dai piagnistei europei. L’obiettivo non è dividere la Russia dalla Cina, come fecero Nixon e Kissinger nel 1972, ma di creare le basi di discussione con Pechino grazie all’aiuto di Mosca per ricostruire un ordine internazionale e soprattutto un nuovo sistema monetario e finanziario mondiale. Insomma, trovare una nuova forma di coesistenza. Questa è la vera partita che Trump ha aperto e che sta seguendo, come conferma la decisione di abbandonare la politica di Biden volta a sconfiggere la Russia per isolare Pechino e come conferma il gesto di buona volontà di imporre dazi minimi contro la Cina.

Si tratta di una partita molto difficile, il cui esito potrebbe essere fallimentare, ma che forse è l’unica via per evitare guai che potrebbero mettere in gioco l’intera umanità.